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Patuanelli: “Il progetto della rete unica Tim-Open Fiber fondamentale per il Paese”

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Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: tra i primi settori a beneficiare degli interventi di Cdp “penso alle tlc a banda ultralarga e al progetto della rete unica Tim Open Fiber al quale guardo con grande favore: ritengo che sia fondamentale per il Paese”.

Il Governo continua a puntare sulla rete unica Tim-Open Fiber al quale guardo con grande favore: ritengo che sia fondamentale per il Paese”, ha detto Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico nell’intervista al Sole24Ore in cui annuncia la creazione di un patrimonio destinato di Cdp per le operazioni in equity. “Lo considero un tassello di una rinascita industriale”, ha spiegato il ministro,per ricreare dei grandi campioni europei, penso ai settori delle tlc, all’energia, al manifatturiero con la cantieristica navale, alla siderurgia/metallurgia e ovviamente all’automotive. Creiamo dei grandi campioni accompagnando l’impresa in questo momento di difficoltà e sostenendo tutte le filiere collegate”.

Patuanelli: Tra i primi settori a beneficiare degli interventi di Cdp “penso alle tlc a banda ultralarga e al progetto della rete unica Tim Open Fiber

Tra i primi settori a beneficiare degli interventi di Cdp “penso alle tlc a banda ultralarga e al progetto della rete unica Tim Open Fiber al quale guardo con grande favore: ritengo che sia fondamentale per il Paese”, ha dichiarato Patuanelli. 

L’endorsement del numero 1 del Mise giunge a due mesi esatti da quello del ministro dell’Economia e delle Finanze. L’Italia deve accelerare sul fronte dell’innovazione tecnologica, assicurando a cittadini e imprese “una infrastruttura nazionale di comunicazione in banda ultra larga, basata su una capacità di trasmissione dati efficace e veloce”, aveva detto Roberto Gualtieri determinando poi l’esito del Consiglio di amministrazione di TIM, svoltosi il giorno dopo. Infatti, il CdA di Tim ha dato mandato all’ad Luigi Gubitosi di proseguire i colloqui con Open Fiber per il progetto di integrazione delle reti in fibra ottica delle due società per risolvere il digital divide del Paese. Ma per la struttura della rete unica, il modello da adottare, secondo l’ex monopolista, “è una rete sotto il controllo di un operatore verticalmente integrato com’è Tim, non il modello wholesale only”.

La rete serve al Paese e il suo futuro non può rimanere impantanato in un vicolo cieco come lo è da lunghi anni.

Il Parlamento su questo tema si è già espresso e senza equivoci, votando, con il decreto fiscale del 2018 (art. 23-ter), a favore di una rete pubblica, unica e wholesale only, per assicurare parità di accesso a tutti i soggetti di mercato. 

Il governo, da parte sua, ha il potere/dovere di controllare ed eventualmente esercitare i poteri di golden power che la legge gli riconosce.

La bontà del modello wholesale only è confermata sia nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, in fase di recepimento da parte del Parlamento italiano, sia nelle analisi svolte dall’Agcom e dall’Agcm.

Il problema è sul come poter arrivare all’obiettivo della rete unica.

“Le nostre preoccupazioni sono legate al modello di un operatore integrato verticalmente, chiunque sia, e a quanto ancora durerà questa diatriba“, ha detto Jeffrey Hedberg, ceo di Wind Tre, in un’altra intervista al Sole24Ore pubblicata oggi.

Noi possiamo parlare come azienda cliente di Open Fiber”, ha aggiunto Hedberg, “che offre qualità, prezzi e grado di reattività di assoluto valore. Siamo soddisfatti di questa partnership e del modello wholesale perché tre anni fa la maggioranza dei nostri clienti aveva l’Adsl; poi c’è stata un’accelerazione dell’ultrabroadband di cui siamo molto felici e ora il 65% dei nuovi abbonati ha la fibra ottica”. “Laddove ci sono operatori verticalmente integrati”, ha concluso il ceo di Wind Tre, “si deve fari i conti con prezzi più alti, prestazioni inferiori e tempi più lunghi per lo sviluppo delle infrastrutture”.

Invece, per l’amministratore delegato di Fastweb Alberto Calcagno,  la realtà del mercato ha già “scavalcato il concetto di rete unica” ed è sbagliato pensare che “un’entità mal definita con il nome di Rete Unica sia la soluzione” al falso mito dell’Italia Cenerentola d’Europa per infrastrutture di rete.

Infine, Vodafone Italia è disponibile “a partecipare a un progetto di rete unica integrata in Italia, anche mettendoci risorse, ma a condizione che sia una società della rete vera, che offra solo servizi wholesale (cioè all’ingrosso) agli operatori retail”, ha detto il ceo Aldo Bisio“Alle istituzioni – ha aggiunto – abbiamo rappresentato la nostra disponibilità”.