Verso il voto

La cultura resta ai margini dell’agenda elettorale, fatto salvo il programma del PD

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Sconfortante esito della ricerca della parola “cultura” nei programmi elettorali per il 25 settembre, assente quasi ovunque, tranne qualche caso, vediamo quale.

Mancano soltanto 10 giorni alle elezioni di domenica 25 settembre 2022, e si osserva come il tema “cultura” (così come il tema “digitale”) restino purtroppo ai margini delle agende politiche dei partiti.

Abbiamo segnalato questa “distrazione” ovvero questa rimozione già due mesi fa ormai su queste colonne (vedi “Key4biz” del 12 agosto 2022, “Poca attenzione alla cultura e nessuna al digitale nel programma del centro-destra”), in occasione della presentazione del primo programma elettorale presentato pubblicamente (quello del centro-destra, ovvero l’“Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra”).

Confidavamo che nelle settimane successive si potesse registrare una inversione di tendenza.

Così non è stato.

Va dato atto che soltanto il Partito Democratico si è impegnato in modo deciso su queste tematiche, come ha ricordato questa mattina Filippo Del Corno, Responsabile Cultura della Segreteria Nazionale del Pd, in un articolo sul “Corriere della Sera”, non a caso intitolato “Quasi nessuno parla di cultura”.

Sia ben chiaro: un’analisi attenta della rassegna stampa e mediale registra senza dubbio alcuni interventi di esponenti di diversi partiti, tra i quali emerge per intensità e frequenza Federico Mollicone, Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, ma si tratta prevalentemente di iniziative che appaiono per lo più occasionali e “personali” da parte di diversi candidati alla Camera ed al Senato.

Volendo effettuare una ricognizione accurata, la fonte primaria è senza dubbio la sempre più qualificata e preziosa agenzia stampa specializzata AgCult, diretta da Ottorino De Sossi. È un dato di fatto, peraltro, a conferma del diffuso “disinteresse” nei confronti della cultura da parte dei media “mainstream”, che soltanto una minima parte dei dispacci di questa agenzia stampa viene poi ripreso dai quotidiani… AgCult sembra essere una sorta di laboratorio informativo “ad uso interno” della comunità della cultura italiana.

Ricordiamo che subito dopo la pubblicazione del programma del centro-destra (l’indomani rispetto al nostro articolo su “Key4biz”), è stato un esponente eterodosso dello stesso schieramento, ovvero Vittorio Sgarbi a segnalare e lamentare come il tema “cultura” non fosse stato preso in adeguata considerazione dalla coalizione partitica cui ha aderito.

La parola “cultura” sostanzialmente assente dai programmi elettorali di quasi tutti i partiti

Abbiamo tentato di estrapolare il tema “cultura” dai programmi ufficiali presentati al Ministero dell’Interno, ma confessiamo che un discreto scoramento ci ha presi.

I partiti che hanno depositato simboli e liste elettorali hanno anche depositato un programma elettorale al Viminale. Si tratta di programmi più o meno dettagliati, che sono reperibili sul sito del Ministero dell’interno nello “Speciale Elezioni” nella sezione Elezioni trasparenti. Nella sezione, ci sono anche tutti i nomi dei candidati di tutto il Paese divisi in collegi uninominali, collegi plurinominali, circoscrizioni estero. Si ricorda che, dopo i controlli di rito, sono stati ammessi 75 simboli dal Viminale depositati da parte dei gruppi politici (erano 101, ma 26 sono stati esclusi). 

Va segnalato che la gran parte dei partiti ha depositato al Ministero dell’Interno dei documenti che sono file in formato .pdf non scansionabili (encomiabile eccezione quella del Movimento 5 Stelle), e quindi non è possibile effettuare una semplice ricerca come verificare quante occorrenze ha la parola “cultura”.

Proviamo ad estrapolare qualcosa (precisiamo che la sequenza è casuale):

Fratelli d’Italia-Lega Salvini-Forza Italia: i partiti guidati rispettivamente da Giorgia Meloni, da Matteo Salvini e da Silvio Berlusconi hanno depositato esattamente il documento che è stato presentato come “Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra” (vedi supra). Rimandiamo quindi al nostro succitato commento su “Key4biz” del 12 agosto 2022. Altresì dicasi per alcuni partner, come Noi Moderati.

Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista: alcune pagine delle 24 che costituiscono il programma del Pd sono esplicitamente dedicate alla cultura. Si legge, tra l’altro,

– “vogliamo investire nella cultura come spazio di emancipazione, strumento di socialità e opportunità di crescita personale, contrasto alla cultura dell’illegalità”…

– “sostenere l’industria cinematografica e audiovisiva attraverso il rafforzamento del sistema automatico di finanziamento e forti incentivi per giovani autori e nuove produzioni…

– “rilancio delle sale cinematografiche”…

– “potenziare l’offerta culturale nelle periferie delle città metropolitane e nelle aree ad alta marginalità”…

– “rafforzare il sistema museale nazionale…

– “forme di detraibilità delle spese per la partecipazione alle attività culturali”…

– “abbattimento dell’Iva per i prodotti culturali e sostegno economico ai consumi culturali dei giovani”…

– “conferma del bonus cultura 18app”…

– “reintroduzione strutturale del 2×1000 all’associazionismo culturale”…

– “potenziamento del piano per l’arte contemporanea”…

Movimento 5 Stelle 2050: sono presenti cenni alla “cultura”, nel documento firmato da Giuseppe Conte, ma essa è subordinata al turismo, nel paragrafo “Dalla parte del turismo: per valorizzare il nostro patrimonio culturale e artistico”. Questi i punti programmatici proposti:

– “piano pubblico di assunzioni per superare il grave sottodimensionamento del Ministero dei Beni Culturali e delle sue istituzioni periferiche” (sfugge al redattore che questo dicastero si chiama ormai anni Ministero della Cultura);

– “freno alla esternalizzazione e contrasto all’uso distorto del volontariato e dei lavoratori della cultura”;

– “misure di protezione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano”.

Azione – Italia Viva – Calenda: questo documento reca alcune proposte concrete, a fronte di altre più generiche: ecco i 13 punti del documento dell’alleanza elettorale tra Carlo Calenda e Matteo Renzi:

– “raddoppiare ogni donazione per la cultura effettuata dai privati con fondi pubblici

– facilitare l’accesso ai luoghi della cultura tramite un carnet con 10 ingressi gratuiti

– sponsorizzare gemellaggi tra scuole e istituti culturali

– far conoscere la Capitale d’Italia tramite un viaggio gratis per tutti gli under 25

– finanziare le librerie che organizzano corsi di lettura

– finanziare la carta stampata

– potenziare il mecenatismo culturale

– crediti di imposta per il settore cinematografico e audiovisivo

– potenziare gli istituti italiani di cultura all’estero

– start up e giovani

– verso il pubblico del domani.

– lo spettacolo dal vivo

– la cultura come presidio di civiltà”

Impegno Civico Luigi Di Maio – Centro Democratico: la parola “cultura” è completamente assente dalle cinque pagine del programma (ad essere precisi, emergono un paio di occorrenze, ma si tratta di “cultura della prevenzione” e di “rimettere al centro la cultura e il ruolo degli insegnanti”, nel paragrafo dedicato alla scuola ed all’università).

Alleanza Verdi e Sinistra: c’è un qualche cenno, a firma Angelo Bonelli, ma assai generico e sfuggente (per esempio: “rilanciare l’investimento in ricerca, formazione, cultura, orientare questo investimento all’utilità sociale”) ed un riferimento specifico nell’ambito delle politiche del lavoro (“un’attenzione particolare deve essere rivolta alla tutela delle lavoratrici, dei lavoratori degli enti di promozione della cultura e dello spettacolo, di cui la pandemia ha dimostrato l’estrema vulnerabilità”).

+Europa con Emma Bonino: il firmatario Benedetto Della Vedova enfatizza che il programma è stato elaborato con il contributo di Carlo Cottarelli, ma il tema “cultura” è assente completamente, nonostante si tratti di un documento corposo e dettagliato.

ItalExit: il partito di Luigi Paragone cita molte volte il termine “cultura” nelle oltre 120 pagine del programma, ma prevalentemente in senso lato e subordinato a turismo ed alla politica scolastica. Curiosa la proposta di istituzione di un “albo delle sagre” (che sarebbero 43mila), che risponde alla curiosa domanda “Sagre di paese, cultura o escamotage?”. Si propone che lo Stato, per quanto riguarda “le fasce deboli” della società, “eroghi gratuitamente tutti i servizi necessari, sanità scuola, cultura sport, spettacolo, attività ricreative”.

In sostanza, per quanto sia Federico Mollicone sia Ignazio La Russa critichino l’orgoglio con il quale il Partito Democratico rivendica di essere l’unico partito ad aver dedicato attenzione alla cultura, da una lettura oggettiva dei “programmi elettorali” si ha conferma inequivocabile di ciò.

Franceschini (Partito Democratico): “scandaloso che, a parte il Pd, nessuno parli di cultura”

Ieri il Ministro Dario Franceschini, in occasione di una iniziativa elettorale coordinata da Silvia Costa (intitolata “Con la cultura si cresce”), ha sostenuto che è “scandaloso che, a parte il Pd, nessuno parli di cultura. Dopo anni in cui tutti si sono riempiti la bocca con la parola ‘cultura’, questo tema sia scomparso in campagna elettorale e solo il Pd ne parla. Non possiamo permetterci di tornare alla frase di Tremonti ‘con la cultura non si mangia’… la cultura offre gli anticorpi per affrontare tutte le paure di questo tempo ed è una delle principali risorse economiche del Paese, basti pensare agli investimenti su Cinecittà e al cinema che sarà una delle industrie trainanti nei prossimi anni”.

Silvia Costa (già Commissaria per la Cultura della Commissione Europea) ha ricordato come il Pd abbia certamente contribuito in questi anni in Italia e in Europa “a definire le politiche culturali, trasformando il ruolo che devono avere come parte essenziale della formazione della persona, della sua partecipazione sociale e di costruzione di una coscienza, ma anche come asset di sviluppo dei territori, multilevel, inclusivo e innovativo”. Ed ha sostenuto che in questo tempo ci troviamo “di fronte alla sfida di una mutazione digitale che può essere sia strumento di libertà e di innovazione ma anche di involuzione”, sottolineando come sia “necessario affiancare sempre l’innovazione culturale a quella tecnologica di cui si parla tanto”.

Mollicone (Fratelli d’Italia): “Franceschini forse è distratto, ma a non parlarne è solo lui, impegnato con nuove nomine in extremis”

Vigorosa la replica di Federico Mollicone, ieri in serata: “per Franceschini e Gualtieri non si parla abbastanza di cultura. Forse è distratto, ma a non parlarne è solo lui, impegnato con nuove nomine in extremis. Fratelli d’Italia sta incontrando le categorie, ha dedicato ampio spazio al settore culturale nel programma. Più volte abbiamo ribadito le nostre proposte per risollevare la filiera. Se saremo al Governo dopo il 25 settembre, aumenteremo gli investimenti, anche grazie ad un coordinamento con il Mise, e riformeremo il Fus”. Il Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia ha tratteggiato alcune iniziative che pure – va notato – non sono nel programma pubblico della “alleanza di centrodestra”: “al fine di evidenziare il carattere radicale della riforma, il Fus sarà rinominato Fondo per le Arti Nazionali. Al contrario di quanto dice il ministro del sedicente Governo dei migliori, non elimineremo il tax credit, anzi, lo rafforzeremo, estendendolo allo spettacolo dal vivo… Bisogna rendere operativo il Codice dello Spettacolo il prima possibile. Da sempre sosteniamo la detrazione dei consumi culturali e l’abbassamento dell’Iva al 4 % per i prodotti culturali, proposta che il Pd ha sempre bocciato” (inequivocabile la frecciata alla tesi sostenuta nel programma dei “dem”). Ha aggiunto: “la creatività nazionale va incentivata e sostenuta. Proprio oggi alla Camera ho ribadito le nostre intenzioni di ritrattare il Pnrr, date anche le nuove emergenze energetiche, rivedendo anche il settore culturale. Bisogna ripristinare i corpi di ballo di eccellenza. Va sostenuta la digitalizzazione dei beni culturali, applicando alle opere d’arte pubbliche italiane la tecnologia Nft, che permetterà di veicolare nel mondo le bellezze italiane, ma allo stesso tempo mantenere per lo Stato sempre una percentuale dei diritti legati a quella riproduzione digitale del bene. Va sostenuto il sistema museale pubblico e privato, così come i circuiti privati. Va aumentata la dotazione economica dell’infrastruttura nazionale di sostegno al settore editoriale e tutelata la transizione digitale. Va stimolata la digitalizzazione dei beni culturali dei borghi e istituiti circuiti culturali per le aree interne. Il Ministero della Cultura dovrà essere il cardine dell’azione del futuro governo, utilizzando nuovi fondi e nuove leve fiscali. Il ministro Franceschini pensi ai decreti attuativi mancanti, che bloccano i fondi del Pnrr”.

Martedì scorso, è stato organizzato a Torino un confronto sul tema “cultura”. Qualche ulteriore stimolo è venuto, come ben sintetizza AgCult: Chiara Appendino (M5s): “puntare su approccio trasversale della cultura”; Ilaria Cavo (Noi Moderati): “vigilare su impostazione decreti attuativi della legge delega sullo spettacolo”; Federico Mollicone (Fdi): “rafforzare settore con nuovi fondi e nuove leve fiscali”. Elisabetta Piccolotti (Sinistra Italiana/Verdi): “la cultura ha un ruolo anche democratico, aumentare investimenti”; Roberto Rampi (Pd): “urgente piano di investimenti per territori più deboli”.

Va anche notato che alcuni esponenti politici che pure sono stati ben attivi nella scorsa legislatura in materia di cultura non sono stati ricandidati, incomprensibilmente (a fronte della qualità del loro impegno parlamentare): ci limitiamo a citare, in ambito Partito Democratico, la già Presidente della Commissione Cultura Flavia Nardelli Piccoli e la già Ministra per l’Istruzione Valeria Fedeli

Sono stati invece ri-candidati, rispettivamente dal M5S e dal Pd due deputati che si sono mostrati attivi in materia di cultura, nella scorsa legislatura: Raffaele Bruno, promotore di una proposta di legge per l’istituzione di un teatro in ogni carcere, e Paolo Lattanzio (già Pd ed ora M5s), particolarmente attivo nell’ambito del diritto d’autore…

Torneremo presto su queste tematiche, ma l’impressione è che, ancora una volta, la cultura sia considerata – al di là delle dichiarazioni in modalità “last minute”… – dalla quasi totalità dei partiti un argomento di “serie B”.