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In Australia è iniziata la guerra tra Google e Microsoft

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L'azienda guidata da Satya Nadella ha avviato i colloqui con il Governo australiano per trovare un accordo su Bing, il motore di ricerca di Microsoft, in caso di effettivo ritiro di Google dal mercato australiano.

L’ultimatum di Google all’Australia sta aprendo le porte a Microsoft. Satya Nadella, CEO dell’azienda di Redmond, ha avviato una serie di incontri con il primo Ministro Australiano Scott Morrison, per trovare un accordo su Bing, il motore di ricerca di Microsoft, in caso di effettivo ritiro di Google dal mercato australiano.

Da diverse settimane Big e il Governo di Camberra stanno litigando su una nuova legge sull’editoria. Presto in Australia potrebbe venire approvata una norma che imporrebbe al motore di ricerca di corrispondere dei compensi agli editori ogni volta che un loro articolo viene mostrato nei risultati di ricerca. Il premier Morrison ha dichiarato apertamente di “non piegarsi alle minacce dell’azienda statunitense”.

Microsoft: in Australia un nuovo market

Bing è piccolo rispetto a Google, e Nadella ha visto nella situazione australiana un’occasione di crescita importante, facendo presente che il suo motore di ricerca è pronto a sostituire l’attuale padrone del mercato se davvero deciderà di andarsene.

“Abbiamo avuto una discussione molto istruttiva sull’interesse di Microsoft per il mercato australiano. Al momento hanno una piccola quota di mercato nella ricerca, ma sono interessati ad ampliarla”, ha dichiarato il ministro per le Comunicazioni Paul Fletcher all’emittente televisiva statunitense ABC News.

Cosa prevede il nuovo codice di condotta australiano

Il progetto del nuovo codice introduce una serie di “standard minimi” per le piattaforme digitali da soddisfare nei loro rapporti con i media.

Il codice obbligatorio correggerebbe lo squilibrio e costringerebbe le compagnie a pagare per i contenuti che utilizzano, a condividere i dati sui propri consumatori e ad essere soggetti a regole sulla gerarchia di notizie pubblicate sulle piattaforme.

Questi includono l’obbligo per Google e Facebook di comunicare entro 28 giorni qualsiasi cambiamento algoritmico che influenzerà il traffico di riferimento alle notizie o la classifica delle notizie dietro i paywall.

Non solo Google ma anche Facebook

Anche Facebook sarebbe molto colpita dalla nuova legge: sarebbe costretta a pagare gli editori per gli articoli che le persone condividono sulla sua piattaforma social. A quanto pare Mark Zuckerberg in persona ha condotto meeting online con alcuni politici australiani importanti, tra cui lo stesso Fletcher e il tesoriere Josh Frydenberg. Ma non ci sono stati grossi sconvolgimenti – e sembra che non ce ne saranno: anche l’opposizione è d’accordo. La legge dovrebbe essere approvata entro le prossime settimane.

Uno scenario da seguire dunque, in quanto può delineare l’azione per indebolire lo strapotere dei colossi del Tech in tutto il mondo. Un altro aspetto però è da considerare: quanto sia pronta la popolazione australiana ad utilizzare Bing.

Il motore di ricerca di Microsoft rimane molto lontano da Google in termini di popolarità, dove al momento è responsabile della gestione del 94% del traffico di ricerca nel Paese. Bing a livello globale detiene una quota di mercato di circa il 13% a livello globale contro il 70% di Google, secondo le statistiche del 2020 di NetMarketShare.