Banda ultralarga

Open Fiber riduce il gap dell’Italia nella fibra FTTH

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L’Italia è al secondo posto per crescita di unità immobiliari cablate passando da una copertura del 24% del 2018 al 31% nel 2019 per un totale di 8,2 milioni di unità immobiliari.

Cresce in Italia la copertura in FTTH e nel 2019 il nostro Paese è il secondo in Europa per incremento annuo in termini assoluti di unità immobiliari passate in fibra fino alle case, con una crescita di 1,5 milioni di unità. Gran parte di questa crescita dipende da Open Fiber. E’ quanto emerge dal report condotto dall’FTTH Council Europe, l’associazione punto di riferimento in Europa per la fibra, che grazie ad uno studio affidato ad IDATE ha fotografato la situazione delle reti in fibra in Europa.

Italia recupera su fibra: seconda in Ue per aumento copertura case 

Sempre più case in Italia sono connesse alla fibra ottica. Il nostro Paese è secondo in Europa per incremento in numeri assoluti. E, con un totale nel 2019 di 8,2 milioni di abitazioni connesse, l’Italia è terza in Ue sempre in termini assoluti. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto Fiber Market Panorama realizzato da IDATE per Ftth (Fiber To The Home) Council Europe che fotografa lo sviluppo della copertura e del take-up delle reti interamente in fibra in 39 paesi europei. Le case connesse alla fibra nella sola Ue sono 88,1 milioni. Il mercato italiano conferma i progressi, anche grazie al lavoro portato avanti da Open Fiber, recuperando terreno nella copertura generale. Nel 2019, si legge nel rapporto, il tasso di copertura generale delle reti Ftth in Italia è salito dal 24% al 31%. Miglioramenti anche sul numero di abbonati italiani: al settembre 2019 erano il 4,1%, ma il dato è in aumento del 45,3% sul 2018, con 346mila utenti in più.

Architettura future proof

L’architettura tutta in fibra (FTTH) è la più adatta a garantire un servizio stabile e future proof, una infrastruttura su cui anche gli incumbent di tutta Europa si sono focalizzati ‘spinti’ dall’ingresso nel mercato di operatori alternativi (ad oggi il 41% delle infrastrutture in fibra ottica europee è realizzata da imprese ex-monopoliste).

I dati registrati dalla ricerca IDATE di quest’anno sono incoraggianti. Infatti, se si prendono in considerazione i 28 Stati appartenenti all’Unione Europea, l’Italia è al secondo posto per crescita di unità immobiliari cablate passando da una copertura del 24% del 2018 a circa 31% nel 2019 per un totale di 8,2 milioni di unità immobiliari (dati settembre2019).

Bassanini ‘Ingresso di nuovi operatori ha cambiato la situazione’

“Il nostro Paese è partito in ritardo rispetto ad altri nella realizzazione e nell’utilizzo di questo tipo di infrastruttura, soprattutto a causa della prolungata assenza di investimenti sulle reti di accesso fisso  – ha sottolineato il Presidente di Open Fiber, Franco BassaniniL’ingresso di nuovi operatori come Open Fiber ha cambiato la situazione e i risultati si iniziano a vedere”.

“Open Fiber dalla sua nascita ha sempre sostenuto l’importanza della concorrenza infrastrutturale nel settore delle telecomunicazioni, un assetto di mercato che sta già portando vantaggi a tutti i cittadini e iniziando a colmare il digital divide, anche nelle zone rurali e più remote del Paese – sottolinea Bassanini –. Il modello wholesale only si è dimostrato, infatti, il più adatto a garantire l’accesso alla rete in forma neutrale e non discriminatoria a tutti gli operatori con evidenti benefici per i consumatori in termini di pluralità e ricchezza dei servizi disponibili”.

La bontà del modello wholesale only è confermata sia nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, in fase di recepimento da parte del Parlamento italiano, sia nelle analisi svolte dall’Agcom e dall’Agcm. Anche il Parlamento italiano, ad amplissima maggioranza,  con il decreto fiscale del 2018 (art. 23-ter) ha espresso un chiaro orientamento a favore del modello wholesale only.

Banda ultralarga servizio universale

C’è chi va anche oltre e propone di inserire la banda ultralarga nel perimetro del servizio universale nella nota pubblicata da Astrid “Dopo il coronavirus: gli interventi di medio lungo periodo per il digitale” (scarica il documento in PDF) a cura di Antonio Perrucci, direttore di Astrid Led, e Paolo Lupi, vicedirettore Direzione tutela Consumatori dell’Agcom. “In un’ottica di complementarità con le misure a sostegno della domanda di servizi a banda larga, l’inserimento della banda ultra-larga nel perimetro del servizio universale (SU) costituirebbe un ulteriore contributo verso la riduzione del problema della limitata penetrazione in Italia della banda larga (30,6%) ed ultra-larga (13,4%) rispetto alla media europea (48,7% e 25,9%) – scrivono gli autori – Del resto, e qui l’attualità del tema, il servizio universale viene comunemente definito come un insieme di servizi di ben definita qualità, essenziale alla formazione, alla salute o alla sicurezza pubblica, di cui si avvale la maggioranza della popolazione ad un prezzo abbordabile. Lo strumento per inserire la banda ultra-larga nel SU potrebbe essere offerto dalla trasposizione della direttiva UE 2018/1972 che istituisce il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, il quale all’art. 84 modifica il paniere dei servizi costituenti il SU per includervi, appunto, l’accesso a un “adeguato” servizio a banda larga in postazione fissa”.

L’obiettivo di Open Fiber è raggiungere oltre 20 milioni di unità immobiliari entro il 2023.