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Malesia e Vietnam avvertono: “Sovranità nazionale a rischio con l’AI”

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Durante un incontro cruciale tra i leader dell’ASEAN e del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), i primi ministri di Malesia e Vietnam hanno sollevato preoccupazioni fondamentali sul rapporto tra AI e sovranità nazionale.

Durante un incontro cruciale tra i leader dell’ASEAN e del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), i primi ministri di Malesia e Vietnam hanno sollevato preoccupazioni fondamentali sul rapporto tra AI e sovranità nazionale.

Secondo quanto discusso, l’intensificazione dell’uso dell’intelligenza artificiale da parte di governi e aziende transnazionali rischia di compromettere l’autonomia decisionale degli Stati, specialmente per quelli in fase di sviluppo.

Il premier malese Anwar Ibrahim ha sostenuto che la dipendenza da sistemi AI progettati all’estero potrebbe spingere i Paesi del sud-est asiatico verso una forma di ‘colonialismo digitale’, mentre il suo omologo vietnamita ha richiesto una collaborazione internazionale per stabilire linee guida comuni in grado di proteggere le infrastrutture e le identità nazionali.

Entrambi hanno esortato ad affrontare tempestivamente il divario tecnologico esistente e a investire in soluzioni AI sviluppate localmente. Il vertice ha evidenziato inoltre l’urgenza di armonizzare regolamenti regionali e garantire che le soluzioni AI non siano strumenti di sorveglianza esterna o manipolazione commerciale.

La discussione si inserisce in un contesto geopolitico in cui l’AI sta rapidamente ridefinendo i rapporti di potere tra Stati, sollevando interrogativi non solo tecnici ma anche culturali e politici.

Da più parti è emersa la proposta di un codice etico regionale sull’AI, che possa bilanciare innovazione e tutela della sovranità. L’incontro rappresenta un chiaro segnale che le nazioni emergenti intendono avere voce attiva nella definizione dell’ecosistema globale dell’AI.

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Honor in Cina sviluppa robot umanoidi all’interno di un piano da 10 miliardi per l’AI

Il colosso tecnologico cinese Honor, noto in precedenza per la produzione di smartphone, ha annunciato un piano ambizioso da 10 miliardi di dollari focalizzato sullo sviluppo di robot umanoidi basati su AI. Il progetto si colloca all’interno di una più ampia strategia nazionale volta a consolidare la posizione della Cina come potenza dominante nel campo dell’intelligenza artificiale.

Secondo quanto riportato, Honor sta investendo in infrastrutture, algoritmi avanzati e partnership strategiche con università e centri di ricerca per accelerare la creazione di robot capaci di interagire con gli esseri umani in modo sempre più naturale e versatile.

L’azienda prevede applicazioni nei settori dell’assistenza domestica, della sanità e dell’istruzione, ma non esclude usi industriali o militari. Il CEO di Honor ha sottolineato che l’obiettivo non è solo innovare tecnologicamente, ma anche influenzare lo stile di vita futuro integrando la robotica in scenari quotidiani.

La sfida riguarda non solo la progettazione meccanica, ma soprattutto l’adozione di sistemi AI in grado di interpretare emozioni, rispondere in modo empatico e apprendere dall’ambiente. L’iniziativa solleva domande cruciali sulla gestione etica di queste tecnologie e sulla regolamentazione futura.

Il governo cinese supporta apertamente progetti simili come parte del programma ‘Made in China 2025’, puntando a ridurre la dipendenza da tecnologie straniere e a esportare soluzioni AI. Questo annuncio si inserisce in una competizione globale che vede Stati Uniti, Europa e altri Paesi asiatici intensificare i propri investimenti in robotica avanzata.

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