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La Fear of Missing Out (FOMO) e l’utilizzo consapevole dei social

di Alessandro Costanza, digital consultant |

I social network solo all’apparenza danno la sensazione di tenere compagnia ma, in realtà, monitorare le attività altrui spesso deriva da solitudine, insicurezza e insoddisfazione per la propria vita vedere le foto di viaggi, eventi e feste ci fa cadere in uno stato di solitudine e depressione ancora maggiore.

Sempre più tra i giovani è nata una nuova paura, identificata con l’acronimo inglese FOMO: Fear of missing out (“paura di rimanere escluso”), che si riferisce alla sensazione d’ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante, se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione; in sintesi, il desiderio persistente di essere in contatto con gli altri attraverso ogni tipo di social media.

Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, ideati per chi è alla ricerca di interconnessione, permettono di raggiungere un gran numero di persone, solamente avendo a disposizione uno smartphone e una connessione dati. Chi ha una problematica di tale tipo tende a utilizzare i social media in maniera compulsiva e pervasiva: dal momento del risveglio, a scuola e all’università, quando ci si sveglia di notte e persino alla guida.

Nel 2015, Lenhart ha dimostrato che l’80% degli adolescenti comunica con i propri coetanei quasi esclusivamente tramite messaggi. Sentirsi parte di un gruppo e socialmente accettati è molto gratificante per i ragazzi, ma allo stesso tempo queste caratteristiche di Internet e dei social media inducono a un loro uso problematico. Andrew Przybylski, ricercatore dell’Università di Oxford, che per primo ha coniato il termine FOMO, dimostrò che i livelli di quest’ultima sono maggiori in coloro che percepiscono un basso livello di considerazione della propria vita e un rapporto ambiguo e confuso con i social media.

La necessità di essere sempre online, oltre ad aumentare i livelli di FOMO, ci interroga sui gradi di consapevolezza delle persone affette da questo problema: quale sensibilità riconosco in sé stessi? Che tipo di coscienza genera la necessità della connessione? Queste domande consentono di indirizzare la nostra attenzione sullo sviluppo della cultura e delle dinamiche psicologiche e psicopatologiche della tecnologia online. I social network solo all’apparenza danno la sensazione di tenere compagnia ma, in realtà, monitorare le attività altrui spesso deriva da solitudine, insicurezza e insoddisfazione per la propria vita vedere le foto di viaggi, eventi e feste ci fa cadere in uno stato di solitudine e depressione ancora maggiore.

Studi recenti, hanno dimostrato che la FOMO può incidere sull’umore causando insonnia e stress soprattutto sui giovanissimi, che si interfacciano con i social per ore e ore al giorno. Per ridurre questo problema, negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di protocolli efficaci come:

  • sviluppare un dialogo che contrasti i pensieri relativi all’esclusione sociale e al timore di non essere connessi;
  • regolare lo stato di ansia attraverso attività offline, ad esempio attività fisica, uscite con amici e studio;
  • porre delle regole per diminuire il tempo passato sui social media.

Dato il senso di finzione, alienazione, e dipendenza che creano i social sono in molti a promuovere online la JOMO, ovvero: Joy of Missing Out, tradotto “la gioia di essere tagliati fuori”.
È un invito a sconnettersi completamente, a lasciare il telefono se possibile a casa e a perdersi i momenti di vita degli altri per crearne di propri, vivendo senza temere di non essere “social”. Perché in fin dei conti perdersi gli aggiornamenti sulla vita dei nostri amici non è la fine del mondo!

Per questi motivi è fondamentale dare ai giovani, fin da piccoli, gli strumenti per un uso consapevole dei social network, imparando a districarsi tra i vari linguaggi dei media e ad approcciarsi con essi in maniera corretta. La Media Education si sta diffondendo velocemente, nella speranza di fare ciò sia da un punto di vista psicologico sia da quello professionale, poiché sempre più persone decidono di immergersi anche a livello lavorativo nel mondo digitale. In tal caso, sono le scuole di formazione come Digital Coach a dare ai propri studenti le conoscenze per un utilizzo consapevole dei social e del web, così da trasformare in un lavoro proficuo il mondo del digitale nel quale ormai viviamo tutti.