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Musica. L’IA minaccia i cantautori, a rischio guadagni per un miliardo di dollari entro il 2028

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Secondo un nuovo sondaggio Goldmedia la maggioranza dei professionisti del mondo della musica teme l’impiego crescente di soluzioni di IA generativa in questo settore, soprattutto in termini di minori guadagni.

L’IA mette in pericolo i guadagni dei cantautori? Le stime Goldmedia

Nel 2023 il mercato delle applicazioni musicali di intelligenza artificiale (IA) generativa ha dato vita ad un mercato mondiale stimato in 300 milioni di dollari, secondo il nuovo rapporto Goldmedia. Lo stesso mercato potrebbe raggiungere i 3,1 miliardi di dollari entro il 2028.

Un dato significativo in termini di penetrazione dell’IA generativa nell’industria della musica, che però nasconde una minaccia per cantanti e cantautori: il 27% dei ricavi per gli autori, più o meno 950 milioni di dollari, potrebbe essere a rischio, perché progressivamente l’IA generativa è attesa prendere il posto di chi scrive, compone e canta.

Per il momento più una paura che una reale minaccia, ma non c’è dubbio che i diretti interessati, i cantautori, se da un lato hanno voglia di sperimentare la nuova tecnologia, dall’altro sono consapevoli dei rischi per la loro professione.

Il sondaggio: timori crescenti per l’IA generativa tra i professionisti della musica in Francia e Germania

Lo studio, infatti, è completato da un’indagine tra i membri di associazioni di settore di Francia e Germania, secondo cui il 35% degli intervistati ha utilizzato almeno una volta qualche tipo di applicazioni IA generativa nel loro lavoro, mentre un 71% ha espresso timori per l’impatto che questa tecnologia avrà sulla loro professione e sui loro guadagni.

Le società di gestione collettiva di diritti d’autore traggono una discreta fetta di entrate grazie ai contenuti musicali inseriti in film, programmi, pubblicità, intrattenimento negli esercizi commerciali e nella ristorazione. Se l’IA generativa arriverà a sviluppare contenuti musicali sempre più pop e rock sicuramente rosicchierà spazi di manovra ai cantautori/compositori/musicisti in carne ed ossa, e quindi guadagni.

Alcune superstar stanno iniziando a negoziare le licenze sui diritti, soprattutto sulla voce e l’immagine, ma in generale manca chiarezza giuridica su termini e condizioni per l’utilizzo dell’IA generativa in questo settore, in particolare sullo sfruttamento da parte della tecnologia dell’immenso archivio digitale di brani, testi e video musicali da anni disponibile in rete.

Supponendo che la musica utilizzata per addestrare un’intelligenza artificiale debba essere autorizzata dai titolari dei diritti d’autore, tuttavia, si sollevano ulteriori problemi, ad esempio sul compenso che va corrisposto.

Più trasparenza e chiarezza normativa

Secondo l’indagine, inoltre, il 95% degli intervistati vuole che le società di IA rendano note le opere protette da copyright che hanno utilizzato per l’addestramento, mentre l’89% vuole che le aziende rivelino quali opere sono generate dall’intelligenza artificiale.

Ancora, il 90% ritiene che dovrebbe essere richiesta l’autorizzazione prima che il proprio lavoro venga utilizzato per addestrare l’IA e la stessa percentuale desidera trarne vantaggio finanziario. Un buon 90%, infine, desidera che i politici prestino maggiore attenzione alle questioni relative all’intelligenza artificiale e al diritto d’autore.

Per la maggioranza dei musicisti i rischi dell’IA superano i vantaggi

In linea di massima, dal sondaggio emerge che la maggioranza dei cantautori non vuole avere a che fare con l’IA generativa: il 45% circa o non la utilizza o si rifiuta di farlo a priori, un 13% ci sta pensando, un 35% già ne fa uso regolare.

Tra questi ultimi, il 54% usa IA generativa per musica elettronica, il 52% per contenuti musicali destinati alla pubblicità, il 46% nell’audiovisivo.

Generalmente si rileva un’atmosfera di forte incertezza e paura verso questa tecnologia, ma è anche chiaro che una regolamentazione equilibrata potrebbe favorire l’utilizzo dell’IA generativa nel comparto musicale con maggiore tranquillità.

Ad oggi, il 64% degli intervistati ritiene che i rischi superino ancora di gran lunga le opportunità nell’utilizzo dell’IA (solo l’11% pensa il contrario).