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Ecobonus auto, per il 2023 disponibili 630 milioni di euro (il 70% per veicoli elettrici e plug-in). Prenotazioni al via dal 10 gennaio

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Tutto pronto per la riapertura delle prenotazioni degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti: 190 milioni di euro per le auto a batteria, 235 milioni di euro per le ibride plug-in. Ma la mobilità elettrica rallenta e questo danneggia il futuro dell’industria automobilistica italiana. C’è una questione ideologica da affrontare.

Ecco gli incentivi auto per il nuovo anno

Riparte l’ecobonus per l’acquisto di veicoli a zero/basse emissioni inquinanti nel 2023, tra cui certamente le auto alimentate a batteria o ibride. L’annuncio è arrivato dal ministero delle imprese e del made in Italy.

La dotazione complessiva per il nuovo anno è di 630 milioni di euro, così ripartiti:

190 milioni di euro di incentivi saranno destinati all’acquisto di auto elettriche (veicoli di categoria M1 con emissioni comprese nella fascia 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro);

altri 235 milioni di euro di incentivi saranno destinati ai veicoli elettrici ibridi e plug-in (veicoli di categoria M1 con emissioni comprese nella fascia 21-60 grammi di anidride carbonica per chilometro)

Circa 150 milioni di euro saranno invece destinati come incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni (categoria M1 con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi di anidride carbonica per chilometro).

I concessionari potranno iniziare a prenotare gli incentivi a partire dal 10 gennaio prossimo sulla piattaforma www.ecobonus.mise.gov.it.

Rallenta il mercato delle auto elettriche, i motivi

Risorse finanziarie fondamentali per favorire concretamente la transizione energetica del mondo automotive, ma che di per sé non bastano a cambiare il punto di vista dei consumatori.

La crisi energetica, il rincaro delle bollette, l’incertezza sul futuro economico del Paese e quindi i dubbi delle famiglie nel pianificare spese troppo elevate, sono elementi che se sommati gli uni agli altri pesano come un macigno sul futuro della mobilità pulita in Italia, in particolare quella elettrica.

Prima del rialzo generalizzato dei beni delle materie prime, anche energetiche, avvenuto nell’autunno del 2021 (quindi in anticipo sulla guerra in Ucraina), nel nostro Paese si era registrato finalmente un vero e proprio boom dell’auto elettrica.

Mentre i veicoli alimentati a carburanti tradizionali, come benzina e diesel, mostravano crolli verticali delle vendite, per le auto elettriche il trend era assolutamente positivo. Poi è arrivata l’emergenza energetica e con essa si è parecchio attutita la spinta all’acquisto di veicoli elettrici.

Non solo problemi esterni al nostro mercato, ma anche interni. Due le barriere percepite come più grandi dai consumatori: i prezzi generalmente troppo alti dei veicoli elettrici e la mancanza di una rete di punti ricarica più capillare, soprattutto per gli spostamenti lunghi.

Il Governo crede poco nella transizione? Così si danneggia l’industria nazionale

Come spiegato recentemente in un’intervista rilasciata a La Repubblica, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, la transizione dell’industria automotive verso veicoli a basso/zero impatto ambientale non può essere portata avanti solo con le auto elettriche, “difendiamo il principio della neutralità tecnologica”.

Il suo predecessore al ministero dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti (oggi ministro dell’Economia nel Governo Meloni), era dello stesso punto di vista, sostenendo che l’elettrificazione dell’auto stava diventando una pura questione ideologica.

Se i ministri di importanti dicasteri del Governo Meloni affermano questo è chiaro che la transizione all’elettrico è tutta in salita.

Tanto da sembrare assolutamente ideologico proprio l’approccio del Governo a questo tema così centrale per lo sviluppo della nostra industria automobilistica.

Diversi gli aspetti su cui si può aprire un confronto e un percorso di crescita, il più possibile aperto ed inclusivo, tra cui certamente la centralità della rete elettrica, dell’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici, delle tecnologie impiegate, come l’HPC, ma anche della sostenibilità ambientale di queste e delle batterie, fino alla possibilità di un’economia circolare più ampia.

Di fatto, come sottolineato nel webinar dedicato dal titolo “eMobility: una nuova filiera dell’innovazione. Il caso Alpitronic/Enel X Way”, è la filiera che va fatta emergere, cioè quell’insieme di fasi del processo di produzione che vanno dalle materie prime fino ad arrivare al prodotto/servizio finale. Solo così sarà possibile cogliere i frutti migliori della transizione, assicurando innovazione, competitività e posti di lavoro.

Più infrastrutture, ma non solo

Se l’Europa sta virando seriamente sulla mobilità elettrica, come può l’Italia pensare di competere sui mercati internazionali sabotando la transizione e puntando ancora su i vecchi ed inquinanti carburanti fossili?

Semmai è fondamentale insistere sulla diffusione delle infrastrutture di ricarica in tutto il Paese e soprattutto in autostrada, dando così più sicurezza agli automobilisti, che non hanno detto no all’elettrico, semplicemente attendono di capire cosa è in grado di fare l’esecutivo su questo tema.

Prova ne è il calo delle vendite di auto elettriche a batteria, a cui si contrapposto l’aumento delle vendite di nuove auto ibride e plug-in negli ultimi mesi del 2022.

Altro punto chiave non meno rilevante, non basta mettere soldi sul tavolo ed indicare termini e condizioni per accedere agli incentivi, bisogna anche evitare di lasciare soli i cittadini, che già impauriti dal contesto economico sempre più difficile di questi anni rimangono ulteriormente disorientati sul da farsi.

Ricordiamoci che una buona transizione energetica del settore automobilistico significa maggiore competitività delle nostre imprese, nuove opportunità di business, nuovi posti di lavoro, raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione, miglioramento della qualità della vita in città, riduzione del numero di morti premature dovute agli inquinanti atmosferici emessi dai veicoli in strada.