Le tecnologie

Incendi, più facile combattere il fuoco con il satellite e l’Internet delle cose

di |

L’Italia brucia in questa estate 2017 particolarmente secca e calda. Da gennaio a oggi più di 700 interventi aerei per spegnere i roghi, ma la tecnologia può darci una grande mano, con satelliti, sensori antincendio, reti wireless e LTE, robot a terra e droni per le immagini dall’alto.

È stato il Premio Nobel Paul Crutzen che per primo indicò come le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra (CH4, NH3, NOx, CO), dovute agli incendi nelle aree tropicali, influenzassero la chimica della troposfera a livello continentale e globale.

Stime recenti, si legge in una nota del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), indicano che di tutta la quantità di anidride carbonica (CO2) immessa in atmosfera a causa delle attività umane, il 40% sia imputabile alle emissioni dovute agli incendi nei diversi ecosistemi del globo.

In questa calda estate, l’Italia sta vivendo un’emergenza incendi che da anni non si vedeva. La siccità, unitamente alle alte temperature (soprattutto in Spagna e Portogallo, dove da giugno si registrano frequentemente picchi di 45 gradi), ha facilitato l’innesco di incendi in diversi Paesi del Mediterraneo.

Secondo dati della Protezione civile, da gennaio a oggi, in Italia ci sono stati più di 700 interventi aerei, mentre dal 15 giugno sono 432 le richieste d’intervento finora ricevute.

Sappiamo ormai che la quasi totalità dei roghi è di natura dolosa, ma il problema principale, oltre ovviamente il danno ambientale, le vittime (sono diverse ormai) e gli ingenti costi, è riuscire ad intervenire prima che il fuoco diventi indomabile e cercare di prevenire le attività criminali.

Per quanto riguarda il primo punto (il secondo è più culturale e sociale), uno strumento a nostra disposizione è il telerilevamento da satellite. Attualmente si sta dimostrando una valida soluzione per raccogliere informazioni sugli incendi in atto su scala globale.

Attraverso le immagini fornite dai satelliti geostazionari (Meteosat, Japanese Geostationary Meteorological Satellite) ed eliosincroni (NOAA, Landsat, SPOT, MODIS), e utilizzando la radiazione elettromagnetica dello spettro ottico (visibile, infrarosso vicino, medio e lontano), è possibile ottenere dallo spazio una “fotografia” degli incendi e studiarne gli effetti e i danni provocati all’ambiente.

Ad esempio, in Lombardia c’è il Progetto AVVISA (AVVistamento Incendi da Satellite), che ha lo scopo di identificare tempestivamente i principi di incendio giungendo alla implementazione pre-operativa delle metodologie RST messe a punto nell’ambito delle procedure operative del sistema di lotta agli incendi della Regione.

La tecnologia RST (Robust Satellite Technique) è impiegata proprio per l’identificazione dei principi di incendio boschivo con tecniche satellitari MSG-SEVIRI (Meteosat di Seconda Generazione – Spanning Enhanced Visible Infrared Imager).

La RST è integrata a tecniche satellitari NOAA-AVHRR (Advanced Very High Resolution Radiometer).

Ovviamente queste soluzioni sono solo alcune tra le tante disponibili. La tecnologia corre e le sue applicazioni possono essere molteplici. La stessa Internet of Things e l’LTE potranno dare il loro contributo. Si pensi ad una rete di sensori anti incendio collegati tra loro e con centrali operative tramite wireless e infrastruttura 5G.

Tutto ciò che è registrato, in questo caso parliamo sempre di fiamme, è comunicato in tempo reale alla sala operativa. Al primo focolaio potrebbero partire droni già presenti nell’area e in pochi minuti produrre immagini di quanto sta avvenendo.

Le operazioni di spegnimento, inoltre potrebbero essere effettuate da robot di nuova generazione, senza mettere in pericolo la vita dei vigili del fuoco.

La valutazione dell’accuratezza delle mappe delle superfici bruciate avviene mediante confronto con immagini ad alta risoluzione, come ad esempio quelle del satellite Landsat Thematic Mapper, messo in orbita dalla NASA nella primavera del 1999. In questo ambito, spiega il Cnr, è stato introdotto il concetto di soluzioni efficienti (frontiera di Pareto), mutuato dalle discipline economiche, per studiare i limiti di accuratezza nella mappa delle superfici bruciate ottenibili dai satelliti a bassa risoluzione (AVHRR, Vegetation, MODIS, ATSR) impiegati nei programmi internazionali, come GBA-2000 (JRC) o GLOBSCAR (ESA), che sono impegnati nella mappatura pluriennale delle superfici bruciate a scala continentale.