Il caso

Open Fiber si ritira dalle aree grigie?

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I problemi di Open Fiber nel rispettare le stringenti milestone di copertura al 2026 del piano 'Italia 1 Giga' sono sempre più evidenti e mettono a rischio i fondi da 1,8 miliardi del Pnrr.

I problemi di Open Fiber nel rispettare le stringenti milestone di copertura al 2026 del piano Italia 1 Giga sono sempre più evidenti. Il rischio di perdere i fondi del Pnrr, pari a 1,8 miliardi di euro, è più che concreto per stessa ammissione dell’operatore controllato da Cdp (60%) e Macquarie (40%). E’ quanto emerge da un articolo odierno del Sole 24 Ore, che mette il dito nella piaga.

La situazione è grave e i dati emersi dalla riunione che si è tenuta il 30 gennaio al Dipartimento per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio (cui compete la responsabilità delle aree grigie) con Infratel ha attestato un quadro a tinte fosche.

In sostanza, l’azienda vuole coprire meno numeri civici rispetto al bando di gara originario ma allo stesso compenso. Chiede 900 milioni di extra costi. E’ in ritardo di due anni. Infine, i numeri che dà non sono certificati: nessuno sa quante sono le case realmente connesse da Open Fiber.   

Open Fiber non è più in grado di andare avanti?

Open Fiber, quando vinse la gara per le aree grigie, doveva collegare 3,9 milioni di numeri civici. Dopo i controlli che l’azienda sostiene di aver fatto i numeri civici sarebbero calati a 1,9 milioni.

A questo punto il Governo ha preso atto di questo cambio di programma comunicato da Open Fiber, mantenendo peraltro lo stesso prezzo pattuito per 3,9 milioni di civici originari. Si noti bene che, invece, nelle aree bianche si parla di unità immobiliari. La differenza è che un numero civico, numero 27 ad esempio, ci sono 10 appartamenti, vale a dire 10 unità immobiliari.  

In sostanza, un numero civico è costato un migliaio di euro, raddoppiando il valore.

Dimezzati i civici da connettere, aumenta la fibra da stendere

Ma pur avendo ridotto a 1,9 milioni di numeri civici da connettere – una riduzione del 47% rispetto all’impegno iniziale – Open Fiber ha comunicato di aver bisogno di stendere 20mila chilometri di fibra in più rispetto ai 60mila previsti dal bando. Motivo? Per collegare numeri civici “inesistenti”, che in origine non c’erano, immobili che di fatto sono più “sparsi” del previsto, con un aumento ulteriore dei costi a carico dell’operatore.

Le modifiche richieste al piano originario

In sostanza, pur riducendo della metà il numero di civici da connettere, l’operatore ha bisogno di più chilometri di fibra per raggiungere l’obiettivo.

Per fare ciò, Open Fiber ha chiesto al Governo 900 milioni di euro di extra costi.

Quindi: Open Fiber chiede di fare la metà dei lavori, nel contempo ottiene il doppio del prezzo.

E poi comunica al Governo che non riuscirà a chiudere i lavori entro il 2026, data ultima per ottenere i fondi del Pnrr, e chiede al Governo un anno e mezzo o due anni in più. Finirebbero le aree grigie nel 2028 o 2029.

Un altro problema è che i numeri di Open Fiber non sono certificati. Nessuno di fatto sa con certezza se questi numeri sono reali.    

Media di connessione di 36mila civici al mese a fronte dei 70mila necessari

In relazione al “Piano Italia a 1 Giga” che utilizza i fondi europei del PNRR, Open Fiber sarebbe riuscita a collegare in media solo circa 36.000 numeri civici al mese (usiamo il condizionale perché la correttezza di questi numeri è tutta da dimostrare da parte dell’azienda), a fronte dei circa 70.000 necessari a rispettare impegni presi. Deludendo anche le aspettative riposte nel cambio dell’AD. L’azienda guidata da Giuseppe Gola ha infatti mancato i target previsti alla fine del 2023, con un numero di civici collegati pari a poco più di 238.000 (anche la correttezza di questi numeri dichiarati dall’azienda andrebbe verificata) invece dei circa 554.000 previsti dai nuovi obiettivi di gara, numeri peraltro già notevolmente ridimensionati rispetto ai precedenti target definiti al momento delle assegnazioni di gara. Più in generale, la quota dei civici collegati rispetto al target previsto è di volume inferiore al valore di soglia previsto da contratto e dovrebbe far scattare la immediata revoca del contributo pubblico.

In tutto questo, l’amministratore delegato di Open Fiber Giuseppe Gola avrebbe anche minacciato di ritirarsi se non vedrà soddisfatte le sue richieste in termini di extra costi e tempo in più per raggiungere i nuovi target.