Il piano italiano

Recovery fund: i progetti dell’Italia per 5G, AI, cashless, digitale e banda ultralarga

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Fra i 557 progetti proposti nel piano italiano per il Recovery Fund sono presenti due miliardi per portare il 5G in cento città, 5,5 miliardi per finanziare la copertura ultrabroadband delle aree grigie e 10 miliardi per il piano cashless.

Sono 557 i progetti elaborati dal nostro paese per accedere ai fondi del Recovery Fund. Il piano italiano, in fase di elaborazione, dovrà essere consegnato a Bruxelles all’inizio dell’anno prossimo. Di qui ad allora sarà compito della politica scremare il piano, che nella sua attuale versione (alquanto provvisoria) ha un valore complessivo di 677 miliardi, più del triplo rispetto ai 209 miliardi accordati da Bruxelles al nostro paese.

L’elenco di tutti i progetti italiani proposti per il Recovery Fund (scarica qui il documento in Pdf)

5G in cento città, fondi per 2 miliardi in due anni

Digitalizzazione della scuola smart working, 5G, banda ultralarga, piano cashless sono alcuni dei capitoli digitali del piano. Ma portare a casa i finanziamenti non sarà facile, perché sono davvero numerosi i progetti in lizza: dalla Torino-Lione alla decarbonizzazione dell’Ilva di Taranto; dal voto elettronico per gli italiani all’estero alla “giustizia predittiva” per l’Avvocatura dello Stato, fino a una “costellazione di piccoli satelliti per il monitoraggio dello spazio extra atmosferico”. Passando per l’Ammodernamento degli impianti di molitura olive.Insomma, ci sarà da sudare per incamerare i fondi proposti per la diffusione del 5G in cento città, con una dotazione di 2 miliardi di euro in due anni: “Il progetto si propone di realizzare la copertura 5G in almeno 100 città, da definire in accordo con regioni e enti locali. La realizzazione della rete 5G permetterà maggior velocità di download, minor latenza, banda ultralarga e massive Internet of Things per connettere un gran numero di dispositivi, favorendo la diffusione di servizi digitali avanzati”, si legge nel documento.

Piano cashless

E per il finanziamento del piano cashless da 10 miliardi in tre anni proposto dal MEF. “Realizzazione di un piano nazionale avente l’obiettivo di accompagnare la transizione verso una cashless community attraverso meccanismi di incentivo all’utilizzo di mezzi di pagamento elettronici sia per i consumatori che per gli esercenti, collegandola all’infrastruttura digitale per le certificazioni fiscali (fatture elettorniche e corrispettivi telematici), favorendo la precompilazione delle dichiarazioni fiscali e la pre-determinazione dei versamenti dovuti. La digitalizzazione dei pagamenti comporta inoltre effetti benefici in termini di sicurezza (meno contante, meno reati socialmente odiosi), igiene (particolarmente rilevante in questa fase), lotta all’ evasione. Di contro, saranno necessari investimenti per aumentare il livello di sicurezza cibernetica”, si legge.

C’è da dire che la cifra colossale di 60 miliardi per la transizione a Industry 4.0 circolata nei giorni scorsi è già tramontata, con la smentita del ministro del Mise Stefano Patuanelli che ha ridotto la somma ad una più ragionevole somma di 27 miliardi in 4 anni.

Piano aree grigie, dotazione di 5,5 miliardi. 500 milioni alle aree bianche

Intanto, al piano BUL (Banda ultralarga) sono stati destinati, almeno sulla carta, 5,5 miliardi di euro per estendere la fibra nelle aree grigie del paese (si tratta delle aree con un solo operatore che offre connessioni almeno in FTTC): “Il collegamento in fibra ottica delle aree grigie consentirà ai cittadini di usufruire di servizi di connettività adeguati (almeno a 1 Gigabit/s), in linea con il processo di digitalizzazione del Paese e gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e della Comunicazione della Commissione europea (COM(2016) 587)”, si legge.

D’altra parte, 500 milioni sono previsti per le aree bianche. Vedremo se questi fondi saranno confermati, la speranza c’è anche perché lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato non più tardi di ieri, primo giorno di scuola post lockdown, l’importanza fondamentale della banda larga per tutto il paese.

Piano voucher, proposti 2 miliardi per famiglie e imprese e 600 milioni per le scuole

Il Piano voucher la connettività per famiglie e imprese prevede lo stanziamento di 2 miliardi in due anni: “Secondo il DESI (Digital Economy and Society Index) relativo al 2020, l’Italia è al 17° posto in Europa per percentuale di famiglie con abbonamento di rete fissa ad almeno 100 Mbit/s, con un incremento di 4 punti percentuali nell’ultimo anno (dal 9% al 13%), ma in ritardo rispetto alla media europea (26%).La proposta intende incentivare l’adozione di servizi di connettività a banda ultralarga, tramite l’erogazione di voucher”, si legge nel documento.

