Banda ultralarga

Rete Tim, Vivendi vero arbitro della cessione di NetCo?

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Il primo socio francese, convitato di pietra nella vicenda NetCo, è contrario alla cessione della rete alle valutazioni attuali e difficilmente resterà con le mani in mano. Ugliarolo (Uilcom) 'Forte preoccupazione per futuro intero settore. Fin qui imbarazzante silenzio esecutivo sul tema'.

La partita per la cessione di NetCo durerà ancora fino al 30 settembre, ma Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,75%, non sembra certo intenzionato a restare con le mani in mano.

Dopo la decisione del Cda della compagnia Tlc di aprire una trattativa esclusiva di tre mesi, per la cessione della rete al fondo KKR, il ruolo di Vivendi resta centrale in tutta la vicenda. Al momento, la priorità di Vivendi riguarda il closing dell’acquisizione dell’editore Lagardère, che dovrebbe chiudersi a fine ottobre con la realizzazione dei remedies richiesti dalla Commissione Ue.

Ora Vivendi deve decidere cosa fare. Difficile immaginare che subirà in silenzio l’affronto subito. Tanto più che alcuni membri attuali del Cda, orfani di Vivendi, rappresentano ancora il vecchio azionista Elliott.

Intanto, in Borsa il titolo Tim dopo un avvio di seduta positivo ha virato in rosso intorno alle 10,30.

Vivendi fuori dal Cda di Tim da gennaio

E’ vero che i francesi non hanno più rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Tim da quando l’ad, Arnaud de Puyfontaine, ha annunciato le sue dimissioni a gennaio. Ma rimane il maggiore azionista, con il 23,75% delle azioni e oltre il 17% dei diritti di voto. Ieri dalle pagine del Financial Times ha ribadito la sua opposizione a una possibile acquisizione della rete fissa da parte di KKR. Vivendi continua a valutare questo asset a più di 30 miliardi di euro.

“Come qualsiasi azionista, diciamo che vogliamo assicurarci che il consiglio prenda in considerazione come massimizzare il valore per tutti gli stakeholder, compresi gli azionisti”, ha detto al Financial Times Yannick Bolloré, presidente del consiglio di amministrazione.

Ricorda inoltre di aver investito più di 4 miliardi di euro nella costruzione della sua partecipazione in Tim dal 2015. Tuttavia, ha dovuto svalutare il suo investimento due volte mentre la valutazione di Tim precipitava, in un contesto di indebitamento elevato e margini inferiori.

Oltre tutto, Tim ha ripreso a cercare potenziali investitori per vendere una quota di minoranza nel suo ramo d’azienda Enterprise, ha riferito ieri Bloomberg.

Cosa intende fare il Governo?

Come si muoveranno i sindacati?

Intanto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dato mandato di convocare per martedì 4 luglio alle ore 12.00 una riunione con i rappresentanti dei sindacati nazionali del settore delle telecomunicazioni.

A proposito di Tim, Urso ha detto oggi che “il governo ha lasciato che decidesse il Cda, ora c’è la scelta di procedere con Kkr. Mi auguro che alla fine del percorso ci sia una soluzione di sistema che consenta di realizzare una rete nazionale che copra tutte le aree del Paese in un regime di concorrenza. Sono convinto che raggiungeremo l’obiettivo”.

Tim: Ugliarolo (Uilcom), ‘errore su rete, il 4 capiremo cosa pensa governo’

“Stiamo continuando ad esprimere le nostre forti preoccupazioni sul futuro di Tim e dell’intero settore ormai da anni. Tutto quello che sta accadendo sul destino di Tim è molto preoccupante: si commette un errore gravissimo nel proseguire il ragionamento dello scorporo della rete senza capire il rischio occupazionale che questo comporterebbe”. Lo afferma il leader della Uilcom Salvo Ugliarolo che, conversando con l’Adnkronos, spiega che “in questo caso, in Italia si andrebbe verso una direzione che nel mondo nessun paese alla pari del nostro ha imboccato”.

“Siamo sconcertati dall’imbarazzante silenzio fino ad oggi del ministro Urso e della Premier Meloni su un tema importante per il nostro paese. Speriamo che il prossimo 4 luglio (data in cui il ministro delle imprese e del made in Italy ha dato mandato di convocare i sindacati n.d.r.), si possa finalmente capire cosa pensa il Governo su questo tema”.

“Ci aspettavamo da parte del governo che ha fatto una campagna elettorale incentrata sulla difesa del ‘Made in Italy’ una maggiore attenzione a salvaguardare un gruppo come quello della Tim e soprattutto a ridare una vera prospettiva di politica industriale a tutto il settore delle telecomunicazioni. Noi – conclude Ugliarolo – non ci arrenderemo davanti a questo scenario e continueremo a sostenere le nostre ragioni a cominciare da questo incontro con il governo che avrà luogo il 4 luglio”.

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