Key4biz

Osservatorio UE 5G: 30 milioni di utenti e coperto il 64% della popolazione, ma grazie al 4G

5G

La mappa del 5G in Europa

Chi è che in Europa può accedere alla rete mobile di nuova generazione 5G? Che tipo di servizi sono già disponibili per gli utenti? Quali tecnologie sono state impiegate per garantire la massima copertura nel vecchio continente? Come stanno messi gli altri grandi Paesi a livello mondiale? Sono queste le domande a cui il nuovo Rapporto dell’Osservatorio europeo 5G ha fornite delle risposte, con numeri e informazioni dettagliate relative a tutti gli Stati dell’Unione.

Rispetto al trimestre precedente, si legge nel comunicato che accompagna il Rapporto relativo al periodo gennaio-marzo 2022, si nota un aumento del numero di lanci di servizi commerciali del nuovo standard di rete, anche se non in maniera omogenea.

Ad oggi, circa il 64% della popolazione dell’Europa occidentale e centrale è raggiunto da almeno una rete 5G, con quasi 31 milioni di utenti. Un risultato incoraggiante per il mercato, gli investitori e gli operatori (anche considerando che a causa della pandemia da Covid-19 si è perso più di un anno o quasi), ma che secondo i ricercatori è stato possibile solo grazie al 4G.

Sostanzialmente, servono più soluzioni “standalone, attraverso cui la rete 5G è in tutto e per tutto autonoma, cioè tramite cui possa esistere uno smartphone o altro apparecchio o hardware 5G connesso ad una rete radio dello stesso standard, a sua volta connessa ad una core network 5G senza ulteriori soluzioni di intermediazione.

Sarà grazie al 5G SA che si potranno sfruttare i veri vantaggi del nuovo standard di rete mobileella possibilità di accesso e connettività alle reti, riduzione della latenza, incremento della copertura, sicurezza e anche riduzione dei consumi delle batterie di dispositivi e macchine.

I numeri del nuovo standard di rete e il confronto con i campioni cinesi e coreani

Il livello di copertura raggiunto è risultato infatti dello sfruttamento a pieno dello spettro 4G e non delle bande pioneristiche 5G, che poi sono quelle che offrono i vantaggi maggiori dell’upgrade tecnologico, soprattutto per la trasformazione digitale dell’industria e le comunicazioni M2M (Machine-to-Machine), si legge nel commento ai dati.  

In tutta l’Unione europea ad oggi sono state installate 147.308 base station e in media ogni stazione radio base serve più di 3.000 persone.

A livello internazionale, la Cina ha un milione di base station 5G installate, otto volte più dell’Europa e 18 volte più degli Stati Uniti. La Corea del Sud ha installato una media di una base station ogni 320 persone, il dato pro capite migliore a livello mondiale: 13 volte più dell’Europa e 20 volte più degli Stati Uniti.

Il ritardo in Italia e la centralità (ancora) del 4G

In Italia il problema della copertura del territorio rispecchia un po’ la situazione europea in generale, cioè si investe lì dove c’è guadagno e business, principalmente nelle città quindi e nei distretti industriali/commerciali, o i grandi hub dei trasporti. Che ne è delle restanti aree economicamente più svantaggiate?

Da noi si parla ormai apertamente di mezzo flop del bando di gara con i fondi del Pnrr per la copertura in 5G delle aree bianche del paese, che è andato quasi deserto e che chiama in causa direttamente il Governo Draghi.

Il rischio concreto è di un 5G a macchia di leopardo nel paese, con aree metropolitane coperte e zone periferiche prive di connessione ultraveloce, accentua una situazione di digital divide che con lo sviluppo tecnologico galoppante che stiamo vivendo, diventa ancor più dannoso.

Gli operatori mobili, che si sono aggiudicati le frequenze, stanno realizzando la propria rete 5G e iniziando a sviluppare i relativi servizi in diversi settori: dall’agricoltura alla sanità, dal turismo all’industria 4.0.

Oggi, sul territorio nazionale c’è circa il 10% di antenne 5G, “ma abbiamo una soluzione che si chiama non standalone in cui la rete 5G è costituita soltanto dalla parte radio e dietro si usa ancora la parte di rete 4G”, ha spiegato Nicola Blefari Melazzi, direttore del CNIT, intervenendo alla 4^ edizione di 5G Italy. “È come avere una sala del ristornate totalmente rinnovata”, ha usato questa metafora il professore, “con la cucina dietro che invece è ancora di una generazione precedente”.

La maggior parte dei paesi della Ue rischia di non rispettare gli obiettivi di copertura fissati dalla Commissione, ammonisce la Corte dei Conti Europea. Soltanto 11 paesi europei su 27 potrebbero farcela, rispettando gli obiettivi di copertura 5G nelle zone urbane e lungo le grandi direttrici del trasporto entro il 2025.

Anche l’Italia tarda ancora a sfruttare fino in fondo le potenzialità del 5G. “Il grande cambiamento connesso al 5G non è tanto quello di vedere Netflix a 18K”, denunciano gli esperti, in gioco c’è la trasformazione digitale delle aziende. A partire da quelle del settore industriale.

Quale futuro per il 5G?

Entro la fine del 2022, comunque, secondo stime Statista il numero di base station dovrebbe crescere in maniera decisa, con un raddoppio delle installazioni a 68,6 milioni, che poi dovrebbero raggiungere le 148 milioni di unità entro la fine del 2023.

Delle stime attendibili, che però potrebbero risentire della guerra in Ucraina e degli effetti delle interruzioni e dei rallentamenti delle catene di approvvigionamento internazionali, soprattutto di componenti elettroniche ed elettriche, come anche della carenza di materie prime industriali di base e del rialzo straordinario dei prezzi dell’energia.

Exit mobile version