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Industry Tlc, in Europa cresce il pressing verso il consolidamento

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L’arrivo del fondo attivista Cevian Capital nell’azionariato di Vodafone sta facendo molto rumore nelle Tlc europee. Si tratta di un segnale che secondo diversi analisti sarebbe prodromico al lancio delle grandi manovre di cui si parla da tempo nel settore. “Una piccola bomba”, scrive oggi Le Monde, perché la specialità del fondo attivista svedese è entrare nel capitale di società solide (lo ha fatto ad esempio in ThyssenKrupp, ABB, Ericsson), che hanno bisogno di una spinta per esprimere il loro vero valore: “un catalizzatore esterno del cambiamento”, si legge sul sito della società.

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C’è da dire che per ora Cevian ha un peso relativo in Vodafone, sotto il 3%. Ma la sola presenza basta a mettere sul chi vive la compagnia britannica, spingendo il Ceo Nick Read a dichiarare in occasione della trimestrale l’apertura del gruppo a guardarsi intorno per procedere, ove possibile, ad operazioni di consolidamento. I mercati indiziati sono i soliti: Italia (fusione con Iliad?), Portogallo, Spagna (fusione con MasMovil? Fusione con Orange? Oppure fusione MasMovil-Orange?) e Uk (Three Uk?).  Acquisizioni all’orizzonte? Possibile, viste le parole di Nick Read: Vodafone è pronta a valutare “azioni proattive di portafoglio” (“‘proactive portfolio actions’”) che tradotto sembra indicare la strada di nuovi acquisti e/o fusioni. Non si esclude nemmeno l’ipotesi di fusione delle attività di Vantage Towers, con le torri di Deutsche Telekom o quelle di Orange.

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Il settore

I ricavi delle Tlc sono sotto pressione da tempo, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, a causa di una iper competizione e di una guerra al ribasso dei prezzi che pesa sulle casse aziendali nel momento in cui il settore è chiamato a pesanti investimenti per la realizzazione delle nuove reti in fibra e 5G.

Secondo stime della società di rating Fitch, gli operatori europei hanno investito più di 220 miliardi di euro in quattro anni.

Mercato maturo

Ed è in questo contesto che si inserisce l’attivismo dei fondi. Il fondo speculativo Elliott ci aveva già provato con Tim, controllata da Vivendi, ribaltando la maggioranza in consiglio nel 2018 per poi uscire dalla partita dopo lo scontro ingaggiato con i francesi. Ma soprattutto il settore allora non era ancora del tutto maturo per il cambiamento che secondo gli esperti oggi invece sembra sempre più inevitabile.

Obiettivo, ridurre la concorrenza e generare delle economie grazie alla condivisione degli investimenti, a condizioni migliori d’acquisto di attrezzature e ad una riduzione delle spese a partire dai salari.

Per gli analisti di JP Morgan, la fusione di Vodafone Italia con Iliad potrebbe generare economie di scala comprese fra 5,2 e 5,9 miliardi.

Cambio di policy in Europa

E’ chiaro che operazioni del genere implicherebbero un cambiamento di policy da parte della Commissione Ue, che ad oggi è ben decisa ad impedire un trend di fusioni per proteggere il potere d’acquisto degli abbonati.

“Ma i problemi di sovranità e solidità delle reti di telecomunicazioni richiamati dalla crisi del Covid-19 iniziano a far pendere la bilancia nella direzione opposta”, scrive Le Monde.

Non sono forse necessari degli operatori più grandi e più solidi finanziariamente per competere a livello internazionale?

Il verdetto sulla fusione tra O2 e Hutchison servirà da test. Nel 2016 la Commissione ha posto il veto al progetto dei due operatori britannici. Ma la decisione è stata ribaltata quattro anni dopo dal tribunale dell’Unione europea. È pendente il ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Potrebbe decidere nel 2022.

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