La pornografia rende più delle armi. Videofonini e sesso: accuse a Vodafone e Hutchison

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Il Parlamento europeo su proposta dell¿europarlamentare Marianne Eriksson sottoporr&#224 marted&#236 prossimo al voto dell¿Assemblea di Strasburgo un rapporto relativo alla cosiddetta ¿industria del sesso¿.

I dati contenuti nel rapporto sono, come era prevedibile, inquietanti e puntano il dito su tutto quello che di legale e illegale ruota attorno alla sessualit&#224 e al suo sfruttamento a fini economici.

Uno su tutti: la pornografia genera un giro d¿affari superiore a quello dell¿industria degli armamenti. Ogni anno, denuncia il rapporto, la pornografia sviluppa un fatturato che va dai 5 ai 7 miliardi di dollari, ¿¿cifra che supera la spesa militare mondiale e comporta il traffico di quattro milioni di persone, per lo pi&#249 ragazze e donne, ai fini dello sfruttamento sessuale¿.

E le previsioni per il futuro sono ancora pi&#249 preoccupanti: Secondo l¿istituto di analisi Visiongain, nel 2006 il fatturato dovrebbe raggiungere i 4 miliardi di dollari. Secondo i distributori di materiale pornografico anche le applicazioni di mobilit&#224 porteranno a un aumento dell¿impulso agli acquisti.

Ad approfittare di questa orribile mercificazione, che vede coinvolti in primo luogo bambini e donne extracomunitarie, potrebbe ritrovarsi anche l¿industria della telefonia, che potrebbe tentare di risollevarsi dal proprio stato di forte indebitamento pubblicizzando e fornendo materiale pornografico sulle veloci reti di nuova generazione.

Chiamati in causa direttamente, molti operatori telefonici – Vodafone, Hutchinson, Virgin e One World Telecom (si veda pagina 12 del Rapporto allegato) ¿ che evidentemente sperano di far volare i propri ricavi anche grazie al download di materiale pornografico sui telefonini di terza generazione.

¿Il 3G, dice il rapporto presentato dalla Eriksson,  &#232 una nuova tecnologia, che consente di inviare e ricevere materiale visivo mediante la telefonia mobile. Per molti operatori di telefonia mobile, la rete 3G e le relative licenze comportato costi molto elevati, per cui la maggioranza degli operatori europei cerca ora di finanziare gli investimenti trattando il materiale pornografico, tramite accordi tra i produttori di materiale pornografico e i gestori di telefonia mobile¿.

Le nuove tecnologie, dunque, giocano un ruolo fondamentale nell¿evoluzione della gi&#224 drammatica situazione del mercato del sesso, tanto che fra le proposte avanzate c¿&#232 anche quella di arginare la posta elettronica indesiderata a sfondo sessuale, con una legislazione ispirata a quella statunitense.

In Internet ¿ dove la parola pi&#249 ricercata sui motori di ricerca &#232 proprio ¿sesso¿ – si trovano infatti immagini e videoclip, gratuiti e a pagamento.

In rete, come navigatori ci si pu&#242 sentire assolutamente anonimi e fingere di essere un¿altra persona. I rischi sono evidenti. Molte persone con interesse per la pedofilia ricercano determinati spazi di ¿chat¿ per bambini e adolescenti, per potersi mettere poi in contatto diretto.

Internet &#232 anche un ottimo canale per immagini di cui la maggior parte dei paesi vieta la distribuzione, come, appunto, le immagini di pornografia infantile, tortura, necrofilia o pornografia animale.

Nel rapporto vengono citate anche molte altre societ&#224, quotate addirittura in Borsa: dalla svedese Private Media, alla tedesca Beate Uhse all¿australiana Daily Planet.

Azionista maggioritario della Beate Uhse &#232 la Consipio Holding, che finanzia anche la Private Media.

Consipio Holding &#232 di propriet&#224 di Gerard Cok, secondo i mezzi d¿informazione olandesi uno fra i pi&#249 ricchi uomini d¿affari olandesi, potente nel settore immobiliare e in passato anche produttore nazionale di materiale pornografico.

Il rapporto presentato al Parlamento europeo punta da un lato a tutelare chi lavora legalmente col sesso, dall¿altro a proteggere le vittime di questa nuova forma di schiavismo che coinvolge milioni di persone.

Basti pensare che il 90% delle persone che nel 1996 sono entrate illegalmente nell¿Unione europea era destinata allo sfruttamento sessuale.

Il rapporto si scaglia inoltre contro tutte quelle societ&#224 che fanno ricorso a pubblicit&#224 ¿sessiste¿ per reclamizzare i propri prodotti e avanza la proposta di stilare un codice etico al fine di penalizzare le aziende che utilizzano simili mezzi.

I prodotti pornografici sono infatti spesso di tipo sessista, caratterizzati cio&#232 da stereotipi e da una concezione conservatrice, per non dire errata, della sessualit&#224 maschile e femminile.

¿Non di rado ¿ si legge nel rapporto ¿ questi  non sono scevri di un disprezzo etnico e talvolta contengono anche elementi nettamente razzisti. La combinazione tra potere e oppressione attraverso la sessualit&#224 &#232 un ottimo modo per ricordarci chi detiene veramente il potere¿.

La pubblicit&#224, inoltre, sembra aver dissolto i confini tra pornografia ¿soft¿ ¿ quella in cui si ha spesso una persona che posa in atteggiamento sensuale o erotico, ed evoca codici e associazioni sessuali ¿ e quella ¿hard¿. ¿Ricorrendo a una specie di sollecitazione erotica, le immagini di donne fanno vendere i giornali e anche prodotti ad altre donne¿.

L¿azienda televisiva, insomma produce e trasmette programmi che toccano la pornografia ed edulcorano la prostituzione, e questo naturalmente aumenta la legittimit&#224 della pornografia, che diviene ¿intrattenimento¿.

La cosa pi&#249 grave &#232 comunque che negli ultimi anni, ¿¿molti Stati membri dell¿Unione europea si sono arresi e, anzich&#233 combattere questo sfruttamento di persone, hanno accettato la situazione di fatto e, attraverso la legalizzazione e regolamentazione della prostituzione, hanno fatto s&#236 che un¿attivit&#224 che in passato veniva considerata criminale rientrasse nel settore economico legale. Lo Stato membro, quindi, entra a far parte dell¿industria del sesso, e diviene un ulteriore approfittatore del mercato¿.

Per questo motivo – conclude Marianne Eriksson – l¿Unione europea e i singoli Stati dovrebbero opporsi fermamente alla promozione della pornografia e della prostituzione negli alberghi e nel settore turistico in generale e attivarsi contro tali pratiche, redigendo degli elenchi di tali alberghi in tutti i paesi dell”UE, ma ¿¿anche boicottando queste strutture e rifiutando di esserne clienti¿.

 

Rimane il problema grave tra contenuti pornografici e telefonia. Da una ricerca norvegese del 2001 emerge che in Norvegia lavorano nell¿industria del sesso telefonico circa 200-300 donne. I responsabili della manifestazione commerciale per il settore del porno ¿Sexhibition¿ affermano che l¿attivit&#224 del telesesso in Norvegia ha un fatturato annuo di circa 200 milioni di corone norvegesi. E nel resto d¿Europa?

I contenuti pornografici saranno la killer application dei nuovi servizi 3G? Speriamo proprio di no.

PROGETTO DI RELAZIONE sulle ripercussioni dell”industria del sesso in Europa  (2003/2107(INI)

Commissione per i diritti della donna e le pari opportunit&#224

Relatrice: Marianne Eriksson

&#169 2004 Key4biz.it

Alessandra Talarico