Tutti guardano lo spoofing. Ma lo spoofing è soltanto il sintomo, non è la malattia. Lo spoofing è un artefatto tecnologico per cui ci viene mostrato un numero di telefono italiano e siamo naturalmente portati a rispondere alla chiamata. Però, una volta che rispondi, inizia un altro film, vale a dire quello che ti dicono durante la telefonata. Le bugie della telefonata si nascondono dietro al numero ‘spoofato’ e nascondono il volto di vere organizzazioni di truffatori di mestiere.
E’ questo di fatto l’oggetto dell’esposto depositato alla Procura di Milano da parte di iliad, contro i responsabili dell’ennesima truffa telefonica, che sfruttando l’escamotage dello spoofing (il fenomeno truffaldino che consente al call center chiamante di usare un numero italiano falso per chiamare) di fatto consente di perpetrare ai call center criminali di perpetrare la truffa.
L’antefatto, la chiamata spoofing registrata dal dipendete di iliad
Il tutto nasce da una chiamata registrata da parte di un dipendente di iliad: un’operatrice (con voce, non più registrata) si presenta falsamente come “referente dell’area amministrativa di iliad” per indurlo a cambiare operatore sulla base di informazioni mendaci fra cui l’aumento di 8 euro al mese del piano tariffario o, in alternativa, la sottoscrizione ad un altro operatore.
Il caso è ben descritto nell’articolo del Corriere della Sera ‘Iliad e la denuncia per la truffa dello «spoofing»: come funzionano le telefonate camuffate che valgono da contratto’.
Il commento su Linkedin dell’ad Benedetto Levi
A corredo anche le dichiarazioni del Ceo di iliad Italia Benedetto Levi, che su Linkedin ha commentato ampiamente la vicenda.

Meccanismo della frode
Dunque, la dinamica si sviluppa in più passaggi:
• CLI spoofing – Come visto, è il punto di partenza: numero camuffato, per indurci a rispondere e per non risalire all’identità del chiamante.
• Acquisizione del consenso – L’utente dà il suo consenso ad essere contattato per cambiare fornitore solo perché il primo call center gli fornisce informazioni false: facendogli credere che i prezzi aumenteranno e che la linea subirà dei malfunzionamenti, si creano le condizioni per voler cambiare fornitore. Così, il call center acquisisce il consenso e lo rivende ad altri, che lo usano per fare teleselling.
• Teleselling – A questo punto, i contatti e il consenso, acquisiti con modalità ingannevoli, approdano a un altro call center che, stavolta in modo formalmente regolare, sottopone un’offerta e attiva il contratto per conto di un terzo operatore.
Ma perché l’esposto in Procura?
AGCOM ha recentemente pubblicato una delibera con delle indicazioni che dovrebbero consentire, una volta attuate, di ridurre drasticamente i casi di CLI Spoofing. E Antitrust, dal canto suo, ha annunciato l’apertura di un’indagine su dei call center per telemarketing scorretto. Col suo esposto, iliad allarga la prospettiva per inquadrare il fenomeno, e si rivolge agli inquirenti per verificare quali siano le dinamiche sottese, quali siano i soggetti che mettano in atto queste vere e proprie truffe. Un campo d’indagine che va al di là delle possibili azioni delle due Autorità, e che potrebbe portare a conoscere più in profondità questi fenomeni.
Per approfondire: Il video Instagram di Massimiliano Dona, presidente dell’Unc (Unione nazionale consumatori)