Nvidia ha annunciato il lancio di Spark, un compatto e potente ‘supercomputer personale per l’AI’ che sarà disponibile a partire dal 15 ottobre. Questo dispositivo, presentato inizialmente come Digits, è ora ufficialmente il DGX Spark ed è progettato per rendere accessibile l’elaborazione avanzata dell’AI a ricercatori, studenti e sviluppatori.
Con una configurazione che include il superchip GB10 Grace Blackwell, 128 GB di memoria unificata e fino a 4 TB di storage NVMe SSD, Spark è in grado di elaborare modelli fino a 200 miliardi di parametri, erogando un petaflop di potenza computazionale.
Nonostante le specifiche da data center, il DGX Spark si distingue per le sue dimensioni ridotte, tanto da poter essere collocato comodamente su una scrivania e alimentato da una normale presa di corrente. Il prezzo, inizialmente previsto a 3.000 dollari, è stato aggiornato a 3.999 dollari.
La commercializzazione avverrà sia tramite il sito ufficiale Nvidia che attraverso partner selezionati. Il CEO Jensen Huang ha sottolineato l’importanza di democratizzare l’AI, immaginando un mondo in cui ogni ricercatore o studente abbia un supercomputer AI sulla propria scrivania.
Oltre alla versione originale, diversi produttori – tra cui Acer, Asus, Dell, HP, Lenovo, MSI e Gigabyte – presenteranno modelli personalizzati basati su Spark, mantenendo le specifiche principali ma con possibili variazioni estetiche o funzionali.
Questo lancio segna una tappa importante nella miniaturizzazione dell’hardware AI, favorendo un accesso più ampio agli strumenti avanzati di calcolo e accelerando la sperimentazione in ambienti non industriali.
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Il Premio Nobel 2025 evidenzia innovazione e distruzione creativa nell’era dell’AI
Il Premio Nobel per l’economia 2025 è stato assegnato a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt per aver teorizzato come l’innovazione alimenti la crescita economica attraverso un meccanismo di ‘distruzione creativa’.
Il riconoscimento arriva in un momento storico in cui l’adozione accelerata dell’AI pone sfide cruciali per l’equilibrio sociale e istituzionale. La loro ricerca sottolinea che il progresso tecnologico, se non accompagnato da adeguate riforme nelle istituzioni, nei mercati del lavoro e nella governance, rischia di alimentare tensioni e disuguaglianze.
L’articolo mette in luce come il dibattito odierno sull’AI rievochi antichi conflitti: da una parte i ‘doomer’, che temono scenari apocalittici causati da intelligenze fuori controllo; dall’altra gli ‘accelerationist’, favorevoli a uno sviluppo senza freni per cogliere ogni opportunità.
Al centro, la vera preoccupazione: l’adattamento delle società. Aghion individua tre minacce principali alla continuità della crescita: la chiusura dei mercati, la crisi climatica e la concentrazione del potere in poche aziende che dominano il settore AI.
Il premio evidenzia che l’innovazione non può prescindere da contesti culturali aperti, politiche pubbliche efficaci e investimenti nella ricerca di base. L’adozione dell’AI, secondo l’autore, non può essere né frenata irrazionalmente né lasciata a una logica puramente di mercato.
Serve un’azione regolatoria intelligente, formazione continua per i lavoratori, e politiche antitrust che garantiscano una concorrenza sana. Il rischio, altrimenti, è che la nuova ‘distruzione creativa’ frantumi le fondamenta stesse della coesione sociale e dell’equità economica.
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