Turismo

Incognita SPID sul WiFi pubblico del turismo

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Il progetto di WiFi federata per il turismo dovrà fare i conti con lo scarso appeal dello Spid. Paolo Nuti (McLinK): 'Lo Spid sarebbe utilissimo nel turismo, se venisse modificato il regolamento in modo da avere più enti certificatori accreditati'.

Come funzionerà il WiFi pubblico per il turismo? Sarà operativo l’anno prossimo, in tempo per la prossima stagione estiva? Se lo chiedono molti operatori, soprattutto i piccoli Isp locali, che attendono maggiori dettagli operativi per aderire al progetto che prevede la creazione di una rete WiFi federata del turismo tramite Spid (Sistema pubblico di identità digitale) nelle maggiori località turistiche italiane. Il progetto è stato annunciato a fine luglio in un protocollo siglato fra Mise, Mibact e Agid: partirà a gennaio, con l’attivazione di tre sperimentazioni di allestimenti di reti WiFi: nelle grandi aree balneari, nei 51 siti Unesco e nelle 18 città della cultura, in aeroporti, porti e autostrade.

Per ora, l’incognita maggiore riguarda l’utilizzo dello Spid come chiave di accesso alla futura rete turistica del Wifi. Un’ottima idea sulla carta, per sfruttare la leva del turismo e far decollare lo Spid, che dal suo lancio a marzo stenta a raggiungere i numeri attesi. Ad oggi sono 3.593 le amministrazioni attive su Spid, a fronte di 5 identity provider (TIM, Poste, Infocert, Aruba PEC e Sielte), 3.693 i servizi attivati e 90.375 le identità erogate ai cittadini che ne hanno fatto richiesta. Siamo lontani dagli obiettivi fissati dal Governo, che punta a 3 milioni di identità erogate entro fine anno.

“Lo Spid sarebbe utilissimo nel turismo, se venisse modificato il regolamento in modo da avere più enti certificatori accreditati almeno per i livelli di certificazione più bassi, che sono ampiamente sufficienti in termini di sicurezza per l’accesso alla rete WiFi federata”, dice Paolo Nuti, co-fondatore e presidente di McLink.

Ma per ora tutto latita intorno allo Spid che si è rivelato un flop. Mancano ancora servizi pubblici abbastanza ‘sexy’ da spingere i cittadini – ma anche le aziende, che forse in maniera miope non ne vedono i vantaggi – a sposare il sistema.

Uno di questi potrebbe essere, ad esempio, la possibilità di pagare le multe nel Comune di Roma, che non ha ancora aderito a SPID (fa parte del programma). Altri comuni sono già partiti, come Venezia, che già fornisce una serie di servizi online fra cui la consultazione dello stato dei pagamenti dei servizi scolastici, asili nido e scuole dell’infanzia; iscrizione e consultazione del servizio di trasporto scolastico gestito dal Comune; accesso gratuito alla rete WiFi cittadina per residenti e city users registrati; presentazione pratiche telematiche al Portale SUAP.

Tanto più che lo SPID rappresenta uno strumento per sottrarre valore ai grandi OTT che senza alcuno sforzo raccolgono milioni di utenti nel nostro paese. Basti pensare a Facebook, che conta più di 30 milioni di iscritti nel nostro paese.

Il rischio, anche per il progetto del WiFi federato del turismo, è che i vari federatori locali decidano di federarsi sul social network di Marc Zuckerberg.