Osservatorio Roma 2016

PAdigitale. Il dirigente pubblico? Un eLeader per la governance applicata al CAD

di Donato A. Limone, Ordinario di informatica giuridica e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche, Università degli studi di Roma “Unitelma Sapienza” |

Il nuovo paradigma della dirigenza pubblica implica che il sindaco sia un e-leader per la governance, il management, il controllo

La rubrica PAdigitale, a cura di Donato A. Limone, Ordinario di informatica giuridica e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche, Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza. Analisi e approfondimenti sul processo di attuazione della Riforma della PA. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Nell’articolo del 18 dicembre 2015 ho fatto delle considerazioni sul profilo del sindaco per Roma Capitale (ma che vale in linea di massima per ogni città). E il sindaco di una città della società dell’informazione deve essere un e-leader, formato sugli elementi di base per governare (aspetti giuridici, programmatici, manageriali, di controllo). L’altra faccia del Giano bifronte delle amministrazioni pubbliche è costituita dalla dirigenza (art. 4,comma 2 del dlgs 165/2001; art. 107 del dlgs 267/2000).

E quindi è d’obbligo la domanda: quale profilo della dirigenza pubblica che opera nelle amministrazioni pubbliche della società dell’informazione?

La dirigenza è l’elemento strategico fondamentale dei processi innovativi: i dirigenti finora hanno svolto questo ruolo?

Il nuovo paradigma della dirigenza pubblica

La domanda si pone perché la dirigenza deve essere all’altezza del governo, del management pubblico, della direzione e della gestione di un’amministrazione moderna. E i requisiti di una amministrazione moderna sono: amministrazione semplificata e trasparente, di qualità e digitale, con servizi amministrativi in rete.

Il profilo della dirigenza pubblica oggi deve essere caratterizzata dai seguenti requisiti: formata adeguatamente (e non genericamente) sulle attività di management, di direzione e di controllo;  che opera nell’amministrazione digitale e che si occupa nel proprio ambito, con un approccio sistemico ed integrato, delle  risorse, dei processi, dei dati, dei servizi di qualità, usando le migliori metodologie e tecniche per rendere l’amministrazione semplificata, trasparente, sostenibile. Intanto ricordo l’art. 98 (oltre l’abbondantemente citato art. 97: imparzialità e buon andamento…….): “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”………..A maggior ragione la dirigenza pubblica.

Il dirigente pubblico come eLeader

Il dirigente pubblico oggi non può che operare con le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, applicando il Codice dell’Amministrazione Digitale e le regole tecniche che lo supportano. Il dirigente pubblico ha il dovere (dal 2005) di semplificare e digitalizzare l’azione amministrativa. E su questo deve essere (tra l’altro) valutato (le performance).

Coniugare il rapporto “semplificazione-digitalizzazione” (art. 15 del Codice dell’Amministrazione Digitale) significa intervenire in modo forte e significativo sui processi, sulle fasi degli stessi, sulla modulistica, sui tempi di lavorazione e sull’iter, ecc. Trasformare l’amministrazione e “rivoltarla” totalmente per fare pulizia di vecchie prassi, di sacche di potere spicciolo, di fissità idiota. E dare risposte ai cittadini e alle imprese, che sono i clienti/utenti dei dirigenti: per il benessere della vita quotidiana degli stessi cittadini (azzerando vessazioni di vario tipo anche di tipo inconscio!).

Il dirigente pubblico deve essere un eLeader nella sua funzione e nel suo settore come i decisori pubblici (sindaci, ecc.) nel loro ruolo. E’ un “parallelo” necessario, indispensabile, insostituibile.

Ma i sindaci vogliono dirigenti moderni con capacità innovative?

I dirigenti sono scelti dagli Organi politico-amministrativi e nominati su base fiduciaria o a seguito di concorsi.

Ma scelti come?

Sulla base del profilo sopra indicato?

Certamente no: di solito sulla base del profilo che si esaurisce in un titolo di laurea (di solito di giurisprudenza) o in un curriculum costruito poco prima per la bisogna. Il basso livello dei servizi delle PA è una prova certa e chiara della “intrinseca incapacità” della dirigenza pubblica a migliorare i servizi (e incredibilmente (!) a bassi livelli di servizi corrisponde il premio ai dirigenti per alta produttività!).

Ovviamente faccio un discorso generale e salvo i dirigenti pubblici che davvero operano sulla base di logiche moderne.

I dirigenti che fanno carriera dopo un concorso pubblico: si prega di visionare il bando e vi trovate davanti a materie da studiare per superare la prova concorsuale ma non vi trovate davanti ad un profilo. Il bando non chiarisce “prima” il profilo (il dirigente che si vuole oggi per una amministrazione moderna) e “poi” quali prove deve sostenere in ragione del profilo (di solito si tratta di nozioni giuridiche di vario tipo ma certamente non sono valutati anche sui modelli aziendali moderni, sull’amministrazione digitale, sulle metodologie e tecniche di direzione, di gestione, di controllo (e mi fermo!).

Il dirigente come comunicatore pubblico in rete

Il dirigente deve adoperare il proprio sito web per informare i cittadini di tutto ciò che avviene nel proprio settore di riferimento. Deve pubblicare sul sito tutto ciò che serve a creare trasparenza (al di là di quanto stabilito dal dlgs 33/2013 o da altre norme). Il dirigente deve informare i cittadini e le imprese di tutte le novità che egli introduce relativamente ad applicazioni di norme, a modifiche di iter procedimentali, a risorse finanziarie che sono messe a disposizioni di tutti, ecc.

Quanti dirigenti oggi gestiscono la porzione di sito di propria competenza per attività di questo tipo?

Il dirigente pubblico come formatore delle proprie risorse umane

L’attenzione alla formazione delle proprie risorse umane è un impegno fondamentale del dirigente moderno: per dare un indirizzo preciso di formazione, per formare direttamente o tramite esperti il proprio personale su questioni “concrete” (semplificazione, amministrazione digitale, iter sostenibili, servizi di qualità,ecc.) e non sulle “pratiche” come espressione di burocrazia vecchia e stantia. La formazione ricorrendo anche all’e-learning.

In conclusione

Il sindaco che sceglie la propria dirigenza e la colloca su settori specifici deve considerare il profilo sopra indicato. E chi si presenta come candidato sindaco di Roma Capitale deve stabilire (nel proprio programma) il principio che renderà pubblico il profilo di ciascun dirigente in ragione del settore di riferimento e dei progetti da gestire. Con la pubblicazione dei risultati (quelli verificabili……) e la eventuale premiazione o rimozione. E non solo una volta l’anno ma almeno periodicamente nell’anno (per trimestre).

Tanto per dare ai candidati sindaci un suggerimento operativo, concreto, valutabile, efficace.

Il fallimento o la riuscita del programma di un sindaco è strettamente correlato alla scelta dei dirigenti.