Un altro punto riguarda i Voucher a sostegno della domanda di connettività a banda ultralarga per famiglie con figli in età scolare, con una proposta di dotazione di 600 milioni in due anni. “Come recentemente emerso dal DESI (Digital Economy and Society Index) per l’anno 2020, il nostro Paese occupa attualmente il 17° posto della classifica europea per numero di famiglie con abbonamento di rete fissa ad almeno 100 Mbit/s. Nonostante l’incremento di 4 punti percentuali nell’ultimo anno (dal 9% al 13%), l’Italia risulta in notevole in ritardo rispetto alla media europea (26%).Disporre di un adeguato livello di connettività e accedere ai servizi scolastici, e più in generale a contenuti multimediali di carattere didattico, consente ai minori delle famiglie beneficiarie di frequentare le lezioni e studiare anche a distanza”, si legge.

Piano straordinario Intelligenza Artificiale da 1,7 miliardi

Il piano straordinario per l’Intelligenza artificiale, con una dotazione di 1,7 miliardi, è destinato adAttuare gli indirizzi del documento per una Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale per rispondere ad alcune importanti sfide per diffondere l’I.A. nell’ecosistema economico e sociale”, si legge.

Fibra nelle strutture sanitarie

Il piano contiene poi una proposta per portare con Infratel Italia la fibra in tutte le strutture sanitarie del paese, con una dotazione di 500 milioni di euro. “L’obiettivo del progetto è interconnettere oltre 12.000 strutture sanitarie, personale sanitario e pazienti, al fine di rafforzare la resilienza e la capacità del Sistema Sanitario, interessando ospedali, studi medici, odontoiatrici e ambulatori, laboratori di analisi cliniche, laboratori radiografici ed altri centri di diagnostica per immagini, servizi di ambulanza, strutture di assistenza residenziale per anziani e disabili, nonché strutture di assistenza sociale non residenziale (consultori, assistenti sociali, asili per minori con disabilità)”, si legge. Sempre con Infratel, un’altra proposta prevede di portare la fibra ottica e le reti e i servizi 5G su tutte le strade extraurbane. “Il collegamento in fibra ottica delle strade extraurbane consentirà ai cittadini di usufruire di servizi di connettività adeguati (almeno 1 Gigabit/s), in linea con il processo di digitalizzazione del Paese e gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e della Comunicazione della Commissione europea (COM(2016) 587)”, si legge.

Scuola digitale

Scorrendo il documento integrale, si legge un primo progetto del Miur da 2,68 miliardi di euro in tre anni per la trasformazione digitale della scuola. “L’obiettivo del programma è la transizione al digitale della scuola italiana, attraverso tre misure: a) la trasformazione dei 368.000 ambienti di lezione (classi e aule) in ambienti di apprendimento innovativi; b) la creazione di 2.700 laboratori (Digital Labs) per le professioni digitali del futuro (uno per ogni scuola superiore), connessi a 10 Gbps; c) la piena digitalizzazione delle strutture amministrative dell’istituzione scolastica”, si legge.

Salute digitale a domicilio e green

Un secondo progetto, proposto dal ministero della salute, è battezzato Casa “digitale” come primo luogo di cura, con una dotazione proposta di 2,5 miliardi. “Il progetto contribuisce alla realizzazione di interventi per la riorganizzazione e la gestione dei servizi di cure domiciliari integrate attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali ed, in particolare, delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale (IA) e dall’evoluzione della rete (networking) che consente l’acquisizione di dati da sensori in maniera capillare, la telepresenza di presidi medici virtuali e la movimentazione di dati tra registri remoti. L’assistenza domiciliare integrata, in particolare, è una modalità assistenziale, di carattere prevalentemente sanitaria, che viene operata direttamente al domicilio del paziente (consentendo quindi un modello di cura alternativo al ricovero ospedaliero), concordata tra ASL, paziente, familiari e medico di medicina generale, per un periodo di tempo prestabilito. E’ “integrata” perché è prevista un’organizzazione coordinata tra le diverse figure professionali coinvolte – medici, infermieri, operatori sanitari, assistenti sociali – che curano i rapporti con gli specialisti per quanto riguarda gli esami e le necessarie consulenze mediche e con gli operatori per la fornitura degli ausili necessari per l’assistenza al domicilio”, si legge nel documento.

Altri 5 miliardi sono proposti per i Servizi territoriali digitali e a misura di cittadino: la Casa della comunità al centro del territorio con i Medici di Medicina Generale. Altri 4 miliardi sono proposti per nuovi Presidi a degenza temporanea: verso la prossimità delle cure territoriali digitale e sostenibile.

