Banda ultralarga

Open Fiber? Numeri deludenti e futuro incerto. Nessuna novità neanche con il nuovo Ad Giuseppe Gola

di Arnaldo Fitzcarraldo |

Azienda sempre con l’acqua alla gola, ma gli azionisti e le banche creditrici saranno disposti a fare altri sacrifici? Intanto ad aprile ci sarà il rinnovo del CdA e del vertice dell’azienda. Il Governo dovrà intervenire e forse è il momento delle scelte coraggiose.

La gestione insufficiente di Open Fiber continua anche sotto il nuovo amministratore. Come è noto, Giuseppe Gola ha preso le redini dell’azienda da Mario Rossetti, che si era già dimostrato un manager non adeguato al raggiungimento degli obiettivi prefissati. E si è visto come è andata a finire: risultati del tutto deludenti, numero di connessioni da far sorridere, scadenze di fine lavori saltate, con in più la riproposizione degli stessi problemi anche nelle Aree Grigie, quelle del PNRR.

Nessuna soluzione di continuità tra la vecchia e la nuova gestione di Open Fiber?

In molti (e noi tra quelli) speravano che il nuovo AD Giuseppe Gola avesse il coraggio di fare una operazione di pulizia rispetto alla gestione precedente. Invece niente. Tutto come prima. Anzi, il rischio concreto, secondo alcuni addetti ai lavori che conoscono da vicino l’azienda e la sua gestione, è che “…si copra il passato e si continui come nel passato”.

Ad esempio, ancora ad oggi nessuno sa, neanche la Commissione europea, quali e quante sono le case effettivamente connesse da Open Fiber.

La storia senza fine della rete nelle aree Aree Bianche

L’ unico dato certo è il numero di clienti attivi nelle Aree Bianche sussidiate al 100% con fondi pubblici. Al 31 dicembre 2023 sono state attivate solo 240.578 Unità Immobiliari a fronte di lavori contabilizzati per un importo di 1.783.781.431 di euro. Ogni linea attivata è pertanto costata allo Stato circa 7.500 euro. Non c’è che dire…

Poi c’è il caso eclatante, sempre nelle Aree Bianche, delle aree coperte da FWA (Fixed Wireless Access) su cui bisognerebbe aprire una indagine ufficiale. Perché?

Perché su un totale di 1.597.753 Unità Immobiliari e di 190.447 Unità Immobiliari senza backhauling dichiarate da Open Fiber, figurano ad oggi solo 536 clienti attivi.

Lo ripetiamo per chi non lo avesse compreso: solo 536 clienti.

Come mai?

Forse semplicemente perché la rete non esiste. Questa è la risposta che dichiarano i tecnici a conoscenza della questione.

E ora il vicolo cieco delle Aree Grigie

In aggiunta, Open Fiber non ha praticamente clienti nelle Aree Grigie. Ed i ritardi ormai conclamati nei lavori faranno perdere quasi sicuramente all’Italia i soldi del PNRR, nonostante il Governo abbia dimezzato il numero dei civici da connettere.

E intanto il debito cresce fino a diventare una montagna

Tutto questo a fronte di un debito monstre che l’azienda (controllata da CDP) ha accumulato e che ha raggiunto i 6 miliardi di euro, oltre alle necessità finanziarie che tecnici stimano per le Aree Bianche di altri miliardi di euro per terminare i lavori, che sono oggi circa al 50% e connettere quindi realmente tutte le Aree Bianche.

Quindi un bel disastro. Un disastro rispetto al quale l’AD Giuseppe Gola fa finta di niente, o semplicemente non riesce a far altro, dal momento che non ha dato alcun elemento di inversione di tendenza. Quello che sembra fare costantemente settimana dopo settimana è girare per i palazzi romani con l’obiettivo di chiedere fondi pubblici a favore di Open Fiber.

E ora che succederà?

Resta solo da chiedersi: ma gli azionisti e le banche creditrici saranno disposti a fare altri sacrifici? Intanto ad aprile ci sarà il rinnovo del CdA e del vertice dell’azienda.

Una domanda legittima, ma ciò che invece appare inevitabile è che il Governo dovrà intervenire? Un nuovo mal di testa per il premier Giorgia Meloni? Forse è il momento delle scelte coraggiose.

Naturalmente saremmo ben lieti di ospitare il punto di vista di Open Fiber sulle pagine di questo giornale, nel caso in cui l’azienda volesse precisare o confutare quanto qui indicato.

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