L'iniziativa

Linkem, i ministri Cartabia e Colao in visita al Laboratorio Rework nel carcere di Rebibbia. Modello di recupero da replicare

di |

I ministri Cartabia e Colao in visita al laboratorio realizzato da Linkem nel carcere femminile di Rebibbia, che fa il paio con quello dl Lecce, per il recupero dei vecchi modem grazie al lavoro di 12 detenute. L'ad Davide Rota: 'Un’attività di rigenerazione di vecchi router e modem che ha una grossa valenza economica oltre che sociale'.

Un modello di recupero da replicare in tutte le carceri italiane. Il laboratorio voluto da Linkem all’interno del carcere femminile di Rebibbia, dove 12 detenute si sono specializzate nel rimettere a nuovo vecchi modem da buttare, come modello da replicare anche da parte di altre aziende, in tutte le realtà penitenziarie del paese. E’ questo il messaggio che emerge dopo la visita della  Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao al “Laboratorio Rework” di Linkem, all’interno della Casa Circondariale Femminile di Roma Rebibbia “Germana Stefanini”.

Leggi anche: Linkem, al carcere di Rebibbia e di Lecce una seconda vita per i modem

E’ qui che sorge il laboratorio di Linkem, un vecchio capannone riadattato e riverniciato dalle detenute stesse, per il recupero dei vecchi modem da buttare. Un progetto che replica un’analoga iniziativa al carcere di Lecce. Grazie all’attività di recupero dei carceri di Lecce e Rebibbia, Linkem è in grado di recuperare il 40% in più di apparati prima destinati allo smaltimento, riducendo i costi per l’azienda e per l’ambiente.

Tra l’altro, uno dei detenuti di Lecce è stato poi assunto da Linkem una volta scontata la sua pena.

Attività utile soprattutto in pandemia

Un’attività molto utile soprattutto durante la pandemia, ha precisato l’azienda specializzata in sistemi FWA, quando la carenza di chip ha creato non poche difficoltà produttive sul mercato, non soltanto nel settore delle Tlc. “Un’attività di rigenerazione di vecchi router e modem che ha una grossa valenza economica oltre che sociale, soprattutto in tempi di lockdown e di carenza di materie prime (silicio e chips) dalla Cina e dall’Asia in genere durante il lockdown”, aveva detto Davide Rota, ad di Linkem illustrando il progetto nel carcere di Rebibbia lo scorso 29 novembre.

La visita dei Ministri Cartabia e Colao

Ad accogliere i Ministri c’erano il direttore del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Bernardo Petralia, il Provveditore Carmelo Cantone, la Vicedirettrice dell’Istituto, Anna Del Villano, il Comandante Dario Pulsinelli, e l’Amministratore Delegato di Linkem, Davide Rota, che hanno illustrato le finalità del progetto voluto dalla Direttrice Alessia Rampazzi nell’ottica della rieducazione e reinserimento dei detenuti nella società.

I Ministri hanno visitato gli spazi dove lavorano dodici detenute assunte lo scorso novembre dall’Operatore 5G. L’inserimento è avvenuto al termine di uno specifico programma di formazione finalizzato al trasferimento delle competenze tecniche necessarie a realizzare la rigenerazione degli apparati terminali di rete installati presso le case degli utenti.

Il progetto di Rebibbia segue l’esperienza maturata da Linkem nella Casa Circondariale di Lecce, dove Linkem aveva già assunto dieci detenuti nella sezione maschile e realizzato il progetto di trasformazione digitale UNiO, la piattaforma di trasformazione digitale e gestione dei video colloqui con i familiari che consente ai detenuti di usufruire di postazioni dedicate e progettate ad hoc.  

Il progetto di recupero di Rebibbia rappresenta un modello di riabilitazione attraverso il lavoro destinato alle detenute, che nel laboratorio realizzato da Linkem all’interno del penitenziario recuperano i vecchi modem, in ottica di riuso.