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Pubblicità occulta sui social, Antitrust ‘Continua il monitoraggio degli influencer’. Consumatori delusi

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L'Antitrust ha dichiarato che gli influencer destinatari delle lettere di 'moral suasion' per le pubblicità scorrette sui social media hanno recepito le sue indicazioni. Ma per Massimilano Dona (UNC) l'intervento dell'Autorità è insufficiente.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha concluso positivamente una prima iniziativa in uno dei settori maggiormente innovativi, quello dell’influencer marketing, che è diventato una potente forma di pubblicità.

Scopo dell’intervento è contrastare la diffusione attraverso i social media di messaggi che non rappresentano in modo trasparente il loro carattere promozionale: gli influencer, infatti, sono personaggi di rifermento del mondo on line, in grado di influenzare i gusti del pubblico mostrando sostegno o approvazione per determinati marchi e generando così un effetto pubblicitario, senza palesare, tuttavia, in alcuni casi la finalità pubblicitaria della comunicazione in modo chiaro e inequivocabile ai consumatori.

Su Key4biz ne avevamo parlato quasi un anno fa, dove nell’articolo: “Sembrano selfie, ma è pubblicità camuffata: 7 casi scovati sui social” denunciavamo pubblicità scorrette ad opera di alcuni noti influencer italiani.

Nel luglio 2017, l’Autorità Antitrust, con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha inviato lettere di moral suasion a sette influencer e undici società titolari di marchi di grande notorietà, con riferimento a specifici contenuti diffusi tramite post su Instagram, al fine di sollecitare la massima trasparenza e chiarezza sull’eventuale contenuto pubblicitario dei post pubblicati. L’attività è stata svolta su iniziale segnalazione dell’Unione Nazionale Consumatori e poi del Codacons.

In tali lettere di moral suasion l’Autorità, dopo aver ricordato che la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite social network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand.

L’Autorità ha quindi invitato formalmente i destinatari delle moral suasion a rendere chiaramente riconoscibile la finalità promozionale, ove sussistente, di tutti i contenuti diffusi mediante social media, attraverso l’inserimento di apposite avvertenze, quali, a titolo esemplificativo e alternativo, #pubblicita’ brand, #sponsorizzato da brand, #advertising brand, inserzione a pagamento brand, o, nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito, #Prodotto fornito da brand.

I consumatori si aspettavano di più, Massimiliano Dona, presidente di Unione Nazionale Consumatori, commenta così le dichiarazione dell’Antitrust:

Gli influencer destinatari delle comunicazioni hanno recepito le indicazioni dell’Autorità non solo per i post oggetto di moral suasion, ma anche per i propri post relativi ad altri marchi. Inoltre, i titolari di marchi si sono impegnati a richiedere, anche per il futuro, ai propri testimonial l’inserimento di chiare avvertenze sulla finalità promozionale dei contenuti diffusi tramite social media secondo i principi delineati dall’Autorità.

Questo primo intervento dell’Autorità ha assunto un valore segnaletico per gli operatori interessati dal fenomeno dell’influencer marketing: anche personaggi e titolari di marchi che non erano stati destinatari delle lettere di moral suasion, infatti, stanno opportunamente inserendo le avvertenze richieste.

In ragione dell’ampiezza e del proliferare dei contenuti sui social network, l’Autorità continuerà a monitorare il fenomeno adottando, di volta in volta, le misure che riterrà più opportune per contrastarlo.