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ilprincipenudo. Virginia Raggi, Netflix e il nuovo ‘Spelacchio’, inquietante operazione di comunicazione

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Netflix sostiene che si tratterebbe non di un “dono” ai romani ma agli italiani tutti per “il calore” con cui la piattaforma è stata accolta nelle case del nostro Paese.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

L’iniziativa s’è tenuta nella sera di sabato 8 dicembre scorso (“giorno dell’Immacolata”), nella centralissima Piazza Venezia di Roma, davanti all’Altare della Patria, in occasione della presentazione del nuovo “albero di Natale” del Comune, fortemente voluto dalla giovane e graziosa Sindaca grillina, dopo le polemiche del dicembre 2017: come i lettori non romani verosimilmente non ricordano l’anno scorso fu scelto un abete infelice, un “alberello” esteticamente non eccellente, dal fogliame cadente, che fu presto soprannominato “Spelacchio” e divenne protagonista di infinite prese in giro – anche “social” – di Virginia Raggi.

Perché una testata come “Key4biz” si interessa di questa vicenda?!

Anzitutto perché chi cura questa rubrica è convinto che talvolta anche episodi minori e marginali, nell’economia simbolica del sistema mediale nazionale, possono essere sintomatici di dinamiche significative di politica culturale.

Abbiamo assistito ad una “coreografia” per alcuni aspetti inquietante: passi anche la simpatica Sindaca che viene abbracciata e travolta da decine e decine di bambini, tutti entusiasti ed ansiosi (più che altro i loro genitori…) di scattare un “selfie” con lei, qualcuno un po’ irriverente… Uno ha domandato “ma perché gli autobus a Roma vanno a fuoco?!”, un altro “ma come hai fatto a divenire sindaco?!”… Fin qui, si potrebbe rientrare nella “norma”, cui ci sta abituando il nostro Paese malato: basti ricordare la vicenda di Matteo Salvini “maestro” in televisione, ovvero la prima puntata del programma di Rai 3Alla lavagna!” (format francese Vivendi/EndemolShine), una trasmissione quotidiana che ha come idea di base quella di una classe di alunni che interrogano un personaggio famoso… Il Ministro e Vice Premier leghista ha fatto il simpaticone, molto umano, paternalistico, un amico dei ragazzi. Manipolazioni grandi e piccole, strumentalizzazioni propagandistiche.

A Roma, si è andati oltre. Non sappiamo chi sia stato il vero “regista”, ma abbiamo assistito ad un surreale “botta e riposta” tra un albero di Natale ed una sindaca: sceneggiatura ai limiti del ridicolo.

L’albero, quest’anno fiero (alto ben 26 metri, a fronte di 12 metri di larghezza; 2 metri più alto di quello di Milano…), ha parlato con la voce suadente dell’attore e doppiatore Pino Insegno: subito dopo l’accensione delle luci sulle sfere rosse ed argento, dagli altoparlanti è partita la voce che ha dialogato con la Sindaca.

Quel che è interessante osservare è che l’operazione “di riscatto” della Sindaca è stata “marchiata” Netflix: il logotipo della multinazionale colosso dello “streaming” era affiancato al logotipo di Roma Capitale, in un allestimento curato dall’agenzia di comunicazione (specializzata in pubblicità esterna) Igp Decaux.

Ed è incredibile che la Sindaca abbia dato la parola anche alla rappresentante di Netflix, anche se “il Foglio” ha intitolato “Più della Raggi poté Netflix. Fa piacere sapere che anche il M5s si sia accorto che il privato non è male”. La rappresentante di Netflix ha sostenuto che si tratterebbe di un “dono” ai romani ma agli italiani tutti per “il calore” con cui con cui la piattaforma è stata accolta nelle case del nostro Paese. Non esistono dati ufficiali, ma gli abbonati Netflix in Italia – secondo una stima ComScore del marzo 2018 – dovrebbero essere ben 5,4 milioni…

