OpenAI vuole trasformare l’intelligenza artificiale nel motore della reindustrializzazione americana.
In una comunicazione regolatoria anticipata da Axios, l’azienda guidata da Sam Altman delinea una vera e propria politica industriale fondata sull’AI, con l’obiettivo di rilanciare la crescita economica e modernizzare le infrastrutture del Paese.
Cosa dice la comunicazione regolatoria
Secondo OpenAI, investire in modo massiccio nella nuova infrastruttura dell’AI – potenza computazionale, rete elettrica e catene di approvvigionamento – potrebbe generare un aumento del PIL superiore al 5% in soli tre anni, a fronte di un investimento iniziale di circa mille miliardi di dollari.
Un piano che punta a un boom infrastrutturale paragonabile alle grandi stagioni industriali del Novecento, ma orientato verso la tecnologia e la sostenibilità.
OpenAI potrebbe assorbire il 20% di elettricisti e tecnici edili statunitensi
L’azienda prevede un impatto diretto sull’occupazione tecnica: solo le sue operazioni, si legge nel documento, potrebbero richiedere fino al 20% degli attuali elettricisti e tecnici edili statunitensi.
OpenAI propone inoltre obiettivi nazionali molto aggressivi, tra cui la costruzione di 100 gigawatt di nuova capacità energetica ogni anno, e invita il governo federale a sostenere l’espansione dell’AI attraverso crediti d’imposta, procedure autorizzative semplificate e immunità legale per le aziende che lavorano su valutazioni di sicurezza, in particolare per la protezione dei minori.
La società chiede anche una cornice normativa unificata, con un ruolo chiave del Congresso, per garantire protezione alle imprese che collaborano con il Center for AI Standards and Innovation, evitando il frammentato mosaico di regolamentazioni statali. Parallelamente, OpenAI intende potenziare la produzione onshore di componenti critici tramite l’iniziativa Stargate e sviluppare nuove partnership strategiche nella robotica e nei dispositivi AI.
Non mancano però i segnali di allarme: mentre gli investimenti nei data center crescono a ritmo vertiginoso, quelli destinati alle fabbriche tradizionali risultano in calo.
Una tendenza che preoccupa economisti e analisti, timorosi che l’AI possa drenare risorse da altri comparti industriali, accentuando squilibri strutturali. Una scommessa da mille miliardi che potrebbe ridefinire il modello produttivo degli Stati Uniti – o accentuare le distanze tra le promesse dell’intelligenza artificiale e la realtà dell’economia industriale.


