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Netflix su, Google giù. Il volume dei dati su Internet per l’hi-tech

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“MAMAA” non è il grido disperato di un bambino che non trova i genitori né una celebre parte di Bohemian Rhapsody, ma l’acronimo che viene utilizzato negli Stati Uniti per indicare i “grandi cinque” protagonisti dell’hi-tech: Microsoft, Alphabet (cioè Google), Meta (cioè Facebook), Amazon e Apple.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

A dispetto di quanto possa sembrare, “MAMAA” non è il grido disperato di un bambino che non trova i genitori né una celebre parte di Bohemian Rhapsody, ma l’acronimo che viene utilizzato negli Stati Uniti per indicare i “grandi cinque” protagonisti dell’hi-tech: Microsoft, Alphabet (cioè Google), Meta (cioè Facebook), Amazon e Apple.

Malgrado lo scorso non sia stato un anno da ricordare come risultati economici (ma l’ultimo trimestre è stato migliore del previsto per Zuckerberg, con un fatturato di 32,2 miliardi di dollari e un +18% sul mercato azionario agli inizi di febbraio), si tratta pur sempre dei dominatori che, in un modo o nell’altro, influenzano la nostra vita quotidiana. Sempre più spesso, il sesto fra cotanto senno che viene accostato ai MAMAA è Netflix: insieme, si parla, secondo un recentissimo studio di Sandvine, del 48% del traffico registrato nella prima parte del 2022. Proprio Netflix, al di là dei risultati altalenanti in termini di nuovi iscritti, nello stesso periodo ha fatto segnare una crescita del +45% nel volume dei dati scambiati in rete.

I big perdono terreno, ma non mollano

Ma come, non si parlava di crisi e di tagli al personale per tutti i nomi più importanti della Silicon Valley (e limitrofi)? Se è vero che la generazione di venti-trentenni pagati centinaia di migliaia di dollari l’anno, con lezioni di yoga e chef pagati dalle aziende, hanno dovuto fare i conti per la prima volta con licenziamenti in modo abbastanza brusco (Elon Musk con Twitter ha fatto scuola, ma è anche l’unico che, almeno finora, ha usato la mannaia per mandar via circa la metà del personale), i numeri dei tagli non sono poi così elevati, se rapportati alla crescita vertiginosa di fatturato e di assunti negli ultimi anni. Parlando di società sempre più tentacolari, i licenziamenti sono nell’ordine delle migliaia e il numero può fare impressione, ma non si deve correre il rischio di sopravvalutare il reale impatto di una crisi che è sistemica e deriva soprattutto dall’ondata di recessione planetaria; in altre parole, non c’è pericolo che Amazon o Apple debbano operare una cura davvero dimagrante nei prossimi mesi. I dati sull’utilizzo di Internet sembrano mostrare questa tesi, anche se il calo c’è: quasi un -9%, secondo Sandvine, per quanto riguarda il contributo percentuale al volume totale dei dati scambiati in rete (nel 2021 la quota ammontava infatti al 56,35%).

Brutte notizie per Google e Meta

Andando a vedere le singole percentuali, si coglie al volo chi fa meglio e chi fa peggio, al di là delle considerazioni sulle politiche di recruiting e licenziamento delle varie aziende. Google, ad esempio, è scesa dal 20,99% del 2021 al 13,85% dell’anno scorso, ma Netflix è salita dal 9,39% del totale al 13,74%. L’altro grande crollo, oltre ad Alphabet, è quello di Meta: Facebook ha ridotto la sua percentuale dal 15,11% al 6,45%, un dato che si può interpretare in modi diversi – scelta consapevole dell’azienda di orientarsi non più verso i propri social network, tradizionali generatori di traffico, ma in direzione di sviluppi meno registrabili nell’immediato come il metaverso? Oppure abbandono progressivo delle “vecchie” piattaforme in favore di quelle che continuano ad aumentare la propria trazione, TikTok in primis? Comunque sia, sono proprio Google e Facebook i principali imputati in questo calo generale, perché tutti gli altri MAMAA sono in attivo. Microsoft – sempre meno società produttrice solo di software ma fornitrice di servizi cloud, oltre che, è il caso di ricordarlo, prima investitrice in OpenAI, la società dietro ChatGPT che è la grande moda del momento, non del tutto a torto – è cresciuta dal 3,32% al 5,11%; Apple dal 4,18% al 4,59%; Amazon dal 3,36% al 4,24% (in questi ultimi due casi parte del merito va sicuramente attribuita anche allo streaming).

YouTube e la perdita del trono

Per quanto riguarda chi è andato a occupare lo spazio rimasto libero, non ci vuole molta fantasia: il video, sia nell’accezione della tv streaming (e quindi Disney+ su tutti) sia come categoria di piattaforma social (TikTok, appunto). Lo stesso video che è anche dietro alla crescita della stessa Netflix, a discapito di piattaforme in calo come YouTube, tanto che ormai la principale società di streaming è a un passo da detronizzare Google, per pochi punti percentuali. L’esito però non è scontato, perché Alphabet dalla sua ha una pletora di servizi in crescita, da Google Maps a Gmail, da Google Analytics allo store di app per gli smartphone Android. E se YouTube è in gran parte una piattaforma del passato, è anche vero che sta cercando di introdurre meccaniche più innovative nel tentativo di non perdere troppo terreno, come gli YouTube Shorts che seguono l’esempio di TikTok e che soprattutto nel terzo trimestre dell’anno scorso hanno ottenuto risultati più che lusinghieri, grazie anche a una politica più aggressiva nella ripartizione dei compensi con i produttori di contenuti. Insomma, non si rinuncia alla corona così facilmente.

I signori del traffico 2022: Netflix in testa

Il rapporto di Sandvine identifica poi le app con il maggior traffico dati generato in diverse categorie, dando una rappresentazione efficace dell’universo della Rete del 2022, soprattutto per quanto riguarda la sempre più onnipresente telefonia mobile (su SOSTariffe.it si possono confrontare tra loro le offerte attuali del mercato italiano in questo senso). Nella categoria video, Netflix è al primo posto, YouTube al secondo, Disney+ al quinto, TikTok al sesto (risultato che non deve stupire, considerando che il social network cinese basa il suo successo, com’è noto, su video brevissimi e quindi “leggeri”), Amazon Prime al settimo, Hulu all’ottavo, Facebook Video al nono. Nei giochi, a dominare sono i marketplace: Playstation Downloads (al primo posto), Steam (al secondo), Epic Games Launcher (al quarto), Nintendo Online (al quinto); l’eccezione è ROBLOX, la popolarissima piattaforma di creazione libera (nonché uno dei principali candidati, insieme a Minecraft, al titolo di “metaverso che funziona”). In ambito social, Facebook è ancora al primo posto, incalzata da Twitch; poi tocca a Instagram, Snapchat, Reddit. Twitter, in attesa di vedere i risultati della cura-Musk, è all’ottavo posto. Infine la messaggistica: se quella generica ha la prima posizione, subito dopo ci sono WhatsApp, Facebook Messenger, Discord Voice, Wattpad, Telegram, Discord, Microsoft Teams e gli standard in Oriente, WeChat e Line.