La spesa di OpenAI per la compensazione azionaria dei propri dipendenti ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2023, arrivando a toccare il 119% dei ricavi annui. In termini assoluti, si parla di circa 4,4 miliardi di dollari in stock–based compensation, un valore oltre cinque volte superiore a quello registrato l’anno precedente.
Secondo un’inchiesta di The Information questo dato mette in luce un modello di spesa che, secondo numerosi osservatori, rischia di essere insostenibile nel breve termine e di compromettere l’equilibrio finanziario dell’azienda, qualora i ricavi non crescano con la stessa rapidità.
Il contesto di questo aumento straordinario è la feroce competizione globale per i talenti dell’intelligenza artificiale. Proprio nel corso del 2023, almeno nove ricercatori di alto profilo hanno lasciato OpenAI per entrare in Meta, costringendo la società guidata da Sam Altman a una risposta altrettanto aggressiva: offerte retributive sempre più generose in equity per trattenere le figure considerate strategiche.
La strategia di OpenAI punta a garantire stabilità al proprio team di ricerca e sviluppo, considerato un asset cruciale in un settore in rapida evoluzione. Tuttavia, questa dinamica ha spinto il rapporto tra compensi azionari e fatturato su valori mai visti, tanto da ridimensionare le stime interne che fino a poco tempo fa prevedevano un calo graduale di questo rapporto fino al 10% entro la fine del decennio.
Il tema è stato rilanciato anche dal post del ricercatore Gary Marcus, che ha evidenziato come la vicenda OpenAI rifletta una criticità strutturale del comparto AI: l’altissimo costo della ricerca di frontiera e la dipendenza quasi totale dagli incentivi azionari per attirare e mantenere il capitale umano più qualificato.
La guerra tra OpenAI e Meta per i talenti
La guerra tra Meta e OpenAI per accaparrarsi i migliori talenti dell’intelligenza artificiale rappresenta oggi una delle sfide più intense e costose nel panorama tecnologico globale.
Meta, forte delle proprie risorse e di una strategia focalizzata sul lungo termine, ha messo in campo pacchetti retributivi multimilionari e un ambiente di ricerca dedicato a progetti ambiziosi come l’AI open source e i modelli linguistici di nuova generazione.
OpenAI, dal canto suo, ha risposto con un’escalation di stock option e benefit per non perdere ulteriore know-how strategico. Questo confronto serrato sta ridefinendo le dinamiche di potere e i costi dell’innovazione, con effetti che si estendono ben oltre la Silicon Valley e che potrebbero condizionare l’evoluzione stessa del mercato AI nei prossimi anni.