“Stiamo risolvendo una situazione molto difficile, purtroppo ereditata dal precedente governo. In seguito a una serie di incontri con i funzionari della Commissione europea, insieme al ministero per gli Affari Ue e Pnrr e al soggetto attuatore Infratel, abbiamo individuato una soluzione sulla quale c’è un assenso da parte di Bruxelles, che andrà ora formalizzato. Salviamo circa 700 milioni che rischiavamo di perdere“. Lo ha detto al Sole 24 Ore Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, in merito alla via d’uscita concordata con la Commissione europea per non perdere circa 700 milioni di risorse Pnrr per il progetto ‘Italia a 1 Giga‘, che ha l’obiettivo di coprire con la banda ultralarga fissa circa 3,4 milioni di numeri civici nelle cosiddette aree grigie, quelle dove c’è un unico operatore di rete.
“Una base di lavoro è stato quanto ci ha comunicato Open Fiber, cioè l’impossibilità di garantire, entro la scadenza del 30 giugno 2026, la copertura di oltre 700mila numeri civici su circa 2,2 milioni totali aggiudicati all’operatore”, sottolinea.
Il compromesso con l’Europa
Il compromesso con l’Europa che va ancora formalizzato prevede, in sintesi, di consentire a Open Fiber la rimodulazione del target per 700mila numeri civici a fronte di una riduzione del contributo aggiudicato all’operatore, aggiunge il quotidiano, i fondi per circa 120mila civici vengono però riconosciuti ad Open Fiber per gli extracosti sostenuti dalla società, da dimostrare poi in sede di rendicontazione.
“Rimane la necessità di assicurare la copertura agli oltre 700mila civici lasciati da Open Fiber – aggiunge Butti -. A questo punto, con il via libera Ue, utilizzeremo le economie generate da Italia a 1 Giga e da altri Piani gestiti dal Dipartimento, circa 700 milioni, per programmare due nuovi piani di copertura”. “Il primo, con l’obiettivo di coprire circa 580mila civici sulla falsariga di Italia a 1 Giga, avrà il vantaggio temporale di non essere più vincolato al 2026 ma agli obiettivi europei del Digital decade, quindi al 2030”, evidenzia.
Insomma, quattro anni di tempo in più per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass, usando i fondi del PNRR fino al 2030. Alla fine, un risultato che evidenza la capacità negoziale dell’Italia e la volontà della Ue di chiudere un occhio accettando di fatto una proroga di quattro anni sui programmi.
Il nuovo bando satellitare
Il secondo prevede l’uso di 145 milioni per l’adozione del modello di copertura ibrida con il satellite, sperimentato in Lombardia. In particolare, 95 milioni verrebbero utilizzati per collegare oltre 80mila utenze espunte dal piano originario, quelle delle zone più remote, utilizzando il satellite per il backhauling e completando il collegamento con tecnologie terrestri. E altri 50 milioni per un voucher che incentivi la connettività con il satellite, fino a 1.300 euro ad utente e per un massimo di ulteriori 40mila numeri civici. Il voucher, aggiunge il sottosegretario, dovrà tenere conto del bonus che nel frattempo il ministero delle Imprese e del made in Italy sta studiando per la connettività, in modo da restare complessivamente nei limiti quantitativi per queste misure dettati dalla normativa europea sugli aiuti di Stato.
La neutralità tecnologica premia il satellite
In altre parole, in base al principio della neutralità tecnologica, la Commissione Ue sarebbe intenzionata a dare il via liberaall’utilizzo del satellite, che nel bando originario non era previsto perché la sua performance non è all’altezza né della fibra FTTH né dell’FWA. Ma l’idea è che in futuro, con la rapidità tipica del progresso tecnologico, anche il satellite possa avvicinarsi alla velocità ultrabroadband prevista dal bando originario di un giga. D’altra parte, a mali estremi estremi rimedi.
Non è chiaro, invece, in un’ottica di neutralità tecnologica, perché la Commissione Ue abbia scartato la soluzione avanzata prima dell’estate da Open Fiber di potenziare la componente FWA per raggiungere i target.
Ad ogni modo, per entrambi i nuovi interventi sopra citati sono previste due nuove gare.
L’apertura al satellite certamente evoca Starlink, già sperimentato nel bando pilota di Aria in Lombardia e più volte accostato al pianto Italia 1 Giga e alle aree bianche, ma non soltanto: fra i papabili c’è sicuramente anche Kuiper, ad esempio, la costellazione di Amazon che potrebbe legittimamente ambire ad entrare nel nostro mercato. Vedremo se parteciperà alla gara.
