Secondo un’indagine del Chartered Institute of Personnel and Development (CIPD), le aziende britanniche si aspettano di aumentare i salari del 3% nei prossimi 12 mesi, un valore stabile per il sesto trimestre consecutivo.
Tuttavia, cresce la preoccupazione per l’impatto dell’AI sul mercato del lavoro: un datore di lavoro su sei prevede una riduzione del personale a causa dell’automazione tramite strumenti basati sull’AI.
Di questi, un quarto ipotizza tagli superiori al 10%, colpendo in particolare ruoli amministrativi, impiegatizi e di medio livello manageriale.
Parallelamente, l’intenzione di assumere si attesta ai livelli più bassi dalla pandemia, soprattutto nel settore pubblico. Il contesto fiscale, segnato da un aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, aggrava la situazione.
Gli economisti del CIPD sottolineano la necessità di politiche di lungo termine focalizzate su pianificazione del personale e investimenti nelle competenze, per facilitare la transizione verso mansioni che integrano l’uso dell’AI o verso nuove occupazioni.
La Banca d’Inghilterra, pur mantenendo invariati i tassi d’interesse al 4%, continua a monitorare da vicino l’andamento delle retribuzioni, che potrebbe alimentare pressioni inflazionistiche. Un altro sondaggio della BoE mostra aspettative di crescita salariale al 3,7%, il valore più alto degli ultimi cinque mesi.
Si prevede comunque un lieve rallentamento nel ritmo di crescita dei salari regolari, con una stima del +4,6% rispetto all’anno precedente.
Il rapporto evidenzia una fase di trasformazione per il mercato del lavoro britannico, dove l’AI si profila come una forza disruptive e la stabilità retributiva non è sufficiente a compensare la fragilità occupazionale emergente.
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