Rete unica Dossier

Rete unica, Patuanelli ‘Il modello è Terna. Ma nel rispetto delle norme Ue’

di |

Oggi in Commissione Trasporti alla Camera il ministro Stefano Patuanelli ha richiamato il modello Terna per la nuova società della rete, sottolineando l’importanza che sia a controllo pubblico, aperta a tutti gli operatori e che soddisfi in toto tutti i vincoli rigidi imposti dalla Ue.

Elementi di novità da parte del Governo sul dossier rete unica nelle parole odierne del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, in audizione alla Commissione Trasporti alla Camera sul Recovery Fund. In aula Patuanelli ha richiamato il modello Terna per la nuova società della rete, sottolineando l’importanza che sia a controllo pubblico, aperta a tutti gli operatori e che soddisfi in toto tutti i vincoli rigidi imposti dalla Ue. Un’idea di rete unica, quella trasmessa oggi da Patuanelli, che sembra differente da quella del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che continua a muoversi senza se e senza ma, e va anche oltre, ma in direzione differente, rispetto allo schema contenuto nella lettera d’intenti siglata da Tim e Cdp per la costituzione di AccessCo che per ovvi motivi è più prudente.  

Piano del Governo diverso dal piano di Tim?

Patuanelli ha sostenuto che “….Il progetto del Governo, che è secondo noi un progetto del Paese, ha una società delle reti, con gli operatori che conferiscono, che non sia verticalmente integrato, che abbia una maggioranza relativa sul modello Terna. Questo è il progetto, dobbiamo capire se chi oggi ha quegli asset (Tim, ndr.), ritiene che quello sia un progetto percorribile o meno. Ma non è che possiamo imporlo, stiamo provando a raggiungerlo passo passo. E mi sembra che lo abbiamo detto chiaramente e in tutti i modi….“.

Per Patuanelli occorre rispettare le regole europee

Un altro elemento di novità nell’intervento del ministro Patuanelli riguarda il richiamo alla necessità che il progetto rispetti le regole europee. “E’ chiaro che le regole europee dovranno essere rispettate. Chiediamo che sia il regolatore europeo che quello italiano siano molto molto rigidi nell’individuare i limiti e il perimetro in cui deve muoversi la nuova società della rete e delle reti”, ha detto Patuanelli, puntualizzando che “stiamo parlando di società quotate e private: non si può pensare di intervenire a proprio piacimento. E’ ovvio che c’è un’interlocuazione che deve portare a disegnare un obiettivo. Poi la valutazione è di chi oggi ha la rete”. La rete primaria “è la rete di Telecom e non è colpa mia se ce l’ha lei ed è un soggetto quotato. Non ho strumenti per invertire quel punto di partenza oggi”.

Ritardo della fibra? Bisogna accelerare

Il contesto generale, infine, non è certo dei migliori.Il piano “…Bul (Banda ultra larga, ndr) e rete unica sono due temi che si intersecano ma non sono la stessa cosa. Sul Bul mi interessa sapere perché siamo in ritardo. Lo siamo per una serie di fattori: lotti troppo grandi – questo è stato certamente un problema -; difficoltà innanzitutto amminstrative e di rapporto con gli enti locali di realizzare i lavori….”, ha spiegato Patuanelli.

I dati

“Ad oggi i dati puntuali dei comuni collaudati è aggiornato quotidianamente sulla nuova piattaforma di Infratel: 653 comuni con lavori avviati nel 2020, 430 completati (eravamo a 22 alla fine del 2019), 372 comuni collaudati a settembre 2020, 514 collaudabili a settembre 2020”, ha detto il ministro, precisando che aver chiesto a Infratel di essere “trasparente anche sulle penali”. “Oltre al costante monitoraggio ci sono gruppi di monitoraggio congiunti da Infratel e Open Fiber che cercano di capire dove sono i gangli che non consentono di accelerare”, ha aggiunto.

 Dai dati resi noti da Infratel emerge come “è difficile che alle condizioni date Open Fiber rispetti gli obiettivi del piano al 2023”, ha detto il ministro.

Open Fiber i numeri 

Dal canto suo, Open Fiber in una nota ha ricordato che “a oggi, nonostante le note difficoltà in cui versa il progettista incaricato, Open Fiber ha consegnato 3.045 progetti esecutivi, che garantiscono l’operatività fino a tutto il 2021. La progettazione non costituisce quindi un ostacolo o un impedimento alla realizzazione del progetto BUL entro il 2023 – si legge – Procede infatti il lavoro con Infratel per l’accelerazione in base al piano presentato al COBUL, che gode di totale copertura finanziaria e che prevede il completamento del Piano BUL in 16 Regioni nel 2022 e nelle restanti 4 Regioni (per un totale dell’8% delle UI complessive) nel 2023. Obiettivi che grazie a tutte le misure messe in campo confermiamo di poter raggiungere.

A oggi nelle aree interessate dai bandi Infratel, Open Fiber – stando al comunicato che ha diramato – ha avviato lavori in circa 2.500 comuni, completato 843 comuni e reso disponibili agli operatori per la commercializzazione circa 950 mila UI in 828 comuni”.