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La prossima guerra la Cina la combatterà con AI e robot

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La Cina punta a conquistare la “sovranità algoritmica” e a ridurre la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti, per dotarsi di un esercito high-tech. Trump intanto vola in Asia cerca di allontanare Pechino e Pyongyang dalla Russia.

La corsa della Cina all’AI e ai robot militari trasformerà le guerre del XXI secolo?

Cani robot armati che si muovono in branco per perlustrare il territorio di guerra, rispondere ad attacchi e muoversi all’offensiva se necessario. Sciami di droni da guerra a pilotaggio automatizzato, in grado di colpire obiettivi fissi e mobili in ogni tipo di situazione, sia in aria, sia in acqua. La Cina sta sviluppando un apparato tecnologico militare pronto all’uso, ma soprattutto caratterizzato dall’utilizzo profondo dell’intelligenza artificiale (AI).

In tempi di diffidenza crescente tra le potenze globali, di guerre commerciali e corsa agli armamenti, di tensioni geopolitiche già esplose in conflitti militari o in procinto di farlo, la Cina sembra muoversi in maniera defilata, ma allo stesso tempo non vuole farsi trovare impreparata a qualsiasi scenario.

Secondo l’analisi di Eduardo Baptista e Fanny Potkin proposta in un articolo pubblicato dalla Reuters, Pechino si sta dotando di tecnologie militari sempre più avanzate, realizzate a partire da soluzioni nazionali, quindi chip costruiti in patria. Una postura militare considerata dai vertici dell’esercito cinese come necessaria per affrontare ogni possibile minaccia proveniente dal Pacifico.

Tre i pilastri su cui la Cina vuole costruire la sua potenza militare: AI (DeepSeek), hardware nazionale (Huawei Ascend) e robotica militare avanzata (Norinco, Unitree, Landship). Un Paese che come tutti gli altri sta correndo ad armarsi ma lo deve fare anche affrontando le restrizioni imposte dagli Stati Uniti agli approvvigionamenti di tecnologie avanzate (in particolare chip). Nessuno sa se riuscirà a superarle, ma di sicuro sta accadendo qualcosa che cambierà per sempre il modo in cui si combatteranno le guerre da qui in poi durante il XXI secolo.

Autonomia, prontezza e velocità: il veicolo da combattimento P60

L’obiettivo dei cinesi è chiaro: creare un esercito autonomo, sempre pronto, intelligente e interconnesso, capace di reagire in tempo reale ai cambiamenti del campo di battaglia e di condurre operazioni con un intervento umano minimo.

Il simbolo di questa nuova strategia è il Norinco P60, un veicolo militare autonomo presentato a febbraio dalla China North Industries Group Corporation (Norinco), il colosso statale della difesa.
Capace di muoversi a 50 km/h e di svolgere missioni di supporto al combattimento senza equipaggio, il P60 utilizza i sistemi di DeepSeek, una delle intelligenze artificiali più avanzate sviluppate in Cina.

Il progetto è stato celebrato dal Partito Comunista come prova della capacità del Paese di integrare AI e robotica militare, dimostrando che Pechino può ora competere con Washington anche sul terreno delle tecnologie emergenti.

L’AI DeepSeek analizza 10.000 scenari di battaglia in 48 secondi

L’articolo della Reuters mette in luce un ecosistema di ricerca e sviluppo altamente strutturato, che coinvolge università, aziende tecnologiche e istituti militari. Documenti, brevetti e bandi di gara mostrano come la People’s Liberation Army (PLA) stia investendo in diversi aspetti strategici, come il riconoscimento autonomo dei bersagli da immagini satellitari e droni, il supporto decisionale in tempo reale per il comando sul campo, le simulazioni di guerra avanzate con scenari analizzati da modelli AI in pochi secondi, gil sciami di droni intelligenti e i robot da combattimento capaci di cooperare in formazione.

Un esempio pratico è quello dei ricercatori della Xi’an Technological University, che hanno affermato di aver sviluppato un sistema basato su DeepSeek in grado di analizzare 10.000 scenari di battaglia in 48 secondi, riducendo tempi di pianificazione che normalmente richiederebbero due giorni.