D’altro tenore il commento di Vittorio Zucconi sul quotidiano “la Repubblica”: “Come sciagurato autore originario della definizione di ‘spelacchio’ appioppata al larice piangente esibito a Piazza Venezia lo scorso dicembre, mi sento in dovere di intervenire a difesa di quel contorto e mutilato albero eretto oggi al suo posto e subito ribattezzato, crudelmente, ‘spezzacchio’, povera creatura alla quale dovranno essere addirittura inchiodati i rami per farlo sembrare vivo”. Secondo Zucconi, l’abete brandizzato rappresenta la bruttezza di un tempo scuro e rancoroso: “‘Spezzaccchio’ è bellissimo, e andrebbe esibito così com’è, senza i chiodi, le palline, le luminarie, il trucco e parrucco che lo sponsor Netflix intende usare per dargli uno splendore costoso e artificiale. È perfetto nella rappresentazione allegorica della Roma e dell’Italia del dicembre 2018, nella quale si celebra il compleanno del Divino Profugo buttando in strada decine di migliaia di umanissimi profughi bambini e sulla nazione governano due partiti sovrapposti l’uno all’altro esattamente come i due tronconi, tenuti insieme da chiodini di promesse e miraggi”.

Un altro dettaglio “coreografico” (metropolitano), non da poco: la piazza è stata sì affollata da alcune migliaia di persone, ma, per consentire “l’inaugurazione”, il traffico automobilistico del Centro Storico è stato bloccato per due o tre ore, determinandosi una paralisi con “effetto domino”, su tutto il Lungotevere. Ne valeva proprio la pena, oppure il rispetto dei cittadini deve essere sacrificato sull’altare della “politica spettacolo”?!

In effetti, secondo alcuni osservatori, il nuovo abete gigante – già soprannominato “Spezzacchio” e “Speraggio”, oltre che naturalmente “Spelacchio 2” od anche “l’anti-Spelacchio” – ha rappresentato l’avvio simbolico di una possibile “fase 2” della Giunta Raggi, forte di un sostegno dello Stato centrale a favore di Roma Capitale.

La stessa sindaca pentastellata ha twittato ironicamente “Ladies and Gentlemen, Spelacchio is back”, ma ben consapevole di quanto fosse importante questa operazione comunicazionale. “Speraggio” rappresenta la crescita di Roma Capitale: deve essere più bello e più forte di “Spelacchio” proprio perché icona di un miglioramento che sta per arrivare…

In contemporanea all’accensione delle luci dell’albero di Natale, la Sindaca ha spinto un tasto che ha acceso 60mila luci delle luminarie lungo Via del Corso. La composizione realizzata da Acea su Via del Corso si sviluppa per quasi 2 chilometri, per una larghezza di circa 8 metri e un’altezza di 2 metri, con partenza da Piazza del Popolo.

Netflix ha apportato un contributo di 376mila euro, un budget dieci volte superiore a quello dell’anno scorso.

Una parte delle 500 palle che addobbano l’abete sono decorate con i volti delle serie televisive di Netflix: alla multinazionale della tv via internet spettano tre lati su quattro del basamento, nonché la “personalizzazione” pubblicitaria di 100 sfere. Dai protagonisti di Narcos” a quelli de La casa di carta”, da “Suburra” a “Black Mirror”… Un’operazione di “branded entertainment”, tra… palle e promo.

Qualcuno ha notato che è curioso che Netflix abbia messo in atto una simile sponsorizzazione, proprio negli stessi giorni in cui il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali ha approvato un regolamento sulle “window” (le finestre temporali di sfruttamento dei film cinematografici sulle varie piattaforme), provvedimento che, per alcuni aspetti, può essere considerato “contro” Netflix stessa: Alberto Bonisoli e Virginia Raggi si saranno sentiti, in argomento?!

Estratto della “sceneggiatura”: la Sindaca si rivolge all’abete, e gli dice “ti trovo in forma” e viene salutata con entusiasmo dall’albero parlante, che recita un mellifluo “fatevi un grande applauso, siete meravigliosi”.

La vicenda del primo albero parlante nella storia è sintomatica di una modalità comunicazionale che è degenerata in propaganda: tono ruffianissimo dell’albero, che ha ringraziato più volte la Sindaca ed ha cercato finanche di spudoratamente accattivarsi la simpatia dei giornalisti…

La sceneggiata era stata preceduta dai canti delle voci bianche del Teatro dell’Opera (al fianco della Sindaca, il Sovrintendente Carlo Fuortes) e da un rituale minuto di silenzio per la triste vicenda della discoteca di Ancona…

Ad un certo punto, l’albero parlante ha salutato anche il leader grillino Beppe Grillo (che nella mattinata era apparso alla Fiera della Piccola e Media Editoria), tributandogli un “buona sera, Grillo… grazie anche a lei… alzi un braccio… voglio vederla”. Il “padre-padrone” del Movimento 5 Stelle non ha risposto all’invito di Pino Insegno.

Alcuni hanno interpretato l’operazione Netflix-Spelacchio come un supporto di promozione non convenzionale del film “Natale a cinque stelle”, diretto da Marco Risi, scritto da Enrico Vanzina (e dedicato alla memoria del fratello Carlo, scomparso pochi mesi fa), di cui abbiamo già scritto su queste colonne (vedi “Key4biz” del 7 dicembre, “Il governo annuncia il rilancio del cinema italiano, ma il box office resta incerto”): un non-“cinepanettone” politico che non finirà nelle sale cinematografiche, ma che è andato in onda su Netflix a cominciare proprio dal fine settimana scorso. Era stato annunciato che ad accendere le luminarie ci sarebbero stati anche due protagonisti del film, Massimo Ghini e Martina Stella, ma noi a Piazza Venezia non li abbiamo visti… Sulle misteriose strategie di Netflix in Italia, un’interessante esplorazione è stata proposta il 10 dicembre da Angelo Mastrandrea, su “Internazionale”, in un reportage intitolato “La crisi del cinema in Italia va in onda su Netflix”.

Sullo sfondo della vicenda del post-Spelacchio, sul web ed oltre, anche polemiche di ambientalisti e verdi: alcuni hanno chiesto di piantare, far crescere e curare un abete vivo, da addobbare di anno in anno, che sia ecologico, essenziale e sobrio… Alcuni si dicono indignati per la cospicua spesa dello sponsor, in un periodo in cui le famiglie italiane si trovano ad affrontare non poche difficoltà: è stato suggerito di devolvere il ricavato dell’operazione nella creazione e manutenzione di parchi per bambini, di cui la Capitale ha certamente necessità…

Inevitabile pensare che la messa in scena a Piazza Venezia si sia posta anche come “risposta” spettacolare di Virginia Raggi alla performance mattutina di Matteo Salvini, ad un paio di chilometri, in un’affollata Piazza del Popolo, all’altro capo di quella Via del Corso illuminata a festa dall’Acea. Come ha scritto il collega Lorenzo D’Albergo su “la Repubblica”, Lega e Movimento: “ad ognuno la sua folla”!

Saremo forse eccessivi, ma questa strana kermesse a Piazza Venezia ci ha provocato un piccolo brivido di preoccupazione, perché ci ha ricordato “la logica” delle messe in scene delle coreografie mussoliniane, in versione democratica 2.0 o anche 3.0 o finanche 4.0…

L’ombra del “Grande Fratello” orwelliano, in modalità “soft”, è dietro l’angolo. Propaganda morbida, ma propaganda è.

Proponiamo al lettore di “leggere” tra le righe, ovvero “dietro” le immagini, del video di 20 minuti che la stessa Sindaca Virginia Raggi ha caricato sulla propria pagina Facebook (qui l’annuncio del 28 novembre, in calce il link al video): tranquillamente inquietante. Ad oggi le visualizzazioni sono arrivate a quota 250mila.

Torneremo su queste iniziative, perché nella “politica spettacolo” della Giunta Raggi il picco è stato forse raggiunto simbolicamente sabato 1° dicembre 2018, allorquando nella monumentale Ara Pacis è stata installata una vera e propria discoteca, nell’economia dell’operazione promozionale “Musei in Musica”, per la regia del Vice Sindaco e Assessore alla Crescita Cultura (ed alter ego della Sindaca) Luca Bergamo. Fino a qualche anno fa, una simile iniziativa sarebbe stata considerata una vera e propria profanazione: non siamo moralisti integralisti né cultori del purismo estremo nel rispetto dei beni culturali, ma crediamo che questa volta si sia andati veramente troppo “oltre”, abusando di un approccio post-moderno…

Manca soltanto la ricostruzione di uno stadio navale a Piazza Navona, magari sponsorizzato da Costa Crociere, o forse – meglio?! – Amazon: sarà forse una sorpresa di Virginia Raggi per il Capodanno 2018, oppure il suo “regalo” di Natale ai cittadini romani?!

Per approfondire

Clicca qui, per vedere il video “Spelacchio si illumina”, l’8 dicembre 2018 a Roma, pubblicato sul profilo Facebook di Virginia Raggi.

Clicca qui, per vedere un breve servizio curato da Repubblica Tv.

Clicca qui, per vedere uno dei promo curati da Netflix per lanciare il nuovo “Spelacchio”; qui un’altra versione.