Banda ultralarga

Italia a 1 Giga, rischio flop per le gare con fondi PNRR da 3,7 miliardi?

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Scade a fine mese il termine ultimo per le offerte del PIano Italia a 1 Giga e crescono i timori che la gara non riscuota l'adesione sperata a causa di diversi fattori: dai vincoli alle penali troppo stringenti, alla carenza di materi prime e personale specializzato passando per l'incertezza sul futuro della rete unica.

Le gare per la copertura in fibra e FWA di 7 milioni di civici nelle aree grigie con i fondi del PNRR sarebbero a rischio flop. Troppo stringenti i vincoli e le penali dei bandi di gara Italia a 1 Giga, mentre pesa anche, come sottolineato oggi dal Sole 24 Ore, il rischio di ingorgo con altri bandi con i fondi del PNRR: in primo luogo quello da 2 miliardi di euro per la copertura 5G delle aree remotissime del paese (Piano Italia 5G) che si svolge in contemporanea.

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Gli operatori potrebbero decidere di partecipare sì, ma “col lanternino”, in maniera molto oculata per evitare il rischio delle forti penali previste dai bandi che per ogni ritardo nella realizzazione delle nuove reti (la deadline è fissata per la fine del 2026) prevede delle sanzioni. Gli incentivi a partecipare non sarebbero nemmeno troppo appealing.

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Fattori frenanti

Ma a pesare sul bando Italia a 1 Giga, che divide il nostro paese in 15 lotti, ci sono in realtà anche altri diversi fattori: da un lato, la carenza di manodopera specializzata. Una carenza aggravata anche dall’ingorgo e dalla sovrapposizione con i bandi per il 5G, che si svolgeranno praticamente in contemporanea con quelli per la fibra.

Secondo dati diffusi dal Gruppo System Integrator reti TLC di Federazione ANIE, l’associazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche, c’è la necessità di impiegare circa 20.000 figure professionali aggiuntive, tra progettisti, addetti agli scavi, alla posa e alla giunzione delle fibre ottiche, antennisti e tecnici specializzati nell’integrazione delle stazioni radio base, in un comparto che già presenta allo stato attuale deficit produttivi.

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Un altro elemento di preoccupazione è la carenza di materie prime e il prezzo dei carburanti e dell’energia spinti al rialzo dalla guerra in Ucraina.

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C’è poi il tema del soggetto unico della rete, di cui in effetti nel nostro paese si sente la mancanza. Un operatore unico wholesale only, in grado di raccogliere sotto di sé tutte le reti “arlecchino” del paese in maniera neutrale, che semplificherebbe non poco il quadro per gli operatori. Ma su questo fronte siamo ancora in un momento interlocutorio. L’ipotesi di Opa su Tim docet.  

Cosa deciderà la CDP?

In questo quadro alquanto caotico e complesso, con il Governo che in questo momento è legittimamente in altre faccende (molto gravi) affaccendato, si sta giocando una partita molto importante per il futuro della banda larga e della digitalizzazione del paese. In ballo ci sono i fondi del PNRR. La CDP si è detta favorevole ad un merger Tim-Open Fiber. Ma i tempi sarebbero comunque lunghi.

Il bando Italia a 1 Giga

Scade a fine mese il termine ultimo per la presentazione delle offerte per il Piano Italia a 1Giga, per portare almeno 1 Gbps in downstream in tutte le aree del paese. Sono previsti fondi del Pnrr per 3,7 miliardi di euro e i bandi riguardano le aree grigie semi concorrenziali del paese.

Diversamente dallo schema utilizzato per la copertura delle aree bianche, il nuovo Piano Italia a 1 Giga prevede che la rete non rimanga pubblica dopo la realizzazione, ma diventi di proprietà dell’operatore che si aggiudica il bando e che realizza l’infrastruttura.

Per le gare del Piano Italia a 1 Giga lo Stato si impegna a finanziare fino al 70% dei fondi necessari per la realizzazione della rete, mentre gli operatori che si aggiudicano le gare dovranno finanziare il restante 30%.

I numeri civici da coprire sono divisi in 15 lotti. Ogni operatore potrà partecipare al bando di gara per un massimo di 8 lotti.

Tim (tramite Fibercop) e Open Fiber parteciperanno separatamente. Ma in futuro potrebbero unire le forze.