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Antitrust Ue, multa record da 4,3 miliardi di euro a Google per Android

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Arriva la multa dei record dell'Unione Europea a Google. Il colosso del web dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Subito la risposta del Ceo Sundar Pichai: "Faremo appello contro la decisione della Commissione".

Arriva la multa dei record dell’Unione Europea a Google. Ad annunciarlo la Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, che su Twitter scrive il perché la Commissione Ue ha deciso di imporre a Google una maximulta record da 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android.

Un vero e proprio dominio del sistema di operativo dell’azienda californiana di Mountain View, che secondo la società di ricerca Gartner, nel 2017 ha dominato il mercato della telefonia cellulare con unaquota dell’85,9%. L’anno scorso sono stati venduti circa 1,3 miliardi di telefoni con Android contro i circa 215 milioni che girano con iOS di Apple che invece ha una quota di mercato globale del 14,1%.

La multa è la più alta mai comminata dalla Ue, quasi il doppio rispetto a quella dell’anno scorso per il caso Google Shopping di 2,4 miliardi di euro, già comminata l’anno scorso dall’Antitrust Ue a Google per abuso di posizione dominante nelle ricerche sul motore di ricerca, dove i siti di shopping e comparazione della concorrenza erano penalizzati in termini di visibilità rispetto agli stessi servizi offerti da Google.

Cosa contesta l’UE a Google

Il caso Android già dal 2015 nel mirino di Bruxelles. In una comunicazione degli addebiti inviata il 20 aprile 2016 la Commissione sosteneva che Google aveva violato le norme antitrust dell’Unione per tre motivi:

  • Per l’obbligo ai fabbricantidi pre-installare Google Search e il browser Google Chrome e di impostare Google Search come motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi, come condizione per poter concedere in licenza determinate applicazioni di cui Google detiene i diritti;
  • Per il divieto ai fabbricanti di vendere dispositivi mobili intelligenti che utilizzano sistemi operativi concorrenti basati sul codice sorgente aperto Android;
  • Per l’offerta di incentivi finanziari fabbricanti e agli operatori di reti mobili affinché pre-installino esclusivamente Google Search sui loro dispositivi.

Un comportamento scorretto per la Commissione in quanto “tali pratiche commerciali possano portare all’ulteriore consolidamento della posizione dominante di Google Search nei servizi di ricerca generica su internet. Teme inoltre che tali pratiche pregiudichino la capacità dei browser mobili concorrenti di competere con Google Chrome e che ostacolino lo sviluppo di sistemi operativi basati sul codice sorgente aperto Android, vanificando le opportunità che ne deriverebbero per lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi”.

Google adesso ha 90 giorni di tempo per mettere fine alle pratiche anticoncorrenziali: è quanto prevede la decisione della Commissione Ue su Google. Se non si adeguerà, l’azienda rischia di pagare una penale del 5% del fatturato di Alphabet, la casa madre.

La risposta di Google

“Android ha creato più scelta, non meno”. Queste le parole usate dal CEO Sundar Pichai, che attraverso un lungo post sul blog ufficiale di Google ha difeso ed elogiato il lavoro svolto dall’azienda per lo sviluppo del proprio sistema operativo.

“La Commissione Europea non riconosce quanta scelta Android sia in grado di offrire alle migliaia di produttori di telefoni e operatori di reti mobili che realizzano e vendono dispositivi Android; ai milioni di sviluppatori di app di tutto il mondo che hanno costruito il proprio business con Android; e ai miliardi di consumatori che ora possono permettersi di acquistare e utilizzare dispositivi Android all’avanguardia”. 

“La distribuzione gratuita della piattaforma Android” – continua la nota di Pichai – “e della suite di applicazioni di Google, non solo è efficiente per i produttori di telefoni e per gli operatori, ma rappresenta anche un grande vantaggio per gli sviluppatori e i consumatori. Se i produttori di telefoni e gli operatori di rete mobile non potessero includere le nostre app sull’ampia gamma dei loro dispositivi, questo avrebbe un impatto sulla sostenibilità dell’ecosistema Android”.

“La decisione di oggi rifiuta il modello di business che supporta Android. Android ha creato più scelta per tutti, non meno. Per questo – conclude Pichai – “faremo appello contro la decisione della Commissione”.