Banda ultralarga

Open Fiber, il MiSE conferma i risultati disastrosi

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I numeri pubblicati dal ministero per il mese di settembre rivelano appena 54 mila unità immobiliari attivabili nelle Aree bianche. Il silenzio incomprensibile di CDP. Necessario un cambio dei vertici di Open Fiber.

Leggiamo ormai con divertito stupore le dichiarazioni dei top manager di Open Fiber su alcuni giornali e testate online che celebrano roboanti risultati raggiunti e magnifiche performance. Peccato che quei dati esibiti con tanta convinzione non siano veritieri.

Del resto anche l’orchestra sul Titanic suonava mentre la nave stava affondando. E suonava perché il capitano aveva ordinato agli orchestrali di continuare a suonare per distrarre gli ignari passeggeri.

Ma ora è tempo di finirla con le spacconerie di risultati che sono frutto di manipolazioni dei dati. Quello che conta sono i fatti e i fatti sono quelli indicati dai numeri ufficiali del Governo. Il resto è fumo negli occhi.

Stato di avanzamento del piano BUL

Ecco perché è sufficiente leggere il Report Stato di avanzamento del piano strategico per la banda ultralarga del MiSE, pubblicato da Infratel appena lo scorso 7 ottobre e confrontarlo con lo stesso Report uscito il 9 settembre e con il data base di vendibilità nella disponibilità di tutti gli operatori di telecomunicazioni, per capire qual è la situazione reale.

Alla fine di settembre scorso il numero complessivo di unità immobiliari, dove il servizio di Open Fiber è attivabile, è di 2.037.636 unità. Alla fine di agosto 2022 erano 1.983.471. La differenza è stata quindi di sole 54.165 unità immobiliare attivate da Open Fiber nell’ultimo mese.

A questo punto, non possiamo non rilevare che tutti i numeri diramati in questi ultimi giorni attraverso quotidiani e portali online sono del tutto infondati. Falsi. E colpisce il fatto che nessun giornalista, tra quelli che ne hanno scritto, si sia preso la briga di andare a controllare i numeri diffusi da Infratel.

Viene anche voglia di chiedersi, per l’ennesima volta, cosa faccia Barbara Marinali, Presidente di Open Fiber, la quale dovrebbe (almeno lei) occuparsene, facendo le dovute verifiche interne.

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Gli obiettivi prefissati

Secondo quanto previsto dalla concessione, Open Fiber deve infatti rendere attivabili 6.411.150 unità immobiliari entro il mese di giugno del 2023, come lo stesso Guido Bertinetti (neodirettore della rete di Open Fiber e da pochi giorni anche Amministratore Delegato del Consorzio Open Fiber Network Solutions) ha dichiarato in alcune sue interviste a portali online nell’ultima settimana.

Per rispettare i tempi, Open Fiberdeve quindi rendere attivabili altre 4.373.514 unità immobiliari da qui a giugno 2023, il che equivale ad una media mensile di circa 490.000 realizzazioni contro le 54.000 dello scorso mese di settembre. 

Se Open Fiber dovesse proseguire con la velocità dello scorso mese di settembre, avrebbe bisogno di altri 82 mesi (7 anni meno 2 mesi) per finire i lavori, il che vuol dire arrivare al 2030. 

Sorprendentemente, sempre lo stesso Guido Bertinetti, ha dichiarato che “…nel corso del 2022 abbiamo realizzato circa il 50% di quanto fatto nei quattro anni precedenti…

Aree bianche

Ora, considerato che le unità immobiliari attivabili nelle Aree bianche sono state messe a disposizione sostanzialmente solo negli anni 2020 e 2021, è matematicamente evidente che se nell’anno 2022 si procedesse alla stessa velocità degli anni precedenti si realizzerebbe in un anno esattamente il 50% di quanto fatto fino ad adesso, ovvero nei due anni precedenti. E quindi è chiaramente dimostrato che non c’è alcuna accelerazione nell’operato di Open Fiber. Anzi.

Lo ripetiamo: nelle Aree bianche le unità immobiliari non sono state messe a disposizione nei quattro anni precedenti, come affermato da Guido Bertinetti, ma solo negli ultimi due anni, peraltro i due anni della pandemia. 

Ad ogni modo, vi riportiamo di seguito la tabella delle unità immobiliari realizzate quest’anno da Open Fiber.

Unità Immobiliari con servizio attivabile realizzate 2022
GennaioFebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembre
63.29277.451106.56771.71452.99435.13846.55537.29854.165

Considerato che alla fine del 2021 le unità immobiliari erano 1.844.000 è difficile affermare di aver realizzato il 50% di quanto fatto negli anni precedenti.