La notizia delle modifiche e della rimodulazione del Piano Italia 1 Giga non è passata inosservata.
Italia 1 Giga, Casu (Pd): Governo risponda in Parlamento
“Il Governo Meloni venga a fare chiarezza in Parlamento: presenteremo subito un’interrogazione sulle anticipazioni sulle rimodulazioni previste per il Piano Italia 1 Giga offerte oggi al Sole 24 ore dal Sottosegretario Butti”. Così il deputato Pd Andrea Casu, vicepresidente della Commissione Trasporti Poste e Comunicazioni, in merito alle dichiarazioni del sottosegretario Butti che annuncia la riduzione del target di Open Fibra sul Piano Italia 1 Giga “e lancia al ribasso due nuovi piani che aprono all’utilizzo satellitare di sistemi satellitari strizzando l’occhio al magnate Elon Musk”.
“Non permetteremo che le risorse PNRR vengano utilizzate per comprare servizi satellitari chiavi in mano da Elon Musk invece che per garantire la crescita, la sovranità e l’indipendenza tecnologica e digitale dell’Italia e dell’Europa”, afferma ancora Casu.
Italia 1 Giga, Zorzoni (AIIP): ‘Era un fallimento annunciato, creare invece un portale pubblico degli sfibrati’
“Il Piano Italia 1G, nella sua formulazione originaria, era destinato a inciampare, per essere gentili. Non lo diciamo oggi, ma lo avevamo segnalato già nel 2021 al precedente Governo: concentrare miliardi su pochi soggetti, già oberati da altri impegni e privi di maestranze proprie, significava non portare a casa il risultato e, nel contempo, non valorizzare le realtà produttive del Paese – come gli operatori locali di AIIP – che, se mobilitati, avrebbero potuto fare la differenza, chiosa Giovanni Zorzoni, vicepresidente di AIIP e responsabile del gruppo di lavoro infrastrutture dell’Associazione.
E prosegue: “A distanza di anni, i numeri parlano chiaro: 700.000 civici rimasti scoperti, ritardi strutturali, e un’ipotesi di “neutralità tecnologica” che rispolvera addirittura la connettività satellitare con fondi pubblici. Una scorciatoia che rischia di trasformare un piano da 1 Gigabit in un piano da 100 Megabit via satellite, con buona pace della coerenza nominale e dei principi di sovranità digitale”.
Creare il portale pubblico per gli sfibrati di Italia 1 Giga con un voucher di 4mila euro per ogni connessione a 1 Giga
«Noi rilanciamo con una proposta concreta, attuabile e profondamente italiana: creare un portale pubblico per gli “sfibrati” – cittadini e imprese rimasti esclusi dal Piano – e assegnare un voucher fino a 4.000€, erogato da Infratel, per ogni collegamento VHCN effettivo a 1 Gigabit reale, portato a termine da un operatore su richiesta del cittadino in area scoperta.
Le imprese indipendenti italiane sono pronte, con capacità produttive autonome e non vincolate ai concessionari attuali del Piano Italia 1G. Invece di incentivare soluzioni a bassa prestazione, costose, inquinanti e spesso non conformi alla normativa nazionale ed europea – come quelle basate su tecnologie satellitari non europee, che elaborano i dati degli italiani fuori giurisdizione e non applicano filtri previsti dalla legge – invitiamo il Governo a mettere finalmente in campo un’alternativa efficace per collegare con la fibra le utenze escluse dal bando originario. Lo avevamo già proposto. Si è già perso tempo prezioso, ma si può ancora agire”.
“Ricordiamocelo: il Piano si chiama “Italia 1G”. Il minimo sindacale è che l’obiettivo rimanga 1 Gigabit, e che riguardi l’Italia. Premiare operatori esteri per collegamenti non in linea con questo standard significherebbe svendere la nostra sovranità digitale.
Lanciamo subito un portale per gli sfibrati di Italia 1G, e un voucher specifico per chi si impegna a collegarli. Gli operatori dell’Associazione Italiana Internet Provider sono pronti non solo a scavare, ma anche a sviluppare la piattaforma tecnica necessaria, ovviamente in un cloud 100% made in Italy, a proprie spese e in tempi record, se il Governo darà il disco verde sui fondi. Non perdiamo altro tempo”.
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