La Cina accelera la produzione di chip in casa

Come detto, nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti, molti brevetti depositati da università e istituti militari cinesi citano ancora l’uso dei chip Nvidia A100, fondamentali per l’addestramento dei modelli AI. La U.S. Commerce Department ha vietato l’esportazione di questi chip in Cina dal 2022, ma la presenza dei componenti in documenti successivi suggerisce l’uso di scorte o di canali di seconda mano.

Parallelamente, Pechino sta accelerando la transizione verso componenti interamente domestici. Le aziende Huawei e DeepSeek sono ora al centro di questa nuova architettura tecnologica:

  • Huawei, con i chip Ascend, fornisce l’hardware necessario per addestrare reti neurali e gestire l’elaborazione in tempo reale dei dati militari;
  • DeepSeek, definita “il cervello dell’AI cinese”, sviluppa modelli linguistici e predittivi applicati a sistemi di comando, analisi di immagini e simulazioni di combattimento;
  • Landship Information Technology, un’altra impresa specializzata, integra questi sistemi nei veicoli e nei radar militari.

La Cina porta sul campo di battaglia droni, robot e “cani da guerra”

Nel novembre 2024 la PLA ha pubblicato un bando per robot-cani dotati di AI in grado di pattugliare aree pericolose, rilevare mine e coordinarsi autonomamente in gruppo. La tecnologia deriva da Unitree Robotics, già nota per la produzione di robot impiegati in esercitazioni militari.

Parallelamente, Beihang University, storica fucina dell’aviazione militare cinese, lavora a droni-sciame alimentati da DeepSeek per identificare e neutralizzare minacce classificate “low, slow, small”, come microdroni o velivoli leggeri.

Questi progetti anticipano un futuro campo di battaglia popolato da robot coordinati e armati, capaci di cooperare con truppe umane e mezzi terrestri, marittimi e aerei.

Verso la guerra (e la sovranità) algoritmica

Il concetto guida di questa corsa è quello di “sovranità algoritmica”: eliminare la dipendenza tecnologica dall’Occidente, sviluppando un’infrastruttura AI interamente cinese, dalla progettazione dei chip al software di comando.

Mentre il Pentagono prepara una flotta di migliaia di droni autonomi entro la fine del 2025, la Cina risponde costruendo un ecosistema alternativo basato su AI nazionale, robotica integrata e analisi predittiva in tempo reale.

L’obiettivo non è solo militare, ma anche strategico: rendere il Paese immune dalle sanzioni tecnologiche e capace di condurre guerre di nuova generazione in totale indipendenza dall’Occidente.

Trump in Asia per un accordo con Pechino (e una stretta di mano con la Corea del Nord)

In questi giorni il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, incontrerà di persona il Presidente cinese Xi Jinping. Nelle ultime ore sembra che le due nazioni abbiano raggiunto un accordo fondamentale sui dazi che scongiuri ulteriori escalation commerciali.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent, dopo aver incontrato il vicepremier cinese He Linfeng a Kuala Lumpur, ha parlato di un’intesa sulle terre rare e su TikTok, con la Cina che si è impegnata a rimandare di un anno l’entrata in vigore delle restrizioni all’export, rivendendo nel frattempo la misura.

Trump dovrebbe potrebbe anche incontrare il Presidente della Corea del Nord, Kim Jong-un. Sull’Air Force One il capo della Casa Bianca, parlando del Paese asiatico, ha detto: “Penso che siano una sorta di potenza nucleare”. L’obiettivo non dichiarato potrebbe essere sempre lo stesso: tentare di allontanare Pechino e Pyongyang dalla Russia.

In tempi di corsa agli armamenti, ogni momento di incontro e di accordo, che passi pure le porte dei grandi commerci globali, è sempre il ben venuto. Gli europei sembrano non rendersene più conto, ma o ci si ferma per tempo e si torna a creare tavoli attorno a cui sedersi e parlare, o ci si condanna tutti a rivivere quanto già vissuto negli anni drammatici che precedettero il 1914. L’impressione è che si sta lasciando da parte la diplomazia e ci si sta preparando a nuovi conflitti. Si sente ripetere troppo spesso quello che dicevano tutti a quel tempo: tanto la guerra è scontata. Mai come adesso ci auguriamo tanto che si sbaglino.

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