Mercato auto

Norvegia go electric, a batteria l’80% delle nuove immatricolazioni nel 2022. Italia nella trappola dell’immobilismo  

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Il Paese scandinavo batte ogni record e si avvia verso il traguardo della prima nazione ‘full electric’ entro il 2025. L’Italia rannicchiata su se stessa rischia di perdere tutti i treni verso il futuro. Dal 2035 si potranno vendere solo auto elettriche sul mercato europeo, come vogliamo arrivarci a questo appuntamento?

La Norvegia è (quasi) full electric

Durante tutto lo scorso anno in Norvegia si sono vendute 174.329 auto di nuova immatricolazione. Il 79,3% è stato a batteria, cioè ben 138.265 vetture. È probabilmente un record a livello mondiale, sicuramente per il Paese scandinavo si tratta di un nuovo traguardo raggiunto verso la mobilità zero emissioni, visto che nel 2021 la quota di nuove immatricolazioni di auto elettriche aveva raggiunto il 64,5% del totale.

I dati sono stati diffusi dalla Norwegian Road Federation, che ha stimato al contrario una consistente decrescita di nuove immatricolazioni di auto ibride plug-in, che si sono fermate a 14.336 unità nel 2022, il 60% in meno su base annua.

Male anche le auto a benzina e diesel, che avrebbero perso rispettivamente il 16,2% e il 23% del mercato durante lo scorso anno.

Un vero e proprio boom della mobilità elettrica in Norvegia che potrebbe anche centrare il suo ambizioso obiettivo di divenire la prima nazione full electric entro il 2025.

Nuove tasse automobilistiche, ma l’onda elettrica non si ferma in Norvegia

Il problema, secondo molti osservatori, è che proprio con l’arrivo del 2023 dovrebbe scattare una nuova tassazione sulle auto di proprietà, piuttosto elevata per i possessori di veicoli elettrici.

Ma questa situazione non sembra spaventare ne i consumatori (che hanno giocato di anticipo, acquistando in massa veicoli elettrici prima dell’entrata in vigore della nuova legge), ne i produttori, visto che la Hyundai Motor Norway ha annunciato che dal 2023 venderà solo ed esclusivamente auto a batteria.

Negli ultimi due anni la Hyundai ha venduto 25 mila vetture nel Paese scandinavo, di cui il 93% a batteria. Attualmente la casa giapponese detiene solo il 5,2% del mercato norvegese. A dimostrazione che quando un Paese investe seriamente in un settore e ne pianifica la crescita l’industria apprezza sempre.

In generale è la Tesla ha dominare il mercato dell’auto in Norvegia (ed è già il secondo anno consecutivo), conquistando il 12,2% delle nuove immatricolazioni del 2022, grazie al modello di punta Model Y, seguita dalla Volkswagen (11,6%), con il modello ID.4, e dalla BMW (8,1%), con il modello iX.

E in Italia? A quando la svolta?

Fin qui una bella storia. Anche noi avremmo potuto raccontare qualcosa un percorso molto positivo, i dati erano buoni fino alla metà dell’anno passato, poi qualcosa è cambiato, in negativo.

Il 2022 è stato amaro per la mobilità elettrica italiana, con una diminuzione di nuove immatricolazioni di auto a batteria stimabile attorno al 26%, secondo nuovi dati Unrae: 49.536 nuove unità contro le 67.533 del 2021 (si abbassa anche la quota di mercato sul totale, da 4,6% a 3,7%).

Male anche le ibride plug-in, che nel 2022 perdono un 3% di mercato, passando dalle 69.809 nuove immatricolazioni registrate nel 2021 alle 67.947 del 2022.

Unico dato positivo il trend delle auto ibride che aumentano le nuove immatricolazioni in Italia, da 427.488 del 2021 a 454.989 del 2022, con un balzo in avanti in termini di quota di mercato, dal 29% al 34,2%.

Il perché di questo risultato è presto dato: il Governo Conte aveva messo delle risorse finanziarie a sostegno del mercato dell’emobility italiana, ma è anche vero che ha cambiato troppe volte le regole in corsa, creando confusione e smarrimento.

Poi è arrivato il Governo Meloni, che ha clamorosamente iniziato a contrastare la mobilità elettrica, lanciando messaggi equivoci ai consumatori, generando sfiducia sul mercato, allontanando gli investitori e rallentando il lavoro di chi ancora crede in questa transizione sostenibile dell’industria dell’auto.

Non solo incentivi, serve capacità politica

Proprio ieri sono stati annunciati per il 2023 altri 630 milioni di euro di incentivi all’acquisto di auto a zero/basse emissioni inquinanti, quindi anche per le auto a batteria, ma diversi ministri continuano ad evocare spettri, senza spiegare ai cittadini cosa significa per le loro tasche fare a meno del futuro quando questo è a portata di mano, cosa significa rimanere ancorati ad una vecchia industria e a vecchi paradigmi di impresa, in un momento in cui perdere il treno dell’innovazione equivale a soccombere sui mercati internazionali.

Il problema però e che dal 2021 al 2022 sono diminuiti in valore relativo gli incentivi per l’acquisto di una vettura elettrica per consumatore, rispettivamente da 6.000 euro a 4.000 euro con rottamazione (da 4.000 a 2.000 euro senza rottamazione). Un successivo decreto del ministero dello Sviluppo economico (retto allora da Giancarlo Giorgetti, oggi ministro dell’Economia nel Governo Meloni) fissava l’incentivo a 7.500 euro ma solo per chi raggiungeva un reddito Isee non superiore a 30 mila euro (che difficilmente avrebbe fatto la scelta di acquistare una nuova auto elettrica, che mediamente costa 35 mila euro).

Un Paese ostaggio di paura e miopia?

Certo, sappiamo bene che non è solo un problema di risorse economiche, perchè manca una rete elettrica di nuova generazione (in Europa in pochissimi dubitano della tenuta della rete elettrica, ma poniamo che il problema sussista), un’infrastruttura di ricarica più capillare (e magari facilmente accessibile all’utente) batterie più potenti e più sostenibili a livello ambientale, un maggiore impegno per la generazione di energia pulita e rinnovabile.

Nel nostro Paese, nei primi nove mesi del 2022, si è registrato un calo delle vendite di auto elettriche del 23%, mentre a livello europeo si è registrato un incremento del 26% di nuove immatricolazioni di auto elettriche a batteria.

L’Italia è l’unico tra i grandi Paesi europei a registrare nel 2022 un calo delle vendite di auto a emissioni zero e questo non può non innescare qualche riflessione, secondo l’associazione Motus-E.

Entro il 2035 in Europa tutte le auto di nuove immatricolazioni saranno elettriche, non più a combustibili fossili (benzina, diesel e gas). Noi come abbiamo intenzione di arrivarci a questo appuntamento? Vogliamo suicidare la nostra industria o accettare la sfida?