Sempre più aziende stanno riducendo la forza lavoro in previsione di un futuro in cui le tecnologie di AI sostituiranno progressivamente molte attività umane.
Secondo quanto emerso, la diffusione capillare di strumenti automatizzati e sistemi intelligenti sta provocando una trasformazione radicale nelle strategie occupazionali delle imprese, le quali iniziano a pianificare una struttura aziendale più ‘snella’, riducendo drasticamente il numero di dipendenti impiegati in mansioni ritenute replicabili da software avanzati.
Le aziende interessate da questo processo non appartengono a un unico settore, ma spaziano dalla finanza alla logistica, passando per il retail e i servizi professionali. I datori di lavoro giustificano questi tagli come un adattamento necessario all’era digitale, enfatizzando l’efficienza operativa e il contenimento dei costi come fattori imprescindibili per restare competitivi.
Tuttavia, questa tendenza sta sollevando crescenti preoccupazioni sociali, poiché implica un potenziale aumento della disoccupazione strutturale e una ridefinizione del concetto stesso di occupabilità.
Inoltre, molti lavoratori colpiti dai licenziamenti non possiedono ancora le competenze necessarie per riconvertirsi verso ruoli più tecnici o gestionali, alimentando il rischio di polarizzazione del mercato del lavoro.
Le implicazioni per le politiche pubbliche sono significative: si rendono necessarie iniziative robuste di formazione continua, ridefinizione dei contratti collettivi e protezione sociale adattata al nuovo contesto tecnologico.
Le autorità governative e i sindacati sono quindi chiamati a rispondere prontamente per evitare che il progresso digitale, anziché migliorare la qualità della vita, aumenti le disuguaglianze economiche e sociali.
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Meta condivide i costi dell’infrastruttura AI attraverso la vendita di asset da 2 miliardi di dollari
Meta Platforms ha annunciato l’intenzione di vendere asset relativi ai suoi data center per un valore di 2 miliardi di dollari, come parte di una strategia volta a coinvolgere partner esterni nella condivisione dei costi infrastrutturali necessari per supportare lo sviluppo dell’AI generativa.
Il piano, formalizzato in una recente comunicazione finanziaria, prevede la riclassificazione di beni immobiliari e progetti in costruzione come ‘destinati alla vendita’.
Questa scelta riflette un cambiamento strategico più ampio nel settore tecnologico, dove aziende storicamente autosufficienti cercano ora collaborazioni per affrontare l’escalation delle spese energetiche e logistiche.
La CFO Susan Li ha confermato che Meta sta esplorando diverse modalità di co-sviluppo con partner finanziari per garantire maggiore flessibilità e possibilità di finanziamento esterno, senza rinunciare al controllo sui progetti più strategici.
Sebbene non siano ancora stati annunciati accordi definitivi, la riclassificazione indica che la strategia è in fase avanzata. Il valore complessivo degli asset ‘in vendita’ ha raggiunto i 3,26 miliardi di dollari al 30 giugno. Il CEO Mark Zuckerberg ha sottolineato che i nuovi supercluster di data center previsti saranno infrastrutture colossali, paragonabili per dimensioni a intere aree urbane.
Allo stesso tempo, Meta ha aumentato il limite inferiore delle sue previsioni di spesa in conto capitale per il 2025, portandolo a un range compreso tra 66 e 72 miliardi di dollari.
Questi investimenti sono spinti dai risultati ottenuti con l’AI nelle vendite pubblicitarie, dove l’ottimizzazione della distribuzione dei contenuti e il targeting hanno mostrato miglioramenti tangibili.
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