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Dario Scannapieco ha il polso della situazione?

A questo punto viene da chiedersi: ma Dario Scannapieco, AD di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che detiene con il 60% il controllo su Open Fiber, ha chiara la gravità della situazione?

E Dario Scannapieco si rende conto che rappresentare i dati in questo modo, da parte di una società controllata da CDP come Open Fiber, non è corretto? Anzi rappresenta un fatto ancor più grave per una società a controllo pubblico, che dovrebbe fare della trasparenza un cavallo di battaglia?

Infine, anche se volessimo guardare ai km di infrastruttura realizzata, numeri che tanto amano esibire come trofei Mario Rossetti, AD di Open Fiber e i suoi top manager, balza subito agli occhi il fatto che tali numeri non hanno alcuna importanza, sia per gli obblighi assunti con lo Stato sia per i cittadini a cui il servizio è destinato. E la ragione è molto semplice: perché Open Fiber deve realizzare unità immobiliari “attivabili.” 

E ora andiamo a vedere perché ci sono notevoli ritardi anche in questo caso.

Open Fiber dichiara infatti che realizzerà 20.000 km di infrastrutture alla fine dell’anno in corso 2022. 

Peccato che il piano industriale predisposto solo alcuni mesi fa proprio da Mario Rossetti aveva fissato l’obiettivo per il 2022 28.489 km.

Quindi già sappiamo oggi che, nel migliore dei casi, Open Fiber realizzerà 8489 km in meno rispetto all’obiettivo previsto. E se consideriamo che nel 2021 (in piena pandemia) i km realizzati sono stati 16.497 il risultato di 20.000 km esibito come un record rimane comunque anch’esso estremamente deludente.

Qualcuno di voi potrebbe ritenere che la nostra visione sfiori l’ironia, ma è tutto drammaticamente vero e non riusciamo a capacitarci più davvero di come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) possa far finta di niente e continuare ad ascoltare l’orchestra che suona nel salone delle feste, incurante dell’iceberg che ha già danneggiato la chiglia del Titanic.

Ma è tutto davvero così nero?

Appunto, anche la situazione delle Aree nere, come avevamo anticipato giorni orsono, non è migliore e tutti abbiamo letto come ormai gli operatori si stiano rivolgendo anche a provider diversi da Open Fiber per portare avanti il loro business visto che Open Fiber non rispetta i piani che ha dichiarato. Ultimo, il caso dell’accordo Iliad-Fastweb. Il tutto mette ovviamente a rischio la sostenibilità del piano industriale di Open Fiber e mette a rischio lo sviluppo economico del Paese.

Certo sarebbe sconcertante se, dopo i roboanti annunci di presunti grandi risultati raggiunti e diramati propagandisticamente nell’ultimo anno, si scoprisse che il piano industriale di Open Fiber dovesse essere rifatto?

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Piano industriale da rifare?

E sì, perché l’attuale Piano industriale è stato redatto dallo stesso Mario Rossetti (e dai suoi dispendiosi consulenti) quando ricopriva l’incarico di Direttore Generale e questo suo Piano industriale è stato approvato nello scorso mese di dicembre (quasi un anno fa) proprio quando sempre lui, Mario Rossetti, fu nominato Amministratore Delegato di Open Fiber.

Come possono CDP e Macquarie permettere che venga rivisto un Piano industriale approvato neanche un anno fa?

Si saranno chiesti se la revisione in vista serva magari a coprire i buchi della gestione e nascondere gli insuccessi registrati?

Che la situazione fosse drammatica lo stiamo dicendo da mesi. E le nostre affermazioni sono basate su fatti, non su opinioni o false dichiarazioni. Come abbiamo scritto più volte, per capire quanto l’operatività aziendale fosse allo sbando, bastava guardare ai risultati deludenti emersi chiaramente già a partire dal primo trimestre dell’anno in corso. Le innumerevoli uscite dei manager apicali (un numero record, quanto sospetto di dimissioni a raffica) erano, infine, un altro segnale chiaro e preoccupante.

Tutti coloro che dovrebbero intervenire però, sembra, continuino a far finta di niente, a partire dai vertici di CDP.

C’è da sperare che qualcuno intervenga presto, perché non c’è tempo da perdere, ed è necessario assicurare un cambio di passo ad Open Fiber, il cui futuro è legato alla scelta di un manager capace e concreto che guidi l’azienda con rinnovato slancio.