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Mediaset, ecco il piano di Bolloré per Premium

Vivendi - Mediaset

Vivendi - Mediaset

Fari puntati su Vivendi. In Italia si discute del suo piano strategico mentre in Francia continua il braccio di ferro con Gameloft. Nonostante l’ok dell’Autorità di Borsa all’Opa lanciata dalla media company, l’editore di videogame resiste e non vuole depositare le armi.

A differenza di quanto sta succedendo in Italia dove l’avanzata di Vivendi procede velocemente senza particolari intoppi, oltralpe il piano di Bolloré fa paura e sembra che ne faccia molta di più che al nostro Paese.

In Italia, dove Vivendi è il maggiore azionista di Telecom con una quota del 24,9%, dall’arrivo dei francesi il cda dell’operatore tlc è stato modificato per accogliere quattro uomini di Bolloré e ieri sono state ufficializzate le dimissioni dell’Amministratore delegato Marco Patuano, aprendo la via a diverse ipotesi su questa controversa uscita.

Si apre una nuova era ma non solo per Telecom Italia.

Bolloré ha un obiettivo chiaro, sempre ribadito, quello di voler creare una media company europea per competere al meglio con player del calibro di Sky ma anche per fronteggiare i nuovi servizi di contenuti in streaming lanciati da web company come Netflix.

Per questo ha bisogno di contenuti pregiati e reti sui quali farli viaggiare.

Ecco spiegato l’ingresso in Telecom e le trattative per acquistare società che producono contenuti.

Ubisoft, Gameloft, Banjiay, Cattelya…e non ultima Premium, la pay tv di Mediaset che gli permetterebbe di avere un avamposto importante in Italia con apertura alla Spagna.

 

Le mosse su Premium

Ma Premium non naviga in buone acque, continua a far fatica a raccogliere nuovi abbonati e a rientrare dall’investimento da oltre 700 milioni di euro per assicurarsi i diritti tv della Champions League fino al 2018.

Un passo azzardato fatto dall’Amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, che ha messo l’azienda ancora più in difficoltà.

Bolloré conosce bene la situazione. Secondo fonti francesi, l’accordo sarebbe ‘quasi fatto’ ma Vivendi evita ancora di fare commenti.

Per gli esperti d’oltralpe del settore, una cosa è sicura: una semplice acquisizione di Premium non è di grande interesse per il gruppo di Bolloré. C’è dell’altro.

Premium, osserva un analista, ha la metà di abbonati in meno del grande concorrente Sky, due milioni contro 4 milioni della compagnia di Rupert Murdoch, ciascuno dei quali rende la metà sull’anno (280 euro contro 500 euro) in particolare perché la piattaforma di Mediaset è trasmessa sul digitale terrestre e non può quindi distribuire che un numero limitato di canali.

Natixis stima in 70 milioni le perdite di Premium per lo scorso anno.

Perché quindi Bolloré dovrebbe essere interessato ad accollarsi questa società con evidenti criticità quando ha già difficoltà a gestire la propria pay tv Canal+?

Secondo il manager di un hedge fund, l’operazione più logica per l’Italia sarebbe quella di fondere i due bouquet come è stato fatto in Francia con CanalSat-TPS.

Sky dalla sua avrebbe offerto 1 miliardo di euro per Premium, ma Mediaset avrebbe respinto la proposta per timore che il gruppo di Murdoch, in posizione di forza nella pay tv, potesse indebolire i propri canali gratuiti così come ha fatto nel Regno Unito dove ha ‘ostacolato’ la crescita di ITV.

I Berlusconi sarebbero quindi più tentati da un’alleanza con Bolloré.

Secondo alcuni analisti francesi, una delle ipotesi al vaglio del finanziere bretone è di monetizzare l’acquisizione di Premium, integrando la pay tv all’offerta di Telecom Italia.

Un industriale spiega che “la penetrazione della banda ultra larga è debole in Italia ma, appunto per questo, ha un potenziale di crescita ed è la tecnologia del futuro a differenza del satellite con il quale Sky distribuisce i propri contenuti”.

Natixis crede in questa alleanza che coinvolge Telecom Italia e che potrebbe essere estesa anche a Telefonica, l’operatore tlc spagnolo presente con una quota dell’11% in Premium.

Per Enders Analysis, guadagnare terreno su Sky è un compito quasi impossibile per Premium, non ci sono esempi in Europa di sfidanti che superano il player principale del mercato.

E aggiunge che Vivendi sarebbe motivata dalla ripresa, in un secondo momento, dei canali gratuiti italiani di Mediaset che è anche il più importante broadcaster in Spagna.

 

L’assalto a Gameloft

Bolloré sta muovendo le proprie pedine ma le sfide sono ancora tante.

Lo dimostra la resistenza di Gameloft che ha deciso di far ricorso alla Corte d’Appello di Parigi contro la decisione dell’Autorità di Borsa francese che ha dato il via libera all’Opa di Vivendi.

Ultimo atto prima del game over?

Se il ricorso sarà accolto, Gameloft potrà contare su alcuni mesi di tregua.

E forse è proprio questo l’obiettivo, guadagnare alcuni mesi per prepararsi meglio all’attacco.

I prossimi giorni saranno cruciali per Michel Guillemot, patron di Gameloft.

Così come anticipato dagli investitori, i risultati del 2015 pubblicati ieri non sono entusiasmanti.

La crescita del fatturato del 13% a 256 milioni di euro non è stata sufficiente a coprire i costi della pesante ristrutturazione avviata a dicembre 2014 che ha portato al taglio di 850 posti di lavoro e la chiusura di dieci studios.

L’utile netto di Gameloft è precipitato con una perdita di 24 milioni di euro sull’anno.

Tuttavia nel secondo semestre si è ritrovata la redditività operativa, ha sottolineato Guillemot che conta su questa cura per economizzare 35 milioni di euro in un anno. Argomento che sarà sicuramente al centro della riunione che terrà oggi a Londra per presentare la nuova strategia agli investitori.

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