L’evoluzione del Fascicolo sanitario elettronico

Alla Prevenzione e promozione della salute con strumenti digital e interventi green sono destinati 2,5 miliardi, mentre altri 700 milioni sono proposti allo Sviluppo e innovazione del sistema di emergenza urgenza: riorganizzazione, nuovi sistemi informativi e flussi di monitoraggio, con la riorganizzazione delle centrali operative del 112 e del 118. 1,5 miliardi di euro vengono proposti per l’Evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico e potenziamento della capacità di raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni relative al cittadino. “Favorire la digitalizzazione documentale, secondo standard europei, l’armonizzazione e l’estrazione dei dati; facilitare informazione e accesso al FSE e la sua completa alimentazione; potenziare i sistemi di protezione per la consultazione sicura;realizzare una APP per la raccolta di dati clinici individuali in autocontribuzione del cittadino; potenziare la capacità regionale di raccolta, analisi e interoperabilità dei dati”, si legge.

Ministero della Giustizia

Un interessante progetto del Ministero della Giustizia è denominato Scrivania tecnologica portatile: potenziamento delle strumentazioni digitali a disposizione delle figure professionali della Giustizia minorile e di comunità che operano sul territorio, con una dotazione di 1,83 miliardi. “La proposta mira al raggiungimento dei seguenti obiettivi prioritari: – migliorare l’efficienza della PA tramite l’utilizzo di adeguate strumentazioni digitali ; – consentire alle figura professionali di rispondere alle esigenze dell’utenza anche in situazioni emergenziali”, si legge nel documento.

Cento milioni all’Intelligenza Artificiale

Accanto a diversi finanziamenti in ottica green, sono previsti 100 milioni per la Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale su proposta del Mise. Ci sono poi 500 milioni proposti per il finanziamento di un altro progetto del Mise, vale a dire lo sviluppo delle Competenze per la transizione digitale e green.

Ben 25 miliardi vengono proposti per finanziare il Piano di settore per la trasformazione digitale, green ed il potenziamento della filiera industriale, aerospaziale e della difesa: l’obiettivo è “Consentire al comparto un salto tecnologico nella ricerca, nell’innovazione e nella costruzione di piattaforme duali ad elevatissime prestazioni, con ridotto impatto ambientale, totale sicurezza cyber ed innovazione digitale: elicotteri di nuova generazione FVL, aerei di sesta generazione, tecnologia sottomarina avanzata, tecnologia unmanned intersettoriale, I.A., navi”, si legge.

60 milioni alle case delle tecnologie emergenti blockchain, IoT, 5G

Al progetto case delle tecnologie emergenti sono destinati 60 milioni. “Il Programma di supporto tecnologie emergenti prevede come sviluppo del 5G e delle tecnologie emergenti la proposta indicata nell’asse I. Le Case delle tecnologie emergenti sono veri e propri centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione, a sostenere la creazione di start-up, il trasferimento tecnologico verso le PMI sui temi aventi ad oggetto l’utilizzo del Blockchain, dell’IoT e dell’intelligenza artificiale”, si legge.

3 miliardi per Intelligenza Artificiale, robotica e IoT

3 miliardi in 5 anni sono proposti per Investire in intelligenza artificiale, robotica e IoT, mobilità innovativa e favorirne l’adozione sul territorio. Un progetto del Ministero dell’Innovazione “coerente con gli sforzi in corso per migliorare i livelli di connettività del paese (BUL, 5G,…) perché vuole altresì favorire lo sviluppo, e quindi l’adoption, di applicazioni/servizi che insistano e valorizzino la connettività del futuro”, si legge.

2 miliardi per la rinascita dell’eCommerce nazionale

Un altro progetto del ministero dell’Innovazione si chiama E-commerce nazionale per la rinascita locale e prevede una dotazione di 2 miliardi in 5 anni. “Il progetto si propone di sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano per il mantenimento della realtà imprenditoriale e tradizionale italiana. L’e-commerce in Italia, nonostante la recente epidemia abbia accelerato le vendite online, resta arretrato (solo il 10% delle PMI italiane vende online vs. media UE del 18% e solo il 6% effettua vendite transfrontaliere vs. media UE dell’8%)”, si legge.

Digitale per tutti

Proposti 5 miliardi per il progetto Digitale per tutti, per contrastare il digital divide. “La proposta ha l’obiettivo di consentire nel triennio ai circa 7.5 milioni di famiglia italiane che, stando ai dati ISTAT, dichiarano di non avere ancora un pc/tablet a casa, di potersene dotare, attraverso specifici voucher, e di mettere a loro disposizione un servizio di supporto erogato coinvolgendo oltre 3000 facilitatori. La proposta inoltre punta a favorire la diffusione dello smart working per circa 1.5 milioni di dipendenti pubblici e circa 2 milioni di dipendenti delle PMI attraverso incentivi alle PA e alle PMI per la dotazione di pc/tablet”, si legge.