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Patrick Drahi, il patron di Altice che vuole sedersi tra i grandi delle Tlc

Patrick Drahi

Patrick Drahi

Grande attesa oggi in Francia per l’esito del Cda di Bouygues Telecom che dovrebbe dare il suo eventuale ok all’offerta di acquisto arrivata da Altice, maggiore azionista di SFR-Numéricable.

Un’operazione che non ha al momento il sostegno del governo che resta scettico di fronte a questa trattative che potrebbe dar vita a un gigante delle telecom in Francia con 30 milioni di abbonati mobili, un fatturato di 15 miliardi di euro, e una forza tale da spodestare l’attuale leader del mercato Orange.

Se fosse accettata l’offerta da 10 miliardi di euro messa sul piatto dal patron di Altice Patrick Drahi, quella su Bouygues sarebbe probabilmente la più grossa operazione di concentrazione realizzata in Francia nel 2015.

Con l’acquisto di Bouygues, Drahi procede la propria ascesa sul mercato tlc, non solo quello francese.

Obiettivo? Sedersi al tavolo dei grandi magnati delle telecom del mondo.

Drahi ha già fatto parlare di sé negli Stati Uniti dove ha cercato di ostacolare l’operazione di Liberty Media su Time Warner Cable.

Negli ultimi tempi Drahi si è mosso e anche tanto, dando fastidio a tycoon del calibro di John Malone. Ma continua indisturbato nel proprio piano e siamo sicuri che sentiremo sempre più spesso parlare di lui.

L’operazione su Bouygues arriva poco dopo l’acquisto dell’americana Suddenlink, un gioiellino d’oltreoceano con 1,5 milioni di clienti.

Dopo Francia, Israele, Belgio, Repubblica Dominicana e Portogallo, Suddenlink rappresenta per Drahi la porta per accedere a uno dei mercati più ricchi del mondo per garantirsi un posto di rilievo tra i magnati globali delle telecomunicazioni, proprio come il suo mentore John Malone.

E Drahi ha tutte le carte in regola per farlo.

Una prova? E’ riuscito lì dove il suo vecchio nemico Xavier Niel ha fallito: il capo di Free aveva infatti tentato inutilmente lo scorso anno lo sbarco negli USA attraverso l’acquisto di T-Mobile.

Ma chi è Drahi?

Un finanziare franco-israeliano nato a Casablanca nel 1963 e residente in Svizzera dal 1999.

E’ presidente e cofondatore del consorzio lussemburghese Altice, multinazionale specializzata nelle tlc e nelle reti via cavo, quotata sulla Borsa di Amsterdam.

Altice è controllata a sua volta da un’altra società di Drahi la Next Limited Partnership.

Attraverso Atice, Drahi è presente come maggior azionista in SFR-Numéricable, in Virgin Mobile, nell’operatore israeliano Hot, ma anche in Portugal Telecom, Orange Dominicana e l’americana Suddenlink.

In Francia ne ha fatta di strada da quando a partire dagli anni ’90 è entrato sul mercato del cavo. Tutto è cominciato in Provenza.

Dopo aver lavorato alcuni anni in Philips, questo appassionato delle tlc si è lanciato nell’avventura del cavo creando un piccolo operatore locale, Sud Câble Services. E’ da qui che è cominciata la costruzione del suo impero e della sua grande fortuna.

Forbes lo piazza nel 2014 al 57° posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, stimando il suo patrimonio in 18,4 miliardi di dollari.

Convinto che il futuro delle tlc sia il cavo, diversamente da quanto sostengono gli esperti, Drahi ha cominciato a rastrellare tutti i piccoli operatori locali esistenti in Francia.

Grande esperto di tecnologia, Drahi ha subito dimostrato il suo fiuto per gli affari, perfezionandosi nell’arte del leverage buy-out (LBO), ovvero l’acquisizione attraverso debito.

E’ riuscito così ad attirarsi l’appoggio di molti investitori come i fondi di investimento Cinven e Carlyle.

Quando lo scorso anno si è lanciato nella battaglia per SFR era l’unico a credere nelle possibilità di questo operatore francese.

Alla fine lo ha acquistato per 13 miliardi di euro (più altri 4 miliardi elargiti lo scorso febbraio) in barba a Bouygues Telecom.

In SFR porta il suo modello di business: riduzione dei costi, ma non nelle reti, pressioni sui fornitori e sul team…

Tutto va bene pur di far aumentare il cash e ridurre l’indebitamento.

Un metodo non molto apprezzato all’interno ma che ha permesso alla nuova entità di migliorare i profitti all’inizio del 2015 col plauso dei mercati finanziari.

Per svolgere i suoi affari il miliardario, che passa la sua vita tra Ginevra e Tel Aviv, si avvale di una squadra di poche persone in Altice.

Uomini di fiducia che fanno regolarmente le pulci alle controllate della holding per monitorare lo sviluppo e dare istruzioni.

La questione è se questo metodi permetteranno al nuovo tycoon francese delle telecomunicazioni, che estende anche la sua influenza ai media, di garantirsi una presenza di lungo periodo anche negli Stati Uniti.

In ogni caso, se vorrà attaccare il gigante Time Warner Cable dovrà adesso scendere dall’elicottero e salire a bordo di un super jumbo.

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