Spettro radio

Metaverso e Verticals, servono nuove frequenze. Come si muoverà la Ue e l’Italia?

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Metaverso e Verticals, due ambiti che potrebbero contribuire al rilancio degli investimenti nella industry delle Tlc. Ma servono nuove frequenze per il traffico crescente. Come si muoverà l'Europa e l'Italia?

Metaverso e Verticals. Sono queste le due parole magiche che potrebbero in qualche modo risvegliare interessi e investimenti nella esangue industry delle Tlc, alle prese con una profonda crisi di ricavi (per non dire di identità). Servono nuove fonti alternative di entrate. Ma per sviluppare nuove possibili fonti di business servono anche le risorse spettrali dove veicolarle.

Operatori in difficoltà in Italia

Gli operatori sono in difficoltà, la industry ha il fiato corto e non ha più la forza economica di un tempo. Negli ultimi dieci anni, secondo Asstel, il giro d’affari del settore tlc nel Bel Paese è diminuito di oltre 14 miliardi, con un calo annuo dal 2010 al 2021 di 3,7% e la rete mobile in maggiore affatto (-5%) rispetto a quella fissa (-2,5%).

A peggiorare il quadro, il caro energia e la concorrenza feroce nel mobile che ha ridotto all’osso i margini. Un quadro fosco che riguarda l’Italia in particolare, perché nella Ue le cose non vanno così male. Il mercato a casa nostra non può reggere quattro operatori, pensano in molti, e un consolidamento è auspicato da più parti, in primis da Tim. L’ad Pietro Labriola si è espresso in questo senso da poco.

Detto questo, metaverso e Verticals sono i due ambiti secondo gli esperti su cui le telco (ma non soltanto le telco) punteranno gli occhi per ridare fiato al mercato.

Quali frequenze dedicare al metaverso?

Un tema dirimente, in questo senso, è quale porzione dello spettro radio dedicare allo sviluppo di Metaverso e Verticals? Che vi sia bisogno di nuova capacità di banda per sostenere la crescita del traffico dati mobile è sotto gli occhi di tutti. Basta considerare il dato fotografato dall’Agcom, che nonostante un calo delle Sim dati degli utenti, ha registrato nel 2021 un aumento del 26,6% con un traffico unitario mensile di circa 12,5 gigabyte per singola Sim.

E’ presumibile che in prospettiva, nei prossimi anni, una quota crescente del traffico dati in mobilità sia prodotto dal metaverso e da applicazioni verticali dell’industria (Verticals), con possibile aggravio del carico per le reti mobili. Ed è qui che l’Europa dovrà prendere una posizione, in tempi stretti, per programmare le nuove risorse spettrali da dedicare a queste nuove ondate di traffico in arrivo. L’occasione per decidere in maniera univoca l’adozione di porzioni di spettro armonizzate per questi scopi è fra un anno, in occasione del WRC 23 che si terrà a Dubai, dal dal 20 novembre fino al 15 dicembre 2023; si tratta della Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), l’agenzia ONU che si occupa di fissare gli standard internazionali per l’uso delle frequenze. In quella sede l’Europa, che fa parte della ‘Region 1’ globale, dovrà scegliere come muoversi.

Sul piatto c’è la pianificazione della parte alta della banda a 6 Ghz, si tratta di 700 Mhz di spettro di banda tra 6.425 Ghz e 7.125 Ghz che potrebbero appunto essere dedicati allo sviluppo del metaverso e dei Verticals.

Ma come vorrà procedere la Ue, e con essa l’Italia?

Si vorrà procedere all’assegnazione su licenza di queste frequenze, come nel caso del 5G e delle precedenti generazioni del mobile, oppure si vorrà privilegiare un’assegnazione ‘unlicensed’, senza licenza, per l’utilizzo di queste frequenze per il WiFi 6 e WiFi 7 di nuova generazione?

La scelta di destinare la banda 6 Ghz al WiFi di nuova generazione in modalità unlicensed oppure alla banda larga mobile, come nel caso del 5G, con l’assegnazione di frequenze tramite asta non è affatto banale.

Banda alta 6 Ghz, Usa e Cina su fronti opposti. Cosa deciderà l’Europa e l’Italia?

Non è banale perché di mezzo c’è il posizionamento dell’Europa, e quindi dell’Italia, nello scacchiere globale dello spettro radio. Questo perché Usa e Cina hanno assunto decisioni diametralmente opposte sulla modalità di utilizzo della banda 6 Ghz.

Negli Stati Uniti si è deciso di riservare l’intera banda ad uso unlicensed (per il WiFi di nuova generazione), mentre in Cina l’intera banda è destinata a uso licensed per sistemi IMT 2020 per reti, dispositivi e servizi 5G.

Meta preferisce il WiFi libero per il suo metaverso

E non è poi così strano che sia andata in questo modo. Gli Usa vogliono favorire i loro campioni nazionali, vale a dire gli OTT, che prediligono l’uso del WiFi per il metaverso, ma anche per lo sviluppo dei Verticals. Meta, ad esempio, preferisce operare su banda libera WiFi con il suo metaverso e non ha mai avuto intenzione, almeno per il momento, di partecipare ad alcuna asta per accaparrarsi delle frequenze mobili.

Lo stesso vale per altri OTT, come Amazon e Google, che hanno cominciato a vendere soluzioni pacchettizzate per Verticals e reti locali 5G negli Usa, dove lo spettro radio pubblico e disponibile.

In Cina banda 6 Ghz su licenza

In Cina, al contrario, la banda 6 Ghz è stata interamente dedicata su licenza ad uso licenziato per lo sviluppo di sistemi di comunicazione mobile 5G. Una mossa fatta per favorire i vendor cinesi di attrezzature di rete Huawei e ZTE.

Fronti opposti anche in Europa

Il dibattito è acceso anche in Europa, dove la GSMA, che rappresenta i principali operatori del Vecchio Continente, spinge per l’assegnazione della banda 6 Ghz al 5G su licenza, per rispondere (almeno in parte) all’esigenza di trovare 2 Ghz di spettro aggiuntivo entro il 2030 per rispondere al traffico crescente. Una scelta che favorirebbe, tra gli altri, i vendor europei di attrezzature come Ericsson, Nokia e Huawei.

AIIP difende il fronte del WiFi libero

Altri invece, come il presidente dell’AIIP (Associazione italiana internet provider) Giovanni Zorzoni sono favorevoli all’assegnazione unlicensed al WiFi di nuova generazione anche per non rallentare lo sfruttamento di queste nuove risorse spettrali a causa di aste e procedure che rischiano di ritardare l’assegnazione alle calende greche. Sempre che gli operatori abbiano le risorse finanziarie per accollarsi nuovi costi per un’asta frequenze. Ma almeno in Italia, vista la situazione degli operatori, non pare questo il caso.    

C’è da dire, infine, che la consultazione avviata dall’Agcom sui Verticals è stata pubblicata a giugno del 2021 ma non ha avuto seguito.