ricorsi

Google, ricorso contro la maximulta di 4,34 miliardi per il caso Android

di |

Il colosso ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea contro la multa da 4,34 miliardi di euro inflitta dalla Commissione lo scorso 18 luglio.

Come volevasi dimostrare. Il colosso americano Google ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea contro la multa da 4,34 miliardi di euro inflitta dalla Commissione lo scorso 18 luglio, per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Google aveva annunciato l’intenzione di fare ricorso già all’indomani della multa, ed oggi arriva la conferma dal Wall Street Journal.

L’azienda di Mountain View quindi non ci sta e prepara la difesa per annullare la multa più alta mai comminata dalla Ue ad una società, quasi il doppio rispetto a quella dell’anno scorso per il caso Google Shopping di 2,4 miliardi di euro.

Cosa contesta l’UE a Google

Il caso Android era già dal 2015 nel mirino di Bruxelles. In una comunicazione inviata il 20 aprile 2016 la Commissione sosteneva che Google aveva violato le norme antitrust dell’Unione per tre motivi:

  • Per l’obbligo ai fabbricanti di pre-installare Google Search e il browser Google Chrome e di impostare Google Search come motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi, come condizione per poter concedere in licenza determinate applicazioni di cui Google detiene i diritti;
  • Per il divieto ai fabbricanti di vendere dispositivi mobili intelligenti che utilizzano sistemi operativi concorrenti basati sul codice sorgente aperto Android;
  • Per l’offerta di incentivi finanziari fabbricanti e agli operatori di reti mobili affinché pre-installino esclusivamente Google Search sui loro dispositivi.

Un comportamento scorretto per la Commissione in quanto “tali pratiche commerciali possano portare all’ulteriore consolidamento della posizione dominante di Google Search nei servizi di ricerca generica su internet. Teme inoltre che tali pratiche pregiudichino la capacità dei browser mobili concorrenti di competere con Google Chrome e che ostacolino lo sviluppo di sistemi operativi basati sul codice sorgente aperto Android, vanificando le opportunità che ne deriverebbero per lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi”.