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Il ritorno dell’audio, tra podcast e Clubhouse

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Se c’è una cosa che è diventata chiara negli ultimi anni sui media, è che bisogna pensarci due volte prima di darne uno per morto.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Se c’è una cosa che è diventata chiara negli ultimi anni sui media, è che bisogna pensarci due volte prima di darne uno per morto. Pochi anni fa, con l’avvento dei tablet (oggi sempre più relegati a una nicchia di mercato, o venduti in forma di schermo detachable di un laptop), molti profetizzavano la prossima fine degli apparecchi televisivi; i quali troneggiano ancora lì, in salotto, con dimensioni ormai da schermo cinematografico, perfette rese dei colori e dettagli visualizzati con una precisione più vera del vero.

Certo, nessuno poteva prevedere che il 2020 sarebbe stato l’anno più casalingo degli ultimi cento, che i cinema sarebbero stati quasi per sempre chiusi e che il proliferare della tv streaming (tutti gli abbonamenti si possono comparare su SOStariffe.it) avrebbe raggiunto questi livelli. Ma è un dato di fatto che anche le tecnologie in apparenza più vetuste sanno mutare pelle e ripresentarcisi davanti con un look del tutto rinnovato e accattivante.

La radio

Prendiamo la radio, ad esempio. Compagna inseparabile di quei momenti in cui (per fortuna) non stiamo guardando uno schermo, da quando corriamo a quando guidiamo in mezzo al traffico, è ancora viva e vegeta, ma è stata colpita duramente dalla pandemia, che ha fortemente ridotto per miliardi di persone questo genere di attività; in Italia, secondo il report ‘La scienza e il Covid‘, realizzato da ricercatori dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo dell’Università di Urbino, il dato relativo al settore per il 2020 è stato un poco incoraggiante -7%. Ma questo non significa che i programmi di intrattenimento audio siano finiti, anzi.

I podcast, ad esempio, furono accolti con un certo scetticismo generalizzato ma hanno trovato la loro nicchia, una nicchia che si sta espandendo sempre di più; è tutt’altro che raro vedere giornalisti noti che inaugurano una propria rubrica per le varie piattaforme, senza contare che è stato proprio questo genere di prodotto a trasformare in autentiche star divulgatori di talento come il professor Alessandro Barbero, lo storico dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale che con le sue rievocazioni dottissime e appassionate ha conquistato centinaia di migliaia di appassionati di storia (o ascoltatori che hanno scoperto di esserlo). E per capire quando i podcast contino oggi, basta una notizia: Bruce Springsteen e Barack Obama hanno da poco lanciato il loro, le conversazioni di Renegades: Born in the USA, operazione condotta in gran segreto e che ha fatto comprensibilmente saltare sulla sedia chi ama i talk-show in radio. Non capita tutti i giorni, del resto, di sentire un ex presidente degli Stati Uniti dall’indubbio carisma e forse la più grande rockstar vivente che parlano delle loro vite, di questioni razziali, dell’amore per l’America.

Podcast e audiolibri, un 2020 di successo

Secondo una ricerca Ipsos, la Digital Audio Survey, il 2020 è stato un anno eccellente per i podcast, con un aumento degli ascoltatori di quattro punti percentuali (dal 26% al 30%) nella popolazione tra i 16 e i 60 anni. La chiave del successo, neanche a dirlo, è lo smartphone: da quanto i podcast hanno cominciato a comparire sulle piattaforme come Spotify, e contemporaneamente sono state sviluppate app accattivanti e facili da usare, questo genere di contenuti audio è decollato. Oggi il 78% ascolta podcast sul telefonino e il 15% sugli smart speaker, mentre sono meno utilizzati i computer, i tablet e le console. Non stupisce che nell’anno dei lockdown la fruizione sia prevalentemente casalinga (all’80%) e mentre si fa altro, come perfetto sottofondo per chi corre sul tapis roulant o prepara la cena.

E insieme ai podcast, un altro prodotto audio continua a crescere: gli audiolibri, che sono cresciuti in Italia, rispetto al 2020, addirittura del +94%. Il mercato è ancora ridotto (ammonta a circa 17,5 milioni di euro) ma sono sempre di più le voci illustri che prestano il loro talento ai grandi classici della letteratura o alle ultime novità nelle (spesso irraggiungibili) librerie.

Anche nei luoghi più impensati: a Brescia è stata avviata l’iniziativa Metrolibrary, per opera del Gruppo Brescia Mobilità con Emons Edizioni (l’azienda che più di tutte ha lanciato in Italia gli audiolibri con voci d’autore). Ogni mese, vengono messi a disposizione un libro integrale e tre preview di 20 minuti l’una da ascoltare tramite i QRCode che si trovano dentro le stazioni o a bordo treno, utilizzando l’app Bresciapp!, disponibile su Apple e Google Play. Un’idea intelligente per coniugare, in un Paese dove si legge drammaticamente poco, un servizio culturale gratuito e un modello di business che sempre più si basa sul “prova e compra”, molto efficace quando si tratta di una tecnologia ancora estranea a molti.

Arrivano le “stanze” delle app social audio

L’ultimo fenomeno è quello delle app social audio, la più nota delle quali è senz’altro Clubhouse, che di recente ha superato gli 8 milioni di download in tutto il mondo. Non poco, considerando che l’app al momento è disponibile solo per iOS e per accedervi è necessario avere un invito (al massimo ci si può mettere in coda, sperando che qualche conoscente già iscritto ci veda). A quanto sembra, Facebook sta lavorando per sviluppare un prodotto audio analogo, che preveda cioè diverse “stanze” a tema per chat vocali, spesso con ospiti vip.

Altro nome di cui probabilmente sentiremo parlare nei prossimi mesi è Quilt, nata come app per favorire incontri e conversazioni aprendo la propria casa ad altri utenti e ora tornata nella sua versione 2.0 come social network audio, annunciando poco tempo fa di aver ricevuto un finanziamento da 3 milioni e mezzo di dollari. Come spesso capita in questi casi, l’importante è aspettare il momento giusto: un po’ come accaduto per i mobile games l’anno scorso, quando ha fatto il botto Among Us, che era passato inosservato per mesi negli store, anche app social audio come Yalla sono in giro da molto tempo (nel caso di Yalla, addirittura dal 2016) e solo adesso stanno guadagnando un ampio seguito. La pandemia ha cambiato molte cose, tra cui i social network, e chi ha saputo scommettere su un’idea che sembrava ormai sorpassata – come la radio – adesso può vivere una success story davvero sorprendente.