Analisi

Rete Unica: non c’è alternativa al Progetto Minerva. Ed ecco perché

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Pare abbastanza evidente che il progetto di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che prevede l’acquisizione della rete di TIM da parte di Open Fiber, è ormai morto. Largo al Progetto Minerva che è vivo, vegeto e facilmente realizzabile.

In questi giorni il titolo di TIM è salito in borsa a seguito delle voci di una possibile OPA del fondo CVC su TIM. E così anche CVC si è accorta che è più conveniente comprare l’intera TIM, anziché solo un pezzo.

Nessuno dei grandi giornali italiani, che seguono con apparente attenzione le vicende, ha però fatto notare che quell’OPA non si può fare, perché sarebbe immediatamente bloccata dal governo attraverso l’esercizio della Golden Power.

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Rinvio del MoU? Calendario disatteso

Allo stesso modo non capiamo tutta questa eccitazione manifestata sull’eventuale estensione della deadline dell’MoU, che non prevederebbe più l’esclusiva e che, sempre secondo gli stessi giornali, riaprirebbe quindi una competizione per la vendita della rete.

Tali commenti sono francamente inadeguati ed ingiustificabili e si è in dubbio se imputarli a sciatteria nell’approfondimento o a voluta distrazione.

Rete TIM vincolata al Golden Power

TIM non ha infatti alcuna libertà di vendere la rete a chi vuole. Il governo può sempre utilizzare i poteri della Golden Power. Una soluzione che, così come è presentata, è quindi un esercizio puramente teorico.

Inoltre, l’eventuale estensione dei termini è la chiara dimostrazione del fallimento dei manager in campo, che da soli hanno definito gli steps con le relative deadline: un calendario che hanno puntualmente e clamorosamente disatteso.

Del resto ormai siamo abituati a manager che si danno da soli gli obiettivi e poi non li raggiungono, dando sempre la colpa agli altri o “alle cavallette”. 

Ci pare abbastanza evidente che il progetto di Cassa Depositi e Prestiti (CDP),che prevede l’acquisizione della rete di TIM da parte di Open Fiber, non è ormai più percorribile.

E non lo è per almeno 6 motivi, eccoli:

  1. La sola definizione del perimetro degli elementi che costituiscono la rete di TIM è estremamente complicata, se non impossibile
  2. La quantificazione del valore e quindi del prezzo di tale rete porta ad evidenti contenziosi tra azionisti che hanno interessi divergenti, con cause che si potrebbero prolungare per anni assorbendo soldi pubblici, risorse, persone dedicate ecc.
  3. L’attuale management di Open Fiber non è in grado di gestire una operazione industriale così complessa, non essendo stato neanche in grado di rispettare il proprio Piano industriale.
  4. L’Antitrust europeo non accetterà mai e poi mai la ri-monopolizzazione del mercato della larga banda fissa.
  5. La vendita della rete sarebbe la fine di TIM, che non sarebbe in grado di sopravvivere solo con la Service Co. su un mercato così competitivo e con un numero di dipendenti sovrabbondante rispetto agli altri operatori.
  6. Separare operativamente ed organizzativamente la rete richiederebbe non meno di due anni nei quali i livelli di servizio sarebbero altamente compromessi.

E allora, come nel gioco dell’oca siamo stancamente tornati al punto di partenza.

Progetto Minerva in 8 punti

Ebbene, tutti questi problemi svaniscono immediatamente con il Progetto Minerva.

Infatti, messe da parte tutte le faziose ed oziose osservazioni, secondo cui per CDP non sarebbe conveniente fare una OPA, affermazione sbugiardata dal fatto che all’OPA ci stanno pensando fondi di investimento internazionali, possiamo tornare agli obiettivi essenziali (8 capisaldi), di cui il Progetto Minerva è portatore:

  1. TIM torna ad essere davvero una società italiana.
  2. L’Italia potrà disporre di una rete di telecomunicazioni “unica”, “pubblica” (perché controllata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP)wholesale only.
  3. Si possono tutelare e salvaguardare un maggior numero di posti di lavoro.
  4. Non esiste il problema di definizione del perimetro di rete e vengono superate le tempistiche dovute alle difficoltà tecniche ed operative della separazione.
  5. Non esiste il problema della valorizzazione della rete. 
  6. L’operazione viene guidata da TIM e non da Open Fiber, il cui attuale vertice si è dimostrato incapace nella gestione.
  7. Il mercato italiano delle telecomunicazioni si mantiene in tal modo aperto e competitivo e rimane la competizione infrastrutturale nelle Aree nere.
  8. Vengono venduti clienti ad altri OLO, che hanno già le loro reti. In questo modo può avvenire un consolidamento del mercato mobile con il numero degli operatori che passa da 4 a 3.

Considerato tutto questo, ci chiediamo perché qualcuno si ostini ancora a voler usare il defibrillatore per un MoU ormai morto, quando c’è un piano alternativo come il Progetto Minerva che è vivo e vegeto e facilmente realizzabile.

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