La Germania sta valutando l’utilizzo di fondi pubblici per compensare Deutsche Telekom e altri operatori nella sostituzione di hardware Huawei presente nelle reti di telecomunicazioni del Paese. Per una spesa complessiva che supererebbe i 2 miliardi di euro. Lo scrive Bloomberg, aggiungendo che la mossa rientrerebbe nel più ampio sforzo per potenziare la cybersecurity nazionale e ridurre la dipendenza da tecnologie cinesi.
Huawei, cambio di linea in Germania?
L’indiscrezione, però, è indicativa di una possibile linea politica: Berlino potrebbe decidere di mettere sul piatto delle risorse finanziarie per cambiare fornitori e affidarsi a soggetti meno controversi di quelli cinesi assicurando così la sicurezza e l’integrità della rete in tutto il paese. I fornitori cinesi sono da tempo visti come una minaccia per la sicurezza e fonte di potenziale spionaggio soprattutto secondo gli Usa. C’è da dire che non ci sono mai state prove concrete a corroborare le accuse avanzate da anni da Washington.
La Ue spinge per la sovranità digitale
Il contributo del Governo sarebbe una spinta importante per Deutsche Telekom, un incentivo per adeguarsi ai desiderata europei che da tempo spingono per sostituire i grandi fornitori cinesi, Huawei e ZTE, con player europei come Nokia e Ericsson anche in ottica di sovranità digitale.
Si tratta di un cambio di marcia significativo, anche perché finora la Germania, prima con Angela Merkel e poi con il cancelliere attuale Friedrich Merz, non era mai stata ostile ai fornitori cinesi anche se il dibattito è sempre stato vivo a Berlino. Tanto che nel 2020 sono state fatte delle stime secondo cui smantellare le apparecchiature cinesi dalle reti mobili tedesche sarebbe costato 50 miliardi di extra costi in più a Deutsche Telekom e agli altri operatori del paese.
Reti 4G e 5G asset strategici, tema attuale anche in Italia
Il tema dei fornitori extra Ue, in particolari cinesi, visti come potenziale minaccia alla sicurezza delle reti asset nazionali, è attuale anche in Italia, dove i sistemi 4G e 5G sono stati recentemente inseriti tra gli asset strategici per la cybersicurezza con un DPCM del 2 ottobre scorso.
Nessun cenno si fa nel documento all’ipotesi di smantellare le reti esistenti degli operatori, che fanno in larga misura affidamento su apparecchiature cinesi. Men che meno si fa cenno ad un eventuale contributo economico alle telco per una eventuale sostituzione delle tecnologie cinesi.
Il Governo italiano, così come Berlino, sarebbe pronto a valute un contributo ai costi per gli operatori di una eventuale sostituzione delle apparecchiature cinesi che sono presenti nelle reti mobili?

 
            
 
                               
 
  
  
  
  
  
  
  
  
 