#vorticidigitali: ‘Scrivere meno, ma scrivere meglio’. Ecco il trucco per conquistare il nuovo algoritmo di Facebook

di di Andrea Boscaro (Founder and Associate at The Vortex) |

Il modo migliore per fare emergere i propri contenuti dalla massa di informazioni Facebook è darsi un ‘piano editoriale’ che trasmetta contenuti utili, interessanti e diversi così da suscitare attenzione e riscontri presso la propria base di liker.

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#vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

 

 

Il 13 e 14 dicembre si terrà a Milano la nuova edizione del Convegno GT, l’evento più importante per la comunità del Search Marketing, un appuntamento di aggiornamento e confronto imperdibile per le figure professionali che, all’interno delle imprese e delle agenzie, si occupa di Google, dei motori di ricerca e delle funzionalità che vi stanno attorno.

 

Sabato 14 avremo l’occasione in particolare di fare il punto su un tema di crescente importanza per il Search marketing quali l’algoritmo di Facebook che, pur non essendo (ancora) un motore di ricerca continua ad accrescere il suo ruolo di driver di traffico e valore per le aziende: in un contesto ricchissimo di informazioni personali e commerciali come il social network, conoscerne l’algoritmo fa la differenza tra usarlo in modo efficace ed usarlo senza profitto, anzi sprecando risorse di tempo, denaro e competenze.

 

L’algoritmo di Facebook, responsabile dell’ordinamento dei risultati nella bacheca dei liker di una Pagina e della mancata visualizzazione di buona parte dei post in tali bacheche fino ad agosto si definiva Edgerank ed era basato su tre principi:

 

– il “Time Decay” o decadimento temporale associava un punteggio decrescente al post man mano che passava il tempo dal momento della sua pubblicazione: ecco perchè era molto importante aggiornare lo status non tanto quando si aveva qualcosa da dire o si aveva tempo per farlo, ma quando vi era la maggior possibilità che i liker fossero online. Tale fattore ha generato aggiornamenti frequenti e per molti aspetti tali da aumentare il rumore di fondo delle bacheche al punto da produrre bassi tassi di engagement da parte degli utenti: per questo il Time Decay ha perso peso con la revisione dell’algoritmo di Facebook.

 

– l'”Affinity” era tesa a valorizzare all’interno della bacheca dei liker quelle Pagine con cui più frequentemente il liker aveva interagito sotto il profilo dei like, dei commenti, delle condivisioni e di altri segnali meno consueti come la partecipazione ad eventi, la produzione di storie, … è evidente come video, foto e aggiornamenti impattanti fossero centrali nel piano editoriale e certo lo rimangono anche oggi dopo che all’Affinità è stato accostato ad agosto l’elemento del “Last Actor” che tende a privilegiare nella Bacheca gli aggiornamenti degli ultimi 50 contatti con cui si è avuta una relazione: Scrivere per Facebook significa infatti sempre scrivere con l’intento di ottenere like, commenta e condividi grazie ad un buon mix di informazioni, dati, notizie, domande e stimoli di carattere commerciale.

 

– l'”Edge Weight” mirava invece a compensare il rapporto meramente uno a uno dell’Affinità per visualizzare anche nelle bacheche dei liker con minor interazione quei post che, presso il resto dei liker, hanno prodotto un buon consenso: tale fattore ha aumentato in modo significativo la sua rilevanza nell’algoritmo grazie allo Story Bumping che tende a riproporre post meno recenti nella misura in cui continuano nel tempo a produrre like, commenti e condivisioni.

 

Il nuovo algoritmo di Facebook punta pertanto a sollecitare le aziende a scrivere meno, ma a scrivere meglio con post che sappiano davvero ingaggiare gli utenti interagendo con loro e fra loro: ecco perché il modo migliore per affrontare Facebook è darsi un “piano editoriale” che, coerente con il target, trasmetta contenuti utili, interessanti e differenti così da suscitare attenzione e riscontri presso la propria base di liker anche con format e appuntamenti fissi da dar loro. La pubblicità rimane ovviamente ben promossa nel caso in cui un post non produca visualizzazioni sufficienti e sia invece importante comunicarlo su larga scala. Con 25 milioni di pagine e solo un milione di inserzionisti si capisce quale è il potenziale che Facebook intende monetizzare.

 

Un cambiamento importante che porta Facebook ad avere, un po’ come Google, un potente algoritmo capace di analizzare oltre 10 mila segnali come, ad esempio, la connessione così da restituire, in caso di connessioni lente, risultati soprattutto testuali.

 

La revisione di agosto è stata poi seguita dalle “News Correlate” con cui Facebook intende far leva sulla notevole crescita (+170% nell’ultimo anno) di traffico prodotto verso siti editoriali e che mira ad accrescere, soprattutto da mobile, il peso delle news anche grazie al suggerimento di tre news ad esse correlate.

 

Così per Google la grande sfida di Facebook è quella di far emergere dalla massa di informazioni disponibili, contenuti che siano percepiti come veramente rilevanti in virtù della loro personalizzazione agli occhi dei singoli utenti: la dimensione sociale dovrebbe infine costituire una (possibile) soluzione al fenomeno delle “bolle informative” che per molti aspetti rappresenta il vero limite di Google e delle grandi piattaforme digitali.