Editoriale

Open Fiber, avanti a stop and go. A rischio i fondi europei? E Infratel cosa dice?

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Difficoltà ad eseguire i lavori affidati, ritardi nei collaudi e/o nelle rendicontazioni, soluzioni tampone (per risolvere questo o quel problema) di cui certo non si percepisce l’efficacia e, su tutto, il rischio di non riuscire a spendere fondi pubblici già assegnati e da assegnare. Una situazione non facile, con CDP alla finestra.

Nel 2022, ovvero nell’anno in corso, la povera Infratel ha dovuto rifiutare una media del 74% dei progetti presentati da Open Fiber. Perché?

Molto semplice, 3 progetti su 4 sono stati fatti male. E il guaio è che tutti lo sanno, ma nessuno sembra fare obiezioni. Un segreto di Pulcinella. Ma, ahimè, è un dato che dimostra la scarsa qualità con cui Open Fiber sotto la nuova gestione guidata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), ormai dallo scorso agosto, sta realizzando i progetti. La scarsa qualità fa bocciare i progetti e questo genera i ritardi nell’esecuzione dei lavori che l’azienda sta accumulando. E a questo proposito, sarebbe interessante sapere se sono previste penali in caso di mancata consegna nei tempi previsti e (nel caso in cui fossero previste) se Infratel stia applicando o meno queste penali (o abbia in animo di applicarle). 

Le cose non vanno meglio per l’utilizzo dei fondi europei e nazionali

Allo stato attuale l’avanzamento in ambito FESR (Fondi Europei di sviluppo regionale) vede 897 Comuni collaudati su 1505 approvati, solo il 59%. Mentre l’avanzamento in ambito FEASR (Fondo europeo agricolo per sviluppo rurale) va anche peggio: solo 728 Comuni collaudati su 1548 approvati, appena il 47%.

Nessuno sa quanti sono i progetti effettivamente rendicontati che sono poi quelli che contano

Il rischio è che molti fondi europei potrebbero andare purtroppo persi. Ma allora viene da chiedersi, se Open Fiber non è stata in grado di spendere fondi europei pluriennali del budget ordinario, come farà con i fondi straordinari del PNRR per le Aree grigie? Una domanda peraltro più che legittima, se si considera quanto appaia compromessa anche la situazione dell’avanzamento dei fondi nazionali: 581 Comuni collaudati contro 1607 approvati, pari al 36% e questo perché, per cercare di rattoppare la situazione, l’azienda ha spostato risorse verso i progetti europei. Non ci sembra francamente che la gestione attuale di Open Fiber si stia dimostrando all’altezza della situazione. CDP dovrebbe intervenire rapidamente, prima che sia troppo tardi e non vi siano più spazi di recupero. E, a volerla dir tutta, anche Macquarie Asset Management dovrebbe iniziare a preoccuparsene.

E gli avanzamenti lavori?

La situazione è ancora più critica se guardiamo ai numeri degli arretrati (backlog) nelle aree bianche (C&D):

  • 273 ordini di lavori “onerosi” sono bloccati per via della loro “onerosità”, perché hanno un costo medio di 7421 euro contro 519 euro a budget. Ovvero più di 14 volte rispetto ai costi stimati.
  • Poi c’è la distanza media dall’utenza di 202 metri. Ma Open Fiber, ci pare di ricordare che avesse sempre affermato che la distanza media era di 40 metri? Come si giustificano queste differenze? Anche in questo caso, una maggiore trasparenza sarebbe necessaria, dal momento che si impiegano fondi pubblici.
  • 900 ordini di lavori con prescrizione (vuol dire che i lavori sono richiedono ulteriori interventi, ad esempio in relazione alla profondità delle micro-trincee o ai ripristini del manto stradale)
  • Infine ci sono i 1731 euro come costo medio di questi ordini con prescrizione vs. 868 euro senza prescrizione. Anche qui, quindi, un raddoppio dei costi.

Ma i dati negativi non sono solo questi.

Il tasso di conversione è di circa il 60% nelle Aree bianche. Questo vuol dire che solo 6 clienti su 10 vengono serviti. E cosa succede agli altri? È possibile che non ricevano mai il servizio per il quale avrebbero diritto. E, domanda anche più rilevante, cosa dice Infratel di tutto questo?

Ci sono poi ordini lavori che hanno giacenza addirittura superiore ai 120 giorni.

Open Fiber Network Solutions: l’epopea del Consorzio

Per non farci mancare nulla, è sbocciata a un certo pumnto la brillante idea di fare un inutile Consorzio, il Consorzio Open Fiber Network Solutions.

I piani redatti dal nuovo management di Open Fiber prevedono l’assunzione di 200 persone a tempo pieno, tra tecnici ed operai, entro il prossimo settembre.

Ma come è possibile raggiungere questo obiettivo? 

Ad oggi il piano di recruiting sembra far acqua da tutte le parti. Due sono i canali che il Consorzio sta utilizzando.

Per canali interni, Open Fiber ha ricevuto solo 30 Curriculum vitae, 13 intervistati, 11 offerte preparate. Per queste 11 persone è necessaria comunque una attività di formazione, perché sono persone che non hanno le competenze necessarie per il lavoro. 

Tramite Agenzie del lavoro, 1611 Cv ricevuti, intervistati dalle agenzie sono stati 129, quelli intervistati dal Consorzio 23.

A questo punto sorge spontanea la domanda su quali siano stati i risultati della campagna stampa fatta sui principali giornali italiani (di cui ci siamo occupati su queste pagine)? E allora quanti Cv validi sono stati raccolti?  

Il Consorzio che doveva servire per fare lavori direttamente, in prima persona, sta adesso cercando partner per fare ulteriori subappalti, magari prendendoli dallo stesso bacino dei tradizionali subappaltatori dei fornitori di Open Fiber.

Le cose non vanno meglio sul fronte della logistica

Il Consorzio ha chiuso contratti per 180 mezzi produttivi e di movimentazione per un valore di € 12 milioni. È vero che ha acquistato camion prevalentemente usati? È vero che il loro valore medio è di € 90.000? Con furgoni ad un prezzo medio di € 40.000 (per scavi/posa) € 25.000 euro (per giunzioni), trencher per scavo mini trincea ad un prezzo medio di € 105.000, € 55.000 per micro trincea, quindi mini escavatori ad un prezzo medio di € 55.000, infine pale compatte ad un prezzo medio € 95.000.

Quali procedure sono state seguite per l’acquisizione di tali mezzi? E, una volta finiti i lavori, cosa succederà al personale del Consorzio?

Potrebbe essercene abbastanza perché la nuova presidente di Open Fiber, nominata da CDP e da allora in silenzio, si ponesse il problema di dar luogo alle azioni previste per fugare ogni dubbio. Anche perché potrebbe essere utile dare risposte concrete e certe a tutti i quesiti e le considerazioni sin qui avanzate, nel nome innanzitutto della trasparenza…