#Cashless. ‘Bitcoin è il futuro, ma servono regole’. Intervista a Marco Di Cosimo (Bassilichi)

di a cura di Cristian Testa |

Marco Di Cosimo, Direttore Pianificazione Strategica di Bassilichi: ‘Il denaro in Bit è senza dubbio una novità che potrà influenzare molto il mercato dei pagamenti e quindi il nostro business’.

#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Bassilichi è partner di riferimento per banche, aziende ed enti pubblici, e offre servizi nel campo della monetica, della sicurezza e del back office. L’azienda parteciperà il 26 giugno all’evento organizzato da CashlessWay a Montecitorio dal titolo “Bitcoin nell’economia reale“. Parliamo del punto di vista dell’azienda sulla questione con il Direttore Pianificazione Strategica Marco Di Cosimo. 

 

 

D. Un’azienda storica come Bassilichi, nata negli anni ’50, cosa vede nel denaro in bit?

 

R. La nostra azienda ha quasi 60 anni di vita, e da circa due decenni è attiva sui servizi di pagamento. Siamo molto interessati a tutto ciò che succede in questo ambito e cerchiamo sempre di stare attenti alle innovazioni e alle nuove tendenze. A nostro avviso il denaro in Bit, o la criptovaluta che dir si voglia, è senza dubbio una novità che potrà influenzare molto il mercato dei pagamenti, e quindi il nostro business. La stiamo guardando con attenzione da tempo, ma  ad oggi non riscontriamo ancora le condizioni per uno sviluppo di prodotti e servizi incentrati su di essa. Manca ancora un quadro normativo (nazionale ed internazionale) certo, che regolamenti l’utilizzo delle criptovalute all’interno dell’economia reale. Abbiamo visto molte attività imprenditoriali nate intorno al Bitcoin, ma la quasi totalità di esse vede la nuova valuta come fine e non come mezzo o strumento. Chi lavora in questo campo sembra più interessato a come produrre, comprare o vendere Bitcoin e senza preoccuparsi di come spenderli ed utilizzarli. Noi, invece, siamo più interessati a capire se e come le criptomonete possano servire, nell’economia reale, a favorire e semplificare il mondo dei pagamenti elettronici. Il 26 giugno all’evento organizzato da CashlessWay a Montecitorio porremo queste domande e ci aspettiamo di capire più a fondo le potenzialità di questa nuova “moneta tecnologica”.

 

 

D. E’ difficile in un paese come il nostro, spesso ripiegato sul passato, guardare costantemente alle opportunità offerte dal futuro?

 

R. Forse ciò è vero, ma non credo che – nel caso del Bitcoin – sia questo il problema. Anzi, credo che la delicatezza dell’argomento, per le sue implicazioni economiche, fiscali e di sicurezza, necessiti molta attenzione e cautela. Qui non si tratta di acquistare un nuovo device tecnologico o di utilizzare una app innovativa. Qui sono in ballo i  nostri soldi. Servono cautela, rigore e regole certe. Dobbiamo tutelare i consumatori, dobbiamo verificare come difenderci dalle truffe e dalle conseguenze di errati utilizzi della tecnologia che possono provocare danni economici gravi. Non possiamo improvvisare in questo campo. Il Bitcoin nasce come moneta alternativa al sistema tradizionale, ma se vuole avere un ruolo nel mondo dell’economia reale e tradizionale deve, gioco forza, adeguarsi e regolamentarsi, mantenendo sì le sue caratteristiche, ma senza oltrepassare i limiti di tutela dei consumatori e degli operatori economici.

 

 

D. Dal vostro punto d’osservazione quali saranno gli elementi chiave dell’evoluzione dei pagamenti digitali?

 

R. Stiamo andando sempre più velocemente verso una semplificazione del mondo dei pagamenti. La parola chiave, anche in questo settore, sta diventando “smart”. Il futuro ci chiede velocità e semplicità, senza peraltro rinunciare alla sicurezza e alla formalità. Proprio per questo si stanno sviluppando tecnologie contactless o WiFi in grado di garantire pagamenti rapidi, certi e innovativi. Le parole chiave diventeranno perciò NFC (Near Field Communication), IOT (Internet Of Things), ma anche e soprattutto l’Identità Digitale che dovrà garantire la sicurezza e l’inviolabilità delle transazioni.

 

 

D. Voi come azienda su quali prodotti o servizi state scommettendo?

 

R. Il mercato dei consumi sta cambiando in maniera molto veloce. Ognuno di noi quotidianamente effettua pagamenti elettronici in vari modi e in vari contesti. Non ce ne stiamo accorgendo, ma non esistono più differenze tra commercio fisico e commercio elettronico. Un gran numero di consumatori utilizza alternativamente ambedue queste forme di acquisto, e sono sempre più frequenti i casi in cui i due mondi (fisico e virtuale) si toccano, convivono ed hanno successo. Di fronte a queste innovazioni il commerciante deve essere pronto a sfruttare la tecnologia e l’innovazione sia per aumentare il proprio giro di affari, sia per ridurre i propri costi. Il nostro nuovo ruolo è proprio questo, ovvero quello di riuscire a diventare partner di tutti quei commercianti (merchant) che vogliono implementare il proprio business. La nostra offerta sta andando in questa direzione: verso servizi tecnologici che riescano ad integrare il mondo dei pagamenti con l’organizzazione stessa del negozio, che riescano ad offrire alla clientela finale (consumatori) pluralità di soluzioni di acquisto. Stiamo predisponendo una vasta gamma di servizi a valore aggiunto che hanno come obiettivo fondamentale quello di sviluppare il business e non più solo quello di mero supporto ad esso. Abbiniamo le logiche del marketing alla tecnologia e ci proponiamo alla clientela dei merchant come partner e non più come fornitori.

 

 

D. Voi operate in un mercato che per sua natura è portato all’internazionalità, come fate quindi ad essere, come siete, anche molto legati al vostro territorio?

 

R. Il mondo dei pagamenti elettronici è internazionale; su ciò non vi è alcun dubbio. Vi è comunque, è bene ricordarlo, anche un aspetto nazionale rappresentato a tutt’oggi, dal  Pagobancomat.  Noi abbiamo cominciato ad uscire dai nostri confini e abbiamo avviato un piano di internazionalizzazione che è partito lo scorso anno con lo sbarco nell’area balcanica. Abbiamo infatti investito su una piccola, ma ben avviata azienda serba a Belgrado, e da lì stiamo portando la nostra esperienza in tutta l’area del Centro ed Est Europa. Analogamente, ci aspettiamo che molti nuovi soggetti facciano l’inverso, ovvero che arrivi in Italia un gran numero di operatori dall’estero. Noi siamo pronti per intraprendere entrambe queste sfide. Oggi però non valgono più i vecchi paradigmi che legavano le aziende al territorio. Oggi per avere successo devi  avere solo due doti: essere professionale (ovvero innovativo, qualitativo e flessibile) ed essere competitivo (ovvero economico, veloce e customer oriented). Così come in altri settori dell’economia globale, non esistono più rendite di posizione, non esistono più mercati protetti. Il mercato è sempre più difficile e selettivo. Noi  stiamo investendo per aumentare il livello di qualità e rapidità dei nostri servizi.

 

 

D. Quali sono gli altri valori che cercate di perseguire nella vostra attività?

 

R. Un’azienda tecnologica come la nostra che sta da quasi 60 anni sul mercato, ha un DNA forte che si fonda su valori quali adattabilità, flessibilità, capacità d’innovazione, ma anche affidabilità. Il cambiamento, di cui tanto si parla, da noi è una condizione permanente. Il segreto del nostro Gruppo, che oggi conta più di 2000 dipendenti,  è quello di essere rimasto agile e snello. Proprio in questi giorni stiamo rivedendo molti dei nostri processi, vogliamo semplificare la gestione e l’organizzazione cercando di razionalizzare le varie strutture di Gruppo, un po’ appesantite dalle varie acquisizioni effettuate negli anni scorsi. Vogliamo diventare sempre più snelli e flessibili, e in grado di rispondere immediatamente alle sollecitazioni del mercato. Stiamo lanciando un nuovo sistema professionale che prevede percorsi di anche al di fuori dei normali schemi gerarchici, adattabilità dei ruoli e delle competenze alle nuove tecnologie, gestione del rapporto con i clienti e gli utenti in modalità sempre più social. I punti di forza della nostra azienda sono semplicità e umiltà e una forte integrazione interna. Ovviamente a tutto ciò si abbina la competenza, ma su questo vogliamo che a parlare sia il mercato.