Corsa allo spazio

Perché Jeff Bezos e Elon Musk si sono appassionati ai minisatelliti

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La corsa allo spazio è in pieno svolgimento, oltre a Elon Musk e Jeff Bezos diversi altri player interessati a guadagnare terreno in questo nuovo mercato.

Perché Jeff Bezos ed Elon Musk si appassionano ai minisatelliti? La domanda se la pone oggi Les Echos, che analizzano il fenomeno sempre più diffuso del moltiplicarsi delle costellazioni di minisatelliti in orbita a bassa quota per connettere l’umanità, anche quella più periferica e lontana dalle grandi reti di telecomunicazioni.

Queste costellazioni di satelliti a bassa quota sono una valida alternativa che supplisce alla mancanza di fibra e reti mobili nelle zone rurali del pianeta. Ma, sottolinea Les Echos, la loro sostenibilità economica è tutta da dimostrare.

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La corsa allo spazio

La corsa allo spazio è in pieno svolgimento. Jeff Bezos mette in fila i miliardi di dollari per mettere in orbita i primi satelliti della sua costellazione di Kuiper.

Dal canto suo Elon Musk sostiene che con il suo servizio, Starlink, raggiungerà 4.200 minisatelliti in servizio nei prossimi 18 mesi, a fronte degli attuali 2mila per arrivare a più di 40mila alla fine, totalizzando un investimento complessivo compreso fra 20 e 30 miliardi di dollari.

Ma i due super imprenditori, star mondiali del mondo del business, non sono da soli in gara. OneWeb, Telesat e Kepler sognano anche loro di connettere il pianeta a Internet con una miriade di piccoli satelliti. Senza dimenticare i tre progetti di costellazione cinesi o di quelli voluti dall’Unione Europea.

Reti reattive come il 4G

Questa valanga di progetti e questa pioggia di dollari sono indicative del potenziale dei satelliti in orbita bassa. Promettono di offrire una connessione a Internet molto veloce in diversi luoghi difficili da raggiungere con le reti tradizionali (fibra e mobile) da parte degli operatori.

Sviluppare la fibra o le reti mobili 4G e 5G nelle aree montane o remote è troppo costoso.

I minisatelliti potrebbero anche fornire una super connettività a bordo di aerei, navi da crociera e i cargo in mare aperto.

Non è una novità

Tutte queste configurazioni non sono nuove. Gli operatori di satelliti geostazionari tradizionali forniscono connettività internet da tempo praticamente ovunque. Ma le velocità sono relativamente scarse e le connessioni sono poco reattive. In realtà, le loro enormi macchine sono poste nel cielo a 36.000 km dalla Terra e il segnale impiega quasi mezzo secondo per compiere il viaggio di andata e ritorno da terra.

Al contrario, i minisatelliti che orbitano fra 500 e 2mila chilometri dalla superficie terrestre, la latenza può diminuire fino a circa 30 millisecondi, l’equivalente delle reti 4G.   

Questa caratteristica è critica per diversi utilizzi attuali, come ad esempio la videoconferenza, e in futuro attività come il pilotaggio dei droni. E diversi operatori Tlc cominciano a considerare queste nuove costellazioni come degli utili complementi per le loro reti fisse e mobili piuttosto che come dei concorrenti pericolosi nella fornitura di accesso a Internet.

Una equazione economica complessa

La questione che resta aperta è quella della fattibilità economica di queste startup dello spazio.

Ad oggi, il servizio di Elon Musk rivendica 145mila clienti. Davvero troppo poco per rendere fruttuose le decine di miliardi investite nel progetto.

In teoria, Starlink potrebbe soddisfare milioni di individui privati con connessioni a Internet più che soddisfacenti. Ma questo mercato indirizzabile è notevolmente ridotto dal costo del servizio.

Antenne paraboliche

Le antenne paraboliche per connettersi ai satelliti in orbita bassa devono cambiare costantemente orientamento e sono quindi molto più costose da produrre rispetto alle banali antenne paraboliche geostazionarie. Quelle di Starlink hanno ora un prezzo di 500 dollari per unità… ma costano il doppio per la produzione. Non è tutto: una volta equipaggiato con la parabola, l’abbonato deve comunque pagare 100 dollari al mese di abbonamento per una connessione che rimane molto meno efficiente della fibra.

In queste condizioni, reclutare abbastanza clienti per raggiungere il pareggio finanziario è una scommessa molto audace.

L’obiettivo di Bezos e Musk

Il primo obiettivo di Starlink è anche “non andare in bancarotta”, scherza spesso Elon Musk. Ma il boss potrebbe avere altri obiettivi per i suoi minisatelliti. Da un lato, forniscono attività alla sua sussidiaria di lancio spaziale, che deve rodarsi prima di conquistare Marte. D’altra parte, una rete planetaria ad alta velocità e bassa latenza potrebbe rivelarsi molto utile per le future auto a guida autonoma… a partire da quelle di Tesla, per esempio.

Quanto a Jeff Bezos, abituato a lanciare attività in perdita con Amazon, ha un interesse facilmente comprensibile a connettere milioni di persone a Internet. Si tratterà di altrettanti clienti aggiuntivi per i suoi servizi di e-commerce o cloud computing.