Pirateria

Piracy Shield, Zorzoni (AIIP): ‘Ristori pubblici agli operatori di rete per il filtraggio’

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Giovanni Zorzoni, Vice Presidente AIIIP, chiede ristori finanziari in cambio del filtraggio anti pirateria da parte degli operatori di rete e maggiore attenzione per un level play field con il satellite. Il Presidente AIIP Giuliano Peritore: 'Il modello più funzionale di Data Center è quello di avere tante strutture interoperabili ed indipendenti, separate fra loro".

“Sul cosiddetto Piracy Shield, AIIP chiede che nel nuovo regolamento Agcom in fase di affinamento e verifica di fattibilità tecnica, che dovrebbe essere pronto nei prossimi mesi, sia previsto un meccanismo di corresponsione per il servizio di filtraggio, che di fatto è una prestazione obbligatoria, a favore degli operatori di rete”. Lo ha detto Giovanni Zorzoni, vice presidente dell’AIIP, in occasione di un incontro con la stampa che si è tenuto a Milano.

Zorzoni ha ricordato che il regolamento Agcom, destinato a fissare le norme e i criteri di attuazione della legge antipirateria già approvata sotto forma di “decreto oscuramento”, è in fieri e che nella riunione fissata la prossima settimana con l’Autorità all’ordine del giorno c’è la definizione di “prima visione”. Passaggio non banale per codificare il significato standard di questo concetto che può altrimenti variare a seconda dei casi. Se i diritti di un serie Netflix vengono ceduti a Mediaset, la prima volta che viene trasmessa su Mediaset è o no una prima visione?

Ampliamento delle liste di filtraggio

All’ordine del giorno della prossima riunione c’è l’ampliamento delle liste di filtraggio, che oltre agli eventi live dovrebbe allargare la platea dei contenuti e delle tipologie di programma da controllare. Non soltanto sport, quindi, ma anche cinema e programmi televisivi.

Molti operatori satellitari che offrono servizi di accesso ad Internet in Italia non sembrano applicare alcuna forma di filtraggio dei contenuti. È corretto che possano accedere a fondi pubblici, come i voucher, senza rispettare gli stessi obblighi richiesti agli altri operatori?

Piracy Shield, Operatori satellitari sotto la lente

“Non può essere accettabile che soggetti che forniscono servizi di accesso ad Internet nel nostro Paese, solo perché operano tramite satellite, non adottino alcuna misura di filtraggio, eludano gli obblighi previsti dalla normativa italiana e accedano comunque a finanziamenti pubblici sotto forma di voucher”, ha deto Giovanni Zorzoni, vicepresidente di AIIP. “Questo rappresenterebbe un trattamento fortemente iniquo nei confronti degli operatori di rete che da anni si fanno carico, senza sostegni, delle complesse attività di filtraggio richieste dalle autorità”.

La critica sembra rivolgersi anche a realtà come Starlink, operatore satellitare in orbita bassa, la cui politica nota a livello internazionale è quella di non implementare blocchi IP o DNS a meno di espliciti ordini esecutivi della giurisdizione statunitense, come durante l’amministrazione Biden che ha colpito TikTok, rendendolo inaccessibile però a livello mondiale, non solo negli Stati Uniti.

Non vorremmo che, alla fine, il calcio pirata rimanesse  visibile soltanto via satelliteha concluso, con una punta d’ironia, Giuliano Peritore, presidente di AIIP, alludendo al fatto che in caso di non rispetto dei blocchi su sistemi satellitari gli stessi diverrebbero – di fatto – l’unica tipologia di accesso “zona franca” rispetto al Piracy Shield.

Piracy Shield un successo, quanto introito fiscale è stato recuperato?

Sul fronte dei ristori, è lo Stato che dovrebbe occuparsene tanto più che, come indica l’Autorità, lo strumento del Piracy Shield rappresenta un successo, e quindi viene da chiedersi quanto fatturato, e conseguente introito fiscale, sia stato effettivamente recuperato dai titolari dei diritti grazie a questo sistema.

E’ chiaro che se lo strumento ha funzionato, come dichiarato, significa che una parte del mercato sommerso della pirateria è tornato alla legalità, generando ricavi. “Fino ad oggi gli operatori stanno implementando Piracy Shield nelle loro reti gratis, nonostante si facciano carico della vera parte dell’intelligenza del sistema” commenta ancora Giovanni Zorzoni. “Se davvero il sistema ha generato guadagni, a maggior ragione una percentuale venga destinata a coprire almeno i costi sostenuti da chi lo rende operativo sul piano tecnico. Basterebbe una società terza e indipendente che certifichi l’extra-gettito prodotto, per decidere come redistribuirlo”.

Parliamo di cifre relativamente modeste rispetto all’enorme gettito da recuperare dal mondo della pirateria: “il ristoro agli operatori si aggirerebbe attorno ai 20 milioni di euro annui, quasi un decimo di quanto lo Stato già stanzia per coprire le spese delle intercettazioni telefoniche” osserva Zorzoni.

Data Center, Peritore (AIIP): ‘Modello più funzionale tante strutture indipendenti’

“L’idea di avere dei data center in Europa senza affidarsi esclusivamente a quelli esteri sta ormai prendendo piede e questo ci fa piacere. Noi lo dicevamo già due anni fa. L’iper concentrazione è un problema”, aggiunge Zorzoni. “Il disservizio che si è verificato in questi giorni con Amazon AWS – che deve essere inquadrato come un rischio  possibile ed ordinario, non come un fatto straordinario – diventa un problema se offre il pretesto o l’alibi per creare analoghe concentrazioni europee, perché in questo modo si andrebbe a costruire la seconda edizione dello stesso problema – aggiunge Peritore – grandi concentrazioni portano a grandi rischi quando il modello più funzionale è quello di avere tante strutture interoperabili ed indipendenti, separate fra loro”.

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