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Il coronavirus non risparmia Tim in attesa dei conti e del piano triennale

L’allarme coronavirus affonda tutto il listino di Milano e non risparmia il titolo Tim, che ieri è sprofondato ai minimi storici sotto quota 40 centesimi. Il titolo tenta un rimbalzo oggi e apre in terreno positivo a 40 centesimi, in aumento del 2%, ma sempre molto lontano dal consensus degli analisti.

Previsioni sui conti

Intanto il cda che si tiene oggi è chiamato a definire le strategie e le prossime alleanze dell’azienda con il piano triennale 2020-2022, in vista della pubblicazione del bilancio annuale al 31 dicembre 2019, che secondo le previsioni degli analisti registrerà ricavi in calo del 5% a poco meno di 18 miliardi di euro, un Ebitda reported di 7,8 miliardi di euro (+5,6%) e un debito netto adjusted di 24 miliardi di euro in calo rispetto ai 25 miliardi registrati alla fine del 2018.

Sforbiciata del debito

Prosegue quindi il graduale taglio del debito, compito primario dell’ad Luigi Gubitosi, che si sta concretizzando anche grazie all’accordo appena vidimato da Bruxelles per la condivisione delle torri della controllata al 60% Inwit con Vodafone Towers, che secondo gli analisti consentirà di ridurre il debito di circa 1,4 miliardi grazie alla cessione del 25% e di realizzare sinergie nel roll out del 5G.

Multa Antitrust

Sul tavolo del Cda ci sarà anche la multa Antitrust da 116 milioni di euro appena subita per abuso di posizione dominante nel mercato della banda ultralarga nelle aree bianche, con il progetto Cassiopea punito in toto dall’Autorità garante per la concorrenza del mercato. Tim ha annunciato ricorso convinta della bontà del suo operato.  

Rete unica, dossier a rischio stand by

Resta da capire se, oltre ai conti, ci sarà qualche novità circa l’interessamento del fondo americano Kkr per l’investimento ventilato nella rete secondaria di Tim, valutata 7,5 miliardi. In caso di scorporo della sola rete secondaria, quella in rame o fibra che va dagli armadi fino alle case dei clienti, sembrerebbe più lontana la ripresa del dossier rete unica, che non sembra fra le priorità di Tim in un momento drammatico per il paese alle prese con l’emergenza coronavirus. Il verdetto Antitrust sul caso Cassiopea sembra inoltre aver riacceso lo scontro fra Tim e Open Fiber e ora come ora sembra piuttosto improbabile che si possa raggiungere a breve un accordo per un merger delle rispettive reti in fibra. Insomma, non sembra al momento che ci siano le condizioni per un dialogo sereno fra le parti.

Attività non core

La cessione delle parti non core del gruppo, ad esempio Sparkle, non sembrano di strettissima attualità al momento. Telecom Italia ha firmato con Google Cloud l’accordo ufficiale che darà il via alla collaborazione tecnologica congiunta, a seguito del protocollo d’intesa dello scorso novembre. Le due società collaboreranno alla creazione di servizi di cloud pubblico, privato e ibrido per nuovi servizi tecnologici. Tim che punta a raggiungere 1 miliardo di euro di ricavi e 0,4 miliardi di euro di ebitda entro il 2024 da servizi tecnologici.

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