la proposta lettone

Roaming: Stati membri vicini a un accordo sull’abbattimento delle tariffe

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La presidenza lettone potrebbe riuscire a centrare l'obiettivo mancato da quella italiana, ossia mettere gli Stati membri d'accordo su una proposta comune da portare in Parlamento.

Potrebbe essere vicino l’accordo sull’implementazione del principio del ‘roam like home’, ossia la possibilità, per i cittadini europei, di evitare sovrapprezzi sulle chiamate e la navigazione internet dal cellulare quando sono all’estero.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, infatti, la maggior parte degli Stati membri avrebbero manifestato il loro supporto alla proposta di compromesso della presidenza lettone, aprendo così la strada ai negoziati col Parlamento europeo e la Commissione su una posizione finalmente comune. Una prima bozza di accordo dovrebbe essere pronta nel giro di qualche settimana e potrebbe includere la proposta secondo cui agli operatori sarebbe concesso applicare dei sovrapprezzi per coprire solo i ‘costi inevitabili’ laddove le tariffe all’ingrosso dei paesi ospitanti fossero troppo alte. In ogni caso, comunque, le tariffe non potrebbero superare i tetti stabiliti dalla Commissione per i prezzi all’ingrosso, ossia 0.05 euro al minuto per le chiamate (contro gli attuali 0.19 euro), di 0.05 euro a MB per il traffico dati (contro gli attuali 0.20 euro) e di 0.02 euro per gli sms (contro gli attuali 0.06 euro).

La questione degli alti costi del roaming è approdata al Parlamento europeo per la prima volta nel 2004, anche se già nel 2002, l’allora Commissario antitrust Mario Monti aveva definito una priorità l’abbattimento dei costi eccessivi del roaming, affermando che la Commissione intendeva intraprendere un’azione concreta.

Nel 2005, quindi, viene creato un sito web per aiutare i consumatori ad ottenere tariffe migliori per l’utilizzo del telefono cellulare all’estero.

La Ue sperava di ottenere risultati attraverso la moral suasion, ma rendendosi conto che, nonostante i diversi richiami e le iniziative intraprese a livello europeo, le tariffe di roaming continuavano a rimanere ancora irragionevolmente alte, l’allora Commissario europeo ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding decise passare all’azione, chiedendo ai suoi collaboratori di cominciare a lavorare a un progetto di regolamentazione del settore, entrato in vigore nel 2007 quando il regolamento europeo sul roaming è diventato legge vincolante in tutti gli Stati membri, tra le proteste degli operatori mobili.

 

Il regolamento europeo ha portato, a oggi, a risparmi dell’80% sui costi delle chiamate e degli sms e dei dati.  Il roaming dati costa oggi il 91% in meno rispetto al 2007: risparmi che hanno fatto decollare il mercato dei dati in roaming, che ha registrato in 7 anni un aumento del 630%.

L’intervento della Ue è infatti servito a ‘sbloccare’ l’uso dei servizi web da parte di tutti quei consumatori che in vacanza il telefono cercavano di usarlo il meno possibile per paura di quello che è stato battezzato ‘shock da bolletta‘. Senza contare che nel corso di questi anni, con il boom degli smartphone, i dispositivi mobili vengono usati non più solo per telefonare ma anche per navigare in internet e usare, ad esempio, mappe utili a spostarsi in una città che straniera, per prenotare un albergo o un ristorante, per conoscere l’ubicazione di un ospedale o di una farmacia.

Per questo la semplice riduzione dei prezzi non è sembrata abbastanza, soprattutto se si punta a realizzare un vero mercato unici digitale. Ma l’iter per giungere alla completa abolizione sembra ancora lungo da completare, nonostante la previsione di un prossimo accordo.

L’abolizione totale del roaming è la sola proposta, insieme alla net neutrality, rimasta in piedi della riforma del mercato tlc proposta dall’ex Commissario Neelie Kroes. Si tratta di una proposta molto controversa, che secondo l’industria tlc non ha niente a che vedere con l’intenzione di rilanciare gli investimenti nel settore e la realizzazione del mercato unico digitale e sarebbe stata messa sul piatto a ridosso delle ultime elezioni europee a fini populistici (Secondo uno studio commissionato da ETNO, l’abolizione delle tariffe di roaming farebbe perdere al settore introiti per 7 miliardi di euro entro il 2020, senza per altro affrontare la questione relativa ai necessari stimoli agli urgenti investimenti nel settore). La proposta vede gli Stati membri schierati su due fronti opposti e fin qui inconciliabili: gli Stati del nord favorevoli all’abolizione e quelli del Sud contrari. Questo perché i cittadini del nordeuropa viaggiano di più verso gli Stati del Sud Europa e quindi sono gli operatori tlc nordici a dover ‘acquistare’ servizi all’ingrosso da quelli del Sud, scaricando quindi i costi sui loro clienti, costretti a sobbarcarsi i sovrapprezzi più di quelli del Sud.

Il Berec – l’organismo che riunisce i regolatori europei – in una recente analisi ha affermato che al momento l’abolizione del roaming – pianificata dal Parlamento europeo per la fine di quest’anno –  è ‘insostenibile’.