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L’influenza dei social media sull’alimentazione. Quanto pesa Instagram?

di Francesca Grua, digital consultant |

L'attitudine a fotografare il cibo, identificata su Instagram come #foodporn, migliora o peggiora gli equilibri a tavola fra i più giovani?

Quando si parla di social network, il protagonista indiscusso fra i vari contenuti presenti in rete, è senza alcun dubbio il cibo.

Influencer, personaggi sportivi, modelle, celebrità postano di continuo in particolare su Instagram foto e video riguardanti le loro apparenti vite perfette, mentre consumano pasti di lusso nei luoghi più ambiti, ignari delle reazioni che determinati “post” possano innescare. È proprio vero che il marketing spesso lotta insistentemente contro la salute mentale e fisica di alcuni utenti.

Secondo alcune statistiche, è emerso che in Italia i disturbi alimentari, tra cui la bulimia, l’obesità, la fame emotiva e l’anoressia, colpiscano il 5% della popolazione e non c’è da stupirsi se quest’ultima è considerata la seconda causa di morte nella fascia d’età tra i 12 e i 18 anni. 

Sette italiani su dieci condividono il proprio piatto non appena seduti a tavola e persone fragili, incomprese, derise per il loro aspetto fisico, che non corrispondono ai canoni di bellezza imposti, sono soggetti enormemente a rischio. E se l’età minima stabilita per l’utilizzo dei vari social network è di 14 anni, quello che più fa tremare è che i primi accessi alle varie piattaforme, ormai avvengono ben prima della fascia fissata.

Il cibo è una delle maggiori cause di malattie e le conseguenze psichiche che ne derivano fra i più giovani sono spesso irreversibili in quanto i social sono diventati dei severissimi giudici senza pietà. Like, condivisioni, screen-shot, re-post, sono diventati il flusso più rapido di approvazione o dissenso che ci possa essere, e i corpi mostrati nei selfie allo specchio, invece, delle vere e proprie mostre a libero accesso.

Continuando ad analizzare le varie “reaction” da parte degli utenti in questione, emerge che siano state create anche delle community di “Ana e Mia”, composte da ragazze e ragazzi che si spronano a vicenda per raggiungere obiettivi tipici da chi è affetto da malattie del disturbo alimentare.

Il ruolo di Instagram

Su Instagram, sono state abolite dalla ricerca alcune menzioni specifiche (#donteat, #anorexianervosa, #thinispiration #thinspo, ecc.) attraverso le quali la piattaforma, se citate, indirizza direttamente su una diversa pagina dedicata al supporto psicologico.

Fortunatamente, il potere della condivisione ha generato persino delle comunità chiamate ED Warriors34 (ED: eating disorders) che, attraverso un forte coinvolgimento emotivo, mirano ad influenzare positivamente le persone più deboli e ancora malate, e cercano di attivare una solida terapia di gruppo virtuale.

Attraverso i vari commenti, caption, foto del “prima e dopo”, il messaggio che queste persone vogliono trasmettere è quello di accettarsi per come si è realmente, senza filtri e inganni per cui la società tenta quotidianamente di condizionarci l’esistenza.

La famosa blogger Angela da Forcella, uscita da poco dal tunnel nero dell’anoressia, si batte ogni giorno per contrastare siti e blog che inducono alle malattie del disturbo alimentare e sottolinea quanto determinate chat siano delle vere e proprie trappole mortali.

Fra le svariate influenze online, l’unione fra cibo e social network (in modo particolare Instagram) ha dato vita al famoso trend del #foodporn, rigorosamente citato nei vari post tramite hashtag, nato con lo scopo di stimolare le più stravaganti fantasie degli utenti, alla vista di un bel piatto, esattamente come la pornografia. È scontato ormai dire quanto l’estetica conti sempre di più rispetto alla sostanza, e così le imprese devono necessariamente adeguarsi ai nuovi codici comunicativi non esponendo solo dettagli tecnici relativi ai prodotti, ma utilizzando il cibo come strumento di storytelling per creare video dal forte impatto emotivo.

Da un lato si incentiva l’attenzione ad un’alimentazione salutare e sostenibile, dall’altro si induce al consumo del “junk food”, la più grande fonte di degradazione ambientale… e umana.

Sarebbe opportuno da parte degli adulti, e soprattutto dei genitori, costruire un’alimentazione sana in un’ottica più sostenibile e trasmetterla ai più piccoli fin da subito, tentando di evitare il più possibile tutte quelle situazioni in cui la salute mentale e fisica viene a mancare.

È altresì importante seguire, sui vari canali, pagine di persone specializzate nella materia, come dottori nutrizionisti, dietologi o dietisti, per poter essere educati e informati costantemente in maniera corretta.

Per essere più incisivi anche in questo tipo di comunicazione non aziendale, quindi per competere proprio con i profili dei brand, è consigliato migliorarsi ottimizzando i propri canali per raggiungere i target adeguati. Un’ottima soluzione è offerta dalla scuola di Digital Coach, la quale propone un corso da Social Media Manager, un’occasione per imparare a gestire pagine e profili al meglio, mettendo in pratica quanto appreso dalla teoria per mezzo della